di Adelina B. Scorda
BOVALINO – Meno gente del previsto all’incontro culturale “perle di luce” promosso dall’amministrazione comunale, in collaborazione con la Pro Loco di Bovalino e il sistema bibliotecario ionico. Con ogni probabilità la morte e i funerali di Pasquino Crupi hanno assorbito l’attenzione e la presenza di quanti avrebbero dovuto partecipare all’incontro. E alla memoria di Pasquino Crupi sono state le prime parole pronunciate dal vice sindaco Ferdinando Rocca, che ha chiarito come l’assenza del sindaco fosse, appunto, da attribuire alla doverosa presenza del primo cittadino all’ultimo saluto al celebre uomo di cultura.
Presenti al tavolo dei relatori, oltre al vice sindaco Ferdinando Rocca, Elvira Avagliano, presidente dell’associazione Ellade, accompagnata dal marito Domenico Savica, consigliere intermittente di minoranza e l’archeologa Giuseppina Gattuso. Un breve excursus sugli studi, i lavori, le collaborazioni, nonché i riconoscimenti che hanno arricchito la carriera dell’archeologa Caterina Gattuso, hanno fatto da preambolo al fulcro dell’incontro. Premiata nel 1993 con un riconoscimento per l’archeologia e attualmente direttore del corso di formazione sistemi e materiali innovativi per la conservazione del patrimonio archeologico in siti sommersi. Un’esposizione al pubblico di esemplari di monili ideati e realizzati dalla stessa Caterina Gattuso, in particolare le collezioni relative alle aree archeologiche di Locri, Sibari e Reggio Calabria hanno fatto da cornice, nonché da esempio pratico, alle particolareggiate descrizioni e spiegazioni dell’archeologa. Durante gli anni di studio, la Gattuso, ha elaborato una ricerca sperimentale diretta alla messa a punto di una metodologia di produzione di monili che rievocano la cultura calabrese ed in particolare della Magna Grecia. Obiettivo principale della ricerca, consiste nel cercare di coniugare il patrimonio della Magna Grecia, mettendo a punto un processo produttivo artigianale nel settore dei preziosi, al fine di contribuire ulteriormente alla valorizzazione del patrimonio stesso e del territorio che lo ospita. La Calabria, infatti, possiede un considerevole patrimonio storico consistente in aree e parchi archeologici di riconosciuto valore, il gioiello diventa quindi espressione e veicolo capace di diffondere l’identità storica calabrese attraverso l’individuazione di segni unici, coinvolgenti ed evocativi, che possono essere assunti come simboli identificativi, espressione e custode di identità e memoria storica, portatore di messaggio nello spazio e nel tempo. Valorizzare, dunque, il patrimonio storico calabrese, partendo dall’utilizzo di materiali poveri come l’argilla, cercando di innescare quel meccanismo che potrà consentire di produrre reddito attraverso l’arte è l’obbiettivo e l’aspirazione che anima la ricerca della Gattuso. La ricerca e la realizzazione si basa sull’individuazione di elementi, all’interno del patrimonio artistico, comuni, in grado, non solo di rievocare l’immagine della Calabria, ma soprattutto di veicolare la cultura calabrese, attraverso il patrimonio territoriale. Nasce così, il fiore di Locri, di Reggio e di Sibari. Tutto si inserisce poi, in un progetto più grande che vorrebbe vedere riprodotti questi luoghi su oggetti di commercio turistico, come possono essere ad esempio i tessuti. Un obbiettivo, in parte realizzato, quello di trasporre la bellezza e la ricchezza del patrimonio calabrese in segni unici,come i gioielli, una ricerca ancora in via di sviluppo che ha permesso la realizzazione attraverso tecniche artigianali di esemplari unici in grado di valorizzare l’identità culturale calabrese.