DI SEGUITO LA NOTA DELLA CGIL DI REGGIO CALABRIA-LOCRI
REGGIO CALABRIA – La Cgil e lo Spi Cgil del Comprensorio RC-LOCRI esprimono solidarietà e vicinanza al Sindaco di Riace Mimmo Lucano per il vile atto intimidatorio che ha subito.
La lettera di minacce, a sfondo razziale, indirizzata al Primo Cittadino che ha trasformato Riace nel modello di accoglienza che noi tutti conosciamo e apprezziamo e che è riconosciuto ed ammirato in tutta Italia, è un atto che non lascia spazio ad alcun dubbio: si tratta di un gesto riprovevole.
La Cgil e lo Spi Cgil di Rc-Locri, condannando con decisione questa lettera minatoria, ribadiscono la necessità – oggi, più di prima – di combattere ogni forma di discriminazione.
La nostra solidarietà e il nostro più profondo rispetto vanno anche al Ministro Cécile Kyenge che sta facendo del progetto di integrazione inter-culturale la sua battaglia quotidiana.
L’Italia e la Calabria hanno rappresentato e rappresentano luoghi di ospitalità. E Mimmo Lucano ne è l’esempio più concreto in una terra difficile ma che, con il suo modello, è tornata a credere nella possibilità di svilupparsi, integrandosi con altre culture.
Un progetto che, attraverso Campi della Legalità che si sono svolti quest’estate a Riace, ha entusiasmato i giovani e i volontari Spi, provenienti da diverse regioni italiane, che hanno provato così un’esperienza concreta e unica, a stretto contatto con un Paese che vive giornalmente, tra i suoi vicoli e nelle sue botteghe, l’accoglienza e lo scambio inter-culturale.
Giovani e volontari che hanno conosciuto Riace e i suoi immigrati, che hanno espresso stima per il lavoro svolto dal Sindaco Mimmo Lucano: un Primo cittadino che continua a credere nel suo territorio, nei suoi concittadini.
Un Paese che ha il merito di aver trasposto in realtà buone politiche di integrazione.
In attesa che la Digos e la Procura di Locri individuino e arrestino i responsabili, la Cgil e lo Spi Cgil Rc-Locri continueranno a difendere il progetto di Riace, a stare al fianco al suo Sindaco e alla gente onesta che non si riconosce e non si riconoscerà mai nel razzismo e nelle sue ramificazioni.
Perché chi ha scritto questa lettera minatoria non conosce i calabresi, gli italiani e la Nostra Storia.