Nelle circa tremila pagine del decreto di fermo dell’operazione “Mandamento Ionico” condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ed eseguita dall’Arma dei Carabinieri, c’è un ricco ed interessante paragrafo dedicato alle elezioni comunali del 26 e 27 maggio 2013 a Locri che, stando al contenuto delle intercettazioni, erano oggetto di conversazioni di alcuni soggetti indagati.
Come si legge dalle carte, infatti, «l’importante mole di dati intercettivi permetteva di appurare che la stipulazione della pace di Locri – intesa come “pax mafiosa” tra i Cataldo e i Cordì – si sarebbe fondata anche su accordi di natura “politica” oltre che sulla equa ripartizione dei profitti derivanti dal controllo degli appalti pubblici» ed «emergeva l’elevato indice di condizionamento che erano in grado imprimere le due cosche sull’esito finale delle consultazioni ed, in particolare, che un’intesa tra di esse in tale direzione sarebbe stata determinante ai fini dell’aggiudicazione della tornata elettorale».
Erano, in particolare, i Cataldo a discuterne. Considerati vicini all’ex consigliere comunale e avvocato Pino Mammoliti (che risulta tra i soggetti indagati nell’odierna operazione) si domandavano se le due principali consorterie dovessero trovare una convergenza sul piano elettorale, anche se c’è da dire che Antonio Cataldo classe ’64 voleva avere certezza dell’intervenuto accordo politico tra le due famiglie, essendo quest’ultimo intenzionato ad indirizzare la sua propaganda in senso opposto quale evidente segno di disappunto verso la pacificazione e quindi, verso l’avvocato Mammoliti, di cui è da tempo cliente.
«Il disappunto – si legge nel decreto di fermo – per l’evidente estromissione dalla ripartizione dei proventi derivanti dalla gestione degli appalti dunque, faceva insorgere in lui l’esigenza di avere certezza, in anticipo, dell’esistenza di un accordo anche di natura elettorale e di conoscere il nome del candidato che rappresentasse l’anello di congiunzione tra le due cosche. Dalle continue stime, fondate su commistioni varie tra i candidati e le cosche mafiose di Locri, – si legge ancora nelle carte dell’inchiesta – chi continuava a riscuotere maggiore successo dai sondaggi di Cataldo Antonio era senza ombra di dubbio la lista di Giovanni Calabrese sul conto della quale continuava ad acquisire importanti conferme circa il suo ambiguo legame con la famiglia Cordì, verso la quale poteva vantare dei riconoscimenti in ordine all’impiego di persone ad essa riconducibili nel Call Center di Locri nel cui ambito, lo stesso Calabrese, svolgeva mansioni di direttore», tanto che l’altro soggetto di primo piano, suo cugino Cataldo Francesco avrebbe “tradito” la candidatura dell’avvocato Mammoliti Giuseppe «… Cataldo Antonio: Se ne fregano di Mammoliti! Hai capito? Perché la politica è sporca! …» «in cambio – si legge nelle carte – di lauti affari».
Insomma, l’inquietante quadro che emergerebbe dalla lettura del decreto di fermo dell’operazione “Mandamento Ionico” sarebbe del tutto simile a quella “Falsa Politica” già evocata in precedenti operazioni della DdA di Reggio Calabria.
«La convinzione – è scritto nel decreto di Fermo – dell’esistenza di un accordo in ordine all’accaparramento, da parte dei due sodalizi, della fetta di appalti pubblici rientranti nella gestione dell’ente comunale, rappresentava il discrimine tra delle libere e normali consultazioni politiche e quello che in realtà si palesava come un condizionamento determinante su di esse».
Non solo.
Dalla pagina 2.841 in poi gli ‘ndranghetisti di Locri abbozzavano una lista dei candidati consiglieri con maggiori chance di elezione. Per la lista “Tutti per Locri”, venivano attribuiti i favori del pronostico all’attuale vice presidente del consiglio comunale Vincenzo Panetta, all’assessore allo Spettacolo Peppe Fontana, ad Elisabetta Congiusta (risultata non eletta), e all’attuale assessore alle Attività Produttive Anna Baldessarro. Nella lista risultata perdente, invece «l’unico candidato – si legge nel decreto di fermo – di un certo spessore che poteva attrarre gli interessi e di conseguenza avvantaggiarsi di una quota dei voti nella disponibilità delle cosche – per il tramite anche di propri referenti – era rappresentato dal già più volte menzionato avvocato Mammoliti Giuseppe».