di Antonio Falcone*
Credo di poter scrivere, ma ho già i miei buoni dubbi al riguardo, a nome di tutti: inutile lottare perché l’Ospedale “Civile” di Locri continui a restare aperto, piuttosto impegniamoci perché possa essere chiuso al più presto, abbattuto del tutto e magari impiantarci al suo posto un mega centro commerciale che possa comunque garantire profitti alle vere istituzioni locali. Ho potuto ancora una volta toccare con mano, insieme ad altre persone che hanno i loro cari ricoverati all’interno del plesso ospedaliero, lo stato di totale anarchia imperante, a partire da una struttura di pronto soccorso soffocata dalle varie emergenze, che nella difficoltà di smistare gli infortunati ai reparti di destinazione, vista la cronica mancanza di personale, si impegna essenzialmente a garantire una dimissione in giornata e provvedere al ricovero solo in casi particolarmente connotati da gravità ed urgenza.
Nello specifico il reparto di ortopedia, dove è attualmente ricoverato mio padre per una rottura del femore, insieme ad altri soggetti anziani, non riesce a gestire i ricoveri con la dovuta attenzione e premura, garantendo comunque un’assistenza di base a costo dei vari sacrifici del personale infermieristico, spesso costretto a turni impossibili.
Una settimana fermo in un letto con il femore spezzato, in attesa che si concludano i controlli per accertare se sia possibile operare, non è una condizione sostenibile, per una persona anziana come per ogni essere umano, giovane o vecchio che sia. Per questo concludo questo mio sfogo riprendendo quanto scritto all’inizio: chiudete tutto, inutile lasciare una struttura nominale, siamo stufi di pseudo diritti, di pseudo arterie stradali rimodernate o meno, di pseudo servizi ferroviari…
Basta! Iniziamo una buona volta ad alzare la testa e non demandare quanto ci spetta al solito uomo della provvidenza, inveterata abitudine espressa anche a livello nazionale, non accontentiamoci di “basta che ce sta o’ sole, basta che ce sta o’ mare”, pensiamo anche a quanti ospitiamo nei mesi estivi e a ciò che veramente offriamo loro, quale visione di “meraviglia incantata”…
Ho ancora negli occhi lo sguardo stralunato di due turisti francesi giunti qualche sera fa dal PS in un reparto ospedaliero che non poteva loro offrire opportuna assistenza, vista l’assenza dei medici… Riprenderci ciò che è nostro o continuare a maledire gli oltraggiosi strali lanciatici contro, solo in parte, da un destino cinico e baro?… Rimboccarsi le maniche per valorizzare finalmente con coerenza il nostro territorio, la nostra cultura, il nostro sapere e volere fare o lasciare il tutto immerso nella melma del clientelismo e della politica compiacente? Ecco il dilemma, cambiare drasticamente o lasciarsi dolcemente morire, persi nel nostro compiacimento auto assolutorio.
*: giornalista