di Arturo Rocca
Paolo Visonà è un archeologo italiano, precisamente veneto, titolare della cattedra di archeologia all’università americana del Kentucky, già docente di archeologia presso l’università “Notre Dame” dello stato dell’Indiana. Nel suo parlare spedito ma netto e appropriato rivela un legame fortissimo con la nostra terra per la passione che mette nelle sue ricerche sul periodo magnogreco. Allo stato sta conducendo una campagna di scavo a Bragatorto di Antonimina dove è stato individuato un manufatto molto interessante che potrebbe rivelarsi un unicum archeologico. La fondazione privata che, sostenuta anche da quote del suo stipendio, finanzia questi scavi permette di procedere, dall’altra parte dell’oceano, a ciò che le strutture preposte da questa sponda non riescono. Tanta ostinazione gli ha consentito di portarsi dietro nientemeno che il soprintendente archeologico dello stato del Kentucky. Grazie all’input impresso dalla dott.ssa Angela Alfieri, Cons. BB.AA., su incarico dell’amministrazione comunale di Siderno, è scattato l’interessamento del dott. Alfredo Ruga, Funzionario archeologo responsabile d’area della Soprintendenza Archeologia della Calabria ed ha stabilito il contatto col Prof. Visonà. Nonostante l’archeologo americano usi un telefonino ante litteram e non sappia leggere o mandare SMS si è riusciti a combinare una perlustrazione su Monte Ginarra ( mt. 452), così lo indica la cartina dell’IGM, ma nel suo nome dialettale ‘ncinarra meglio si evidenzia la natura del territorio che richiama alla cenere ed alla calce ( qualcuno ipotizza al carciofo), è una lunga lama biancastra che si protende da monte Scifa, da cui deriva, quasi a voler fendere Salvi da Giglia, le due contrade sottostanti. Ignoti sulla sommità hanno prodotto tre scavi ed asportato materiale fittile di cui restano sul terreno numerosi cocci, la soprintendenza è stata da me allertata ed una parte di quel che era rimasto sul terreno è stato consegnato, aprile 2015. Dopo vari solleciti è intervenuto il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza per un’informativa che non ha avuto alcun seguito. Nessuno ha chiesto di essere guidato sul posto! E’ stata fornita anche una copiosa documentazione fotografica. Visonà sostiene che i tombaroli sono gente seria che procede scientificamente, non si spiegherebbe altrimenti come possano essere giunti fin qui. Usano strumentazione sofisticata e sicuramente hanno trafugato il corredo funerario di almeno tre tombe a grotticella dell’età del ferro. Ce lo conferma il giovane soprintendente George Martin Crothers, che procede come un buldozer con un magnetometro, custodito in un’enorme valigione che mi sono accollato sotto il sole cocente dopo tre quarti d’ora di marcia forzata. Ho trascinato in cima a monte Ginarra una variegata compagine di due archeologi del Kentucky, della dott.ssa Alfieri, dell’amico escursionista Renato Filastro, del mastro birraio Nicola Ferrentino titolare del birrificio Limen Brewery tra lazzi e sfottò; mi apostrofavano di essere imparentato con un mulo. E’ incredibile quanta e quale strumentazione è stata portata sul posto e che ci ha consentito di scandagliare l’area, georeferenziarla e procedere alla descrizione. E’ stato divertente osservare il Prof. Visonà documentare con una macchina fotografica preistorica, che registra su floppy disk da sostituire ogni due scatti. Già all’inizio della salita su una strada selciata delimitata da possenti muri in pietra i due hanno espresso meraviglia per il posto e ipotizzavano se il terrazzamento fosse medievale o addirittura molto più antico. E’ straordinario il sistema utilizzato per trattenere il terreno dal degrado ed i muri a secco sono intatti nonostante il sito sia in completo abbandono da molti anni, sembra davvero di essere calati in un’ epoca del passato e basta poco per immaginare sudore e fatica per realizzarli. Al centro una strada selciata della larghezza di circa due metri delimitata da due muri possenti in pietra e da cui si dipartono seguendo l’andamento delle curve di livello altrettanti ponderosi muri a due sezioni molto larghe alla base, per sostenere la spinta del terreno, e un po’ più snelle nell’elevato. Nel complesso vista dall’alto è la lisca di una sogliola in formato gigante e permette dalla sommità di godere di una vista che spazia, oltre che sulla costa, sulla vallata del Novito e monte Mutolo ( sito SIC) a ovest, sulla vallata del Lordo e monte Scifo col borgo di Aspalmo incastonato ai sui piedi, a Est. Sulla via del rientro abbiamo effettuato il rilievo anche della piccola ara sacrificale posta su un pianoro adatto i rituali sacrifici. Anche questo manufatto ha destato l’interesse dei due archeologi. Concordiamo tutti che il posto merita attenzione, molta attenzione. La visita è proseguita festosamente con l’assalto ad un vecchio albero di squisite ciliegie su cui sono riuscito ad arrampicarmi aiutato dal vigoroso sostegno del soprintendente Jorge e dall’incoraggiamento corale degli altri che aspettavano il lancio dei frutti. Miglior modo per concludere la mattinata non poteva essere che l’invito del mastro birraio di vi-si–ta-re il laboratorio della Limen dove abbiamo gustato una fresca Arricriati Bio lotto 1709, tassativamente non destinato alla vendita. Amen!