di Adelina B. Scorda
BOVALINO – In occasione del ventitreesimo anniversario dalla morte del Brigadiere Antonino Marino, questa mattina, alle 11.00 in punto, è stata celebrata, nella chiesa di San Nicola di Bari, una messa per commemorarne il ricordo.
Fa caldo, ma la chiesa è comunque gremita di gente, seduti in prima fila la moglie Vittoria Dama, accompagnata dal figlio Antonio, il sindaco Masino Mittiga, il comandante dei carabinieri della Compagnia di Locri, Nico Blanco, il capitano Francesco Donvito, comandante della Compagnia dei carabinieri di Bianco, il nuovo comandante del gruppo di Locri, il colonnello Giuseppe De Magistri, il maggiore Alessandro Mucci del nucleo investigativo di Locri, il Comandante del nucleo operativo di Locri, Colangeli Davide, il colonnello Falferi Lorenzo, Comandante provinciale e il commissario Giovanni Arcidiacono. Presenti anche i rappresentanti della marina militare, della guardia di finanza, il sindaco di Locri Giovanni Calabrese e tutta l’amministrazione comunale. A celebrare la funzione per il ventitreesimo anniversario dall’uccisione del Brigadiere Marino, il cappellano militare, Vincenzo Ruggiero, la sua un’omelia toccante e sincera: “ A lui (si riferisce al Brigadiere Marino) il 30 settembre del 2011 a Platì, è stata intitolata la locale caserma dei Carabinieri. Marino, fu un modello di lealtà e dedizione al proprio mestiere, dal suo ricordo e memoria dobbiamo trarre esempio. Viviamo in una delle regioni più difficili d’Italia, il pericolo è sempre dietro l’angolo e la lotta contro il male è difficile e costante. Ma il male – prosegue il cappellano militare – si combatte solo se siamo tutti uniti verso l’unico obiettivo della legalità, una lotta che va perseguita non solo con la semplice repressione, ma soprattutto attraverso l’educazione culturale e morale”. Quella del Brigadiere Marino, una storia tragica e triste esempio emblematico di centinaia di morti tragiche, vite immolate per un’unica causa, la lotta al crimine, quello che chiude e soffoca il sud più di ogni altro luogo. Era l’8 settembre 1990, quando il Brigadiere che si trovava a Bovalino Superiore, con la propria famiglia, in occasione della festa patronale, veniva avvicinato da un killer il quale, approfittando della confusione che regnava in paese, anche in considerazione della concomitante esecuzione di uno spettacolo pirotecnico, gli esplodeva contro una decina di colpi di pistola, proprio mentre il brigadiere si trovava dentro un locale adibito a “trattoria” in occasione della festa, dileguandosi poi nel buio. Nel vile agguato furono colpiti, all’epoca trentenne, oltre al sottufficiale, anche la moglie incinta del secondogenito ed il figlio di 1 anno. Morì poche ore dopo in ospedale. Oggi di quel giorno, rimane il dolore dei colleghi, degli amici, della moglie, Vittoria e dei suoi due figli, a cui il padre è stata strappato troppo presto, troppo giovane e un mazzo di fiori freschi, poggiato sul monumento che in Piazza Marino è stato eretto in onore della sua valorosa memoria.