LOCRI – Ilario Filippone, detto “Lello”, è un cronista di razza. Uno di quelli che si documenta, verifica le notizie, e scrive. Senza errori e omissioni. Obbedisce solo alla verità.
Attuale firma dell’autorevole quotidiano romano “Il Messaggero”, il 18 dicembre del 2014 scriveva per le “Cronache del Garantista”. Due anni e mezzo prima ignoti avevano dato fuoco alla sue autovettura appena comprata. Un’intimidazione che non ebbe alcun effetto nel suo modo di interpretare il mestiere.
Quell’articolo, uscito a pagina 5, fece imbestialire il clan Cataldo.
Ne riportiamo un significativo stralcio.
«Il campo da calcio costato 200 mila euro non è stato mai utilizzato: ci sono i cavalli degli Zucco.
I padrini s’infilano nei vuoti della pubblica amministrazione, manifestando la loro minacciosa presenza sul territorio. A Locri, una schiera di fidati del clan Cataldo si è impossessata di uno spicchio di suolo comunale: il campo di calcio di contrada Licino, un’opera costata all’erario quasi 200mila euro e consegnata al Comune un decennio fa, è stato trasformato in un maneggio abusivo. Nessuno può metterci piede. Nel rettangolo di gioco, i cavalli della famiglia Zucco scorrazzano indisturbati tra i cespugli d’erba, così di amministrazione in amministrazione, tutti si rimpallano la patata bollente”».
Il giorno dopo l’uscita del pezzo, come si legge nelle carte del decreto di fermo di “Mandamento Ionico”, «ZUCCO Giuseppe raccontava di aver incontrato nella mattinata il cugino ZUCCO Domenico «… Prende, mi vede e mi fa e mi fischia, io gli faccio segno tipo che lo arrestano “vai a cacciarti i cavalli di là, vai” …» , il quale era particolarmente adirato per l’articolo di giornale di FILIPPONE Ilario ed era intenzionato di adire le vie legali, minacciando finanche azioni violente nei confronti del giornalista che lo aveva redatto».
«Il 18.12.2014, il Sindaco di Locri – Giovanni CALABRESE – aveva emesso – si legge ancora nelle carte – un provvedimento con cui disponeva che il Responsabile dell’ufficio Tecnico Manutentivo ed Urbanistica e il Comandante della Polizia Municipale di Locri procedessero ad immediate verifiche in merito al contenuto dell’articolo/denuncia pubblicato dal quotidiano “il Garantista”.
Alle seguenti ore 18:30, il personale della Polizia Locale di Locri, coadiuvato dal Veterinario Dirigente dell’ASP nr. 5 di Reggio Calabria – Dott. Giuseppe Arone, si recava presso l’azienda zootecnica di CATALDO Giuseppe (padre di Vincenzo classe 1976), ubicata in Locri C.da Basilea snc, e procedeva al sequestro di nr. 4 equini poiché sprovvisti dei relativi certificati di identificazione e registrazione».
Nel decreto di fermo, però, si legge anche che «Il 19.12.2014 venivano acquisiti ulteriori elementi che permettevano di avere un quadro più chiaro dell’intera vicenda, nell’ambito della quale emergeva il coinvolgimento dei due principali referenti della cosca CATALDO (Antonio e Francesco), finalizzato a ridimensionare il clamore che aveva suscitato l’articolo di FILIPPONE Ilario e a preservare gli interessi del clan. A seguito della risonanza mediatica scaturita dalla pubblicazione dell’articolo di giornale, CATALDO Antonio e il fratello Francesco avevano cercato di “pilotare” le verifiche al campo sportivo attraverso compiacenti agenti della Polizia Municipale di Locri che dovevano eseguire solo dei controlli superficiali senza approfondire più di tanto la questione, in modo da dare un riscontro all’opinione pubblica, smorzando al contempo i toni della vicenda. Tuttavia, il controllo eseguito dai vigili, di cui si aveva avuta contezza attraverso le conversazioni telefoniche avvenute il giorno precedente tra i genitori di ZUCCO Giuseppe, non si era concluso secondo le aspettative pianificate dai due CATALDO, in quanto era accaduto un fatto inatteso che aveva mandato su tutte le furie CATALDO Francesco. In pratica, Cataldo Vincenzo, cugino di Antonio e Francesco, a seguito della pubblicazione dell’articolo di cronaca locale, si era presentato spontaneamente ai Carabinieri di Locri attribuendosi falsamente la paternità dei cavalli che pascolavano nel campo sportivo, nel tentativo di “coprire” ZUCCO Domenico che di fatto veniva indicato quale reale proprietario. Il colloquio con i Carabinieri si era concluso con l’invito rivolto al CATALDO di spostare immediatamente gli animali dal terreno comunale. Come detto, la rivelazione di CATALDO Vincenzo aveva irritato il Professore – ovvero Cataldo Francesco – il quale vedeva vanificato il suo tentativo, e del fratello Antonio, di evitare che della questione fossero investite Forze di Polizia diverse dai Vigili di Locri e soprattutto che la paternità di quei cavalli fosse ricondotta alla cosca di appartenenza».
In conclusione, le carte dell’inchiesta evidenziano che «CATALDO Francesco era preoccupato per come si stava evolvendo la vicenda e pertanto, dopo il colloquio con il cugino Vincenzo, si era recato dall’avvocato MAMMOLITI Giuseppe per chiedere lumi in merito alla sua intenzione di sporgere querela nei confronti del giornalista FILIPPONE Ilario, “reo” di aver menzionato il clan CATALDO nell’articolo di giornale a sua firma. L’esito dell’incontro tra il legale e CATALDO Francesco era stato riferito telefonicamente da ZUCCO Giuseppe a LIONETTI Rocco, a riprova del fatto di quanto il rapporto tra lo Zucco e il Professore sia particolarmente confidenziale. Dal dialogo telefonico emergeva che l’avvocato MAMMOLITI aveva sconsigliato al CATALDO di adire le vie legali poiché, così facendo, avrebbe ammesso le sue responsabilità in ordine a quella vicenda e non c’era alcun motivo di preoccuparsi in quanto non ravvisava alcun reato nel fatto che i cavalli avevano pascolato nel terreno comunale».