di Domenica Bumbaca
LOCRI- È stata eletta all’unanimità come nuova guida del gruppo Gadco Locri e sta dimostrando la sua sensibilità sulla diffusone della cultura della donazione del cordone ombelicale. Giulia Audino, medico ginecologo presso il Consultorio di Siderno, Locri e Bovalino, che succede alla presidente Angela Epifanio che già dal 2006 aveva diretto il gruppo locrese della Gadco.
Supportata nel lavoro da un equipe di sole donne e unite a lavorare in sinergia con i rappresentanti regionali, con la presidente Enrica Pacchiano, che ha preso le redini dell’associazione regionale dopo i tanti anni di presidenza di Tania Franco, a neo presidentessa Audino, racconta la sua esperienza e dice: il nostro lavoro è finalizzato ad aumentare la percentuale di donazioni del cordone ombelicale».
Una donna impegnata nella sua professione che decide di essere volontaria di un associazione. Cosa l’ha spinta alla presidenza del gruppo Gadco?
Ho accettato l’incarico perché lo scopo della GADCO è sicuramente quello di promuovere e diffondere la conoscenza e la cultura della donazione del cordone ombelicale. L’associazione non ha fini di lucro ed opera esclusivamente per fini sociali e volontaristici, credo, infatti, fermamente nell’attività di volontariato che ci consente di occuparci delle persone più sfortunate di noi e quindi questa associazione va vista come qualcosa di positivo espressione di una civiltà sana
Perché le donne dovrebbero donare il cordone ombelicale?
Per quanto riguarda la donazione del CO si tratta di implementare quello che al consultorio dove lavoro come ginecologa già facciamo da anni, cioè accompagnare le donne in questo viaggio meraviglioso che è la gravidanza, un periodo particolare che ogni donna vive in maniera diversa a seconda della propria cultura , estrazione sociale vissuto ecc.
Noi come gruppo neo costituito siamo un team caratterizzato da persone con professionalità diverse ognuno motivata ad apportare il proprio contributo a secondo della propria competenza con passione e dedizione; lavoreremo per diffondere in maniera capillare la cultura della donazione e quindi per aiutare le donne a vincere pregiudizi e paure , dobbiamo far capire loro che la donazione del sangue del cordone non è un atto cruento; non è dannoso né per la mamma né per il neonato. Il percorso inizia con un colloquio informativo; durante la gravidanza la donna deve dare il consenso alla donazione e la sua disponibilità a sottoporsi alle analisi di controllo dopo circa sei mesi. Il parto deve avvenire negli ospedali accreditati e quello di Locri lo è; successivamente il cordone viene inviato ad una delle banche presenti sul territorio nazionale e nel nostro caso quella per competenza si trova presso l’ospedale Riuniti di Reggio Calabria.
Si tratta di della raccolta del sangue che rimane all’interno del cordone subito dopo il parto e che tradizionalmente viene eliminato come rifiuto ospedaliero. Dopo la nascita del bambino, esso è particolarmente ricco di cellule staminali che hanno la capacità di replicarsi e differenziarsi in altri tipi cellulari per cui queste possono essere trapiantate in pazienti affetti da malattie oncologiche come leucemia, linfomi, ma anche in caso di altre patologie degenerative e metaboliche, per questi ultimi casi ancora sono in corso studi clinici che daranno a breve delle risposte importanti permettendo di dare speranza a molte persone in difficoltà.
Quali le problematicità incontrate sul territorio?
Non abbiamo la pretesa di risolvere le difficoltà e le criticità legate alla raccolta del sangue del cordone ombelicale che sono dovute sicuramente alla carenza di personale o a turnazioni difficili specialmente di notte o durante le feste. A Locri abbiamo la fortuna di avere come direttore dell’UO di ostetricia e ginecologia il dottor Baccellieri, medico e persona molto sensibile all’iniziativa e col quale noi come gruppo GADCO abbiamo intenzione di collaborare nell’intento comune di realizzare gli obiettivi prefissi dall’associazione .
Quali i progetti del gruppo Locri?
Abbiamo il principale obiettivo di aumentare il numero delle donatrici di cordone e ridurre il divario che c’è tra la richiesta e il numero di prelievi effettivamente effettuati
Sarà sicuramente un percorso in salita ma sono molto ottimista.