di Domenica Bumbaca ed Emanuela Alvaro
LOCRI – Con la notizia dell’avvio della procedura 223, afferente al licenziamento collettivo avviato al call center, coinvolgendo oltre 120 dipendenti, inevitabile lo sconcerto e la paura per il futuro da parte dei diretti interessati, molti dei quali hanno come unico sostentamento economico proprio lo stipendio derivante dal lavoro a Call&Call Lokroi.
“NOI NON SIAMO NUMERI” è l’hashtag che ha iniziato a circolare sui social network e che racchiude preoccupazioni e stati d’animo.
In questi giorni pubblicheremo le storie di alcuni di loro che ringraziamo per averle voluto condividere con noi, ma soprattutto con tutti voi!
– Call e Call è una risorsa per tutti, per i dipendenti e per il territorio – Giuseppe
Il Call center mi ha permesso di rimanere nella mia terra, pensavo di andarmene ma avere un lavoro retribuito con tutti gli istituti di legge previsti a due passi da casa è un’opportunità che pochi hanno in questi duri anni. Questo lavoro mi ha permesso di costruirmi un futuro, di programmare la mia vita e cosa non banalissima di essere sereno con la possibilità di formarmi una famiglia. Con il mio stipendio lavora il supermercato sotto casa, il macellaio, la pizzeria, il cinema e via dicendo. Moltiplicando per 129 persone questo beneficio capite che il Call center è una risorsa per l’economia locale.
– Le poche cose buone e valide che abbiamo o sono di passaggio o sono destinate a scomparire – Antonella L.
Per me il 5 luglio è una data importante mi ricorda tante cose belle e brutte, la nascita di mia nipote la morte di una persona cara e purtroppo anche l’inizio nelle famose procedure intraprese da Call&Call. Sono entrata a far parte dell’azienda nel 2008 precisamente a marzo. Diplomata da poco con qualche esperienza lavorativa entravo in quello che era il mondo del lavoro. Sono passati 9 anni da quel 2008 posso dire che Call&Call mi ha dato tanto, mi ha permesso di fare tante cose in quella che è la mia vita, mi ha permesso di crescere di conoscere tante belle persone e di dare un futuro alla mia famiglia . Sono moglie e madre.
Madre un bambino di poco più di un anno e di un altro in arrivo per questo autunno. Viviamo in una terra meravigliosa ma le poche cose buone e valide che abbiamo o sono di passaggio o sono destinate a scomparire. Noi non vogliamo scomparire, noi siamo pronti a lottare e farci sentire. Vogliamo un futuro e vogliamo poter lavorare per averlo!
– Le sfilate e le parate … poi il silenzio assordante: 129 posti di lavoro che spariscono – Francesco F.
Non posso credere alle manifestazioni fatte nella locride qualche mese fa contro la criminalità, alle strade asfaltate in 3 giorni, ai vescovi, il Presidente della Repubblica, alle forze dell’ordine, elicotteri, gli studenti, vari organi della politica sfilare contro la ‘ndrangheta nella locride ed oggi leggere che si apre la procedura 223 nella mia azienda. DOVE SIETE TUTTI ???? Call&Call Lokroi, unica realtà lavorativa che esiste da diversi anni in questa terra bruciata dove padri e madri di famiglia hanno investito ogni secondo ora e giorno della propria vita per dare un futuro ai propri figli, azienda dove più di 130 famiglie stanno per rimanere senza un lavoro, proprio qui nella Locride dove io a 28 anni sono il più fortunato che ho la forza di ricominciare ma dove i miei colleghi che sputano il sangue ogni giorno per portare il pane a casa a 50 di anni possono sperare solo in un miracolo o in una maledetta ed ennesima manovra economica. Non è possibile sentire il rumore per la mafia e sentire poi il silenzio così assordante quando si parla di rimanere senza lavoro. Le aziende nella Locride si trasferiscono per problemi logistici e per far ingrassare le dirigenze mentre i prefetti per smistare gli “esiliati politici” problemi logistici non ne trovano. A Roccella Jonica l’ex ospedaletto è sempre pieno con vitto e alloggio pagato, mentre i miei colleghi ed io che cerchiamo di SOPRAVVIVERE ogni maledetto giorno non possiamo sperare nel domani quando ogni giorno i problemi logistici per le entrate di piacere non ci sono. In 3 anni ho cambiato 4 aziende in Calabria e 4 aziende hanno chiuso per lo stesso motivo per 4 volte ho avuto la fortuna di poter ripartire da zero ma ho lasciato diversi cadaveri sul mio cammino. Adesso sono stufo….la mia non è solo terra di striscioni AMMAZZATECI TUTTI ma vogliamo lavorare. Non ci serve il sostegno politico o della chiesa per combattere la mafia solo perché fa notizia, ma per avere e per mantenerci il lavoro.
Presidenti, commissari, vescovi ecc, cosa pensate che vado a fare se mi licenziano per portare il pane casa ???? La criminalità si combatte dando lavoro non togliendolo. Non è razzismo ma in Calabria si chiudono le aziende per problemi logistici ma si riesce ad arrivare dall’ AFRICA a mangiare e pernottare per diversi mesi e ripartire per farsi una vita, noi invece procedura 223…
Call Center: Paure e speranze. Amore per la sua Terra. – FIlomena C.
Tornammo disperati, io e mio marito, dopo due anni di pianti e malcontenti da parte mia,perché ero andata a vivere lontana dalla mia terra, lontana dai miei affetti e dalla mia famiglia.Mio padre, che oggi non c’è più, fece di tutto per farmi tornare nella mia Locri. Ma ahimè, dopo i primi entusiasmi, ci rendemmo conto che, sia mio marito che io eravamo si a casa nostra ma senza lavoro.
Poi, nel 2008, dopo aver provato a trovare lavoro, senza risultati, qui, nel mio paese, grazie alla benevolenza di qualcuno che aveva deciso di investire i suoi soldi al Sud, nella mia terra, bella si, ricca di sole, di mare, di aria buona ma povera di lavoro, facevo il colloquio alla Call &Call e, miracolosamente, venivo assunta.
Quasi non ci credevo: i sacrifici fatti per poter vivere dignitosamente venivano di colpo ripagati ed ero felice: potevo finalmente realizzare tutti i progetti di una normale ragazza di ventisei anni.
Sono passati dieci anni ma, l’entusiasmo che trovo nell’andare a lavorare è sempre come il primo giorno.
Ci ho messa tutta me stessa, ho fatto di tutto per dare il meglio in quello che faccio.
Oggi, invece, vivo con l’incubo di ritrovarmi dopo tanti anni, dopo tanti sacrifici, senza lavoro, senza avvenire e guardando i miei due piccoli figli che, non lo nego, ho anche qualche volta trascurato per non venire meno agli impegni di lavoro, mi domando: “Ma ne è valsa la pena?”.
Si, mi rispondo, penso proprio che ne sia valsa la pena se non altro perché credevo fermamente in quello che facevo: non è giusto che io, come tanti altri miei colleghi, dobbiamo essere penalizzati solo per il fatto di vivere su un fazzoletto di terra che, nonostante sia esposto sempre al sole, non è mai asciutto di quelle lacrime versate da chi è costretto ad andare via per poter usufruire del diritto di lavorare, di mantenere i propri figli dando loro la sicurezza di una vita dignitosa.
Di quel diritto sancito dalla Costituzione italiana che all’art. 1 recita: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”.
Si, ma solo per pochi privilegiati!
– Una sfida colta al volo ed ora un esubero che terrorizza – Antonella
Sono Antonella madre di 4 figli, la mia avventura è iniziata con Jonitel nel maggio del 2006. Una sfida che mi è subito piaciuta. Nessuno ci credeva e sono rimasta anche quando all’ora venivamo pagati 1.20 euro. Quando è arrivata Call&Call e nel 2008 ci hanno assunti a tempo indeterminato ho potuto dare alla mia famiglia una certa tranquillità economica anche quando mio marito è rimasto per molto tempo senza lavoro. Quando mi è arrivata la notizia che 130 operatori erano in esubero perché Engie per una questione di localizzazione ci lasciava mi è crollato il mondo. Come faremo’ Cosa succederà a me, alla mia famiglia ed ai miei colleghi.
– Non sono un operatore, ma una figlia, una moglie e una mamma – Melina
Per molti sono un operatore qualunque ma per chi mi conosce sono una mamma di una bimba di 9 mese e una moglie da quasi 2 anni. Ho sempre lavorato, fin da piccola, ho iniziato andando con mio papà ai mercatini per poi cessare la licenza perché non si vendeva più. Nessun problema, cerchiamo un altro lavoro… quindi ho trovato lavoro presso un panificio (all’epoca 500 mila lire al mese) al sesto mese dopo due di ritardo ho chiesto la mia retribuzione e sono stata licenziata perché sono stata scostumata a chiedere la mia paga! Che problema c’è? troviamo un altro lavoro. Ho trovato lavoro presso un negozio di scarpe (600 euro al mese, salto di qualità!) per circa 8 anni tutto bene fin quando pulendo le vetrine casco dalla scala e sono stata licenziata perché a quel punto sarei “costata” troppo.
Nessun problema cerchiamo altro. E da li ho fatto il servizio civile, ho fatto la cameriera, ho lavato macchine, ho fatto pulizie e quindi so che significa sudarsi il salario!
11 anni fa per gioco mando l curriculum al call center e con piacere e sorpresa sono stata chiamata. La mia seconda busta paga è stata di 1800 euro (lo ricordo come se fosse ieri) fin da subito ho amato il mio lavoro e i miei colleghi andando a lavorare persino quando stavo male; non riuscendo ad allontanarmi dal lavoro ho prestato servizio fino al settimo mese di gravidanza nonostante le mie condizioni di salute erano sfavorevoli).
Grazie a questo lavoro ho iniziato a credere in me stessa, ho comprato una macchina senza chiedere aiuto ai miei, ho persino aiutato i miei con le spese che avevano, nel frattempo mi sono sposata ho perso mia madre e 9 mesi fa sono diventata mamma ed è proprio a lei che penso! Un cucciolo, bimba innocente che con la sua ingenuità e i suoi sorrisi riempe la nostra vita. Ci eravamo ripromessi con mio marito di non farle mancare nulla è fino ad oggi è stato possibile grazie a questo lavoro; cerchiamo di crescerla nel miglior modo possibile aiutando anche mio padre rimasto vedovo e senza lavoro non riesce a pagarsi l’affitto.
Sono stata educata fin da piccola a porgere l’altra guancia, ad aiutare i più deboli ed essere sempre riconoscente e a fare bene qualsiasi lavoro. Ma ad oggi inizio ad avere dubbi su questa vita, dopo 11 anni di sudato e meritato lavoro come può un committente dall’oggi al domani scegliere chi può e chi non può lavorare? Non è bastato allora lavorare bene? Non è bastato far vedere che al sud c’è gente che avendo una sola possibilità fa vedere quanto vale? Cosa sarà di me e di mio marito se ci ritroviamo entrambi senza nessuna entrata economica? Cosa dirò a mia figlia quando mi chiederà qualcosa che non porto prendergli? Come faro a continuare ad aiutare mio padre? Molte domande affliggono la mia mente e le risposte purtroppo non le sappiamo ancora, continuiamo a rispondere al telefono come se non fosse vero nulla, ma dentro di ognuno di noi c’è tanto dolore e amarezza perché tutti i miei colleghi hanno una storia diversa, ma importante dietro!