GERACE – «Saverio Strati trasformò gli umili nella letteratura da oggetti da guardare in maniera compassionevole a soggetti pensanti e desiderosi di riscatto, anche grazie alla sua formazione fortemente influenzata dai classici della letteratura russa».
Il compendio, efficace e incisivo, è di Palma Comandè, nipote di Saverio Strati, che ha concluso nel migliore dei modi la presentazione del libro “Prima di tutto un uomo” (2017, Pellegrini editore) ispirato proprio alla vita di Strati e della sua famiglia di origine, che ha avuto luogo ieri sera in largo tre Chiese a Gerace, organizzata dall’Archeoclub, sezione di Locri.
Ed è stato proprio il presidente di quest’ultima, Nicola Monteleone, a dare il benvenuto ai presenti, prima di passare la parola all’assessore comunale Carmelo Femia per i saluti istituzionali.
Quindi, è toccato alla docente e socia Archeoclub Carmelita Mittoro Cilea tratteggiare le parti fondamentali dell’opera della Comandè, dopo aver premesso che «Il libro è essenzialmente una saga familiare» e che «Mi ricorda sia il libro postumo di Oriana Fallaci che il Giovanni Verga di “Mastro don Gesualdo”, con la figura di nonna Agata, madre di Saverio Strati, che diventa argine di un maschilismo imperante a quei tempi».
Nell’esordire, l’autrice, ha ammesso che «In ogni famiglia ci sono aspetti positivi e anche sentimenti poco edificanti, e non nascondo che è difficile per me parlare di questo libro, per ovvie ragioni emotive e affettive. Certamente, c’è il rimpianto di non avere mai avuto un rapporto limpido con mio zio, così schivo, introverso e concentrato sulla sua voglia di sapere. Lo ricordo quando, fin da piccolissima, lo vedevo chino sullo scrittorio a concepire uno dei suoi tanti romanzi di successo, e quando scoprì che a quattro anni sapevo già leggere, mi mostrò la copertina di un manoscritto di cui lessi il titolo: era “Tibi e Tàscia”. A un certo punto, giunsero le difficoltà economiche, di cui non faceva cenno in famiglia, per via della sua proverbiale riservatezza. Fu quando la Mondadori non pubblicò più i suoi romanzi, dopo il cambio di linea editoriale conseguente all’acquisizione della proprietà da parte di Berlusconi. Scoprimmo tutto quando mio zio scrisse una lettera al Quotidiano per chiedere pubblicamente di poter godere dei benefici della legge “Bacchelli”, che assicura un sostegno economico agli artisti in difficoltà. Fu in quel momento che la Calabria riscoprì il suo scrittore, primo e unico calabrese a vincere il “Campiello”. La Regione gli assicurò un sussidio con la legge che prese il suo nome, prima del riconoscimento della legge Bacchelli da parte del Governo Nazionale. Il mio libro rappresenta – ha continuato – la ricerca di una mediazione affettiva, partendo dai ricordi di famiglia che mi tramandava mia madre, dai quali mi sono scoperta figlia di quella storia. In origine gli Strati erano grandi proprietari terrieri, successivamente caduti in bassa fortuna, con ovvi contraccolpi psicologici che colpirono soprattutto mio nonno Paolo, padre di Saverio, che prima fu conquistato dalla personalità e dall’intelligenza di mia nonna e poi, dopo il matrimonio, cercò in tutti i modi di soffocare queste doti. Ma lei non si piegò, e quando mio zio comunicò di voler proseguire gli studi, chiese aiuto allo zio d’America che gli spedì 500 dollari: mio nonno voleva impiegarli a tutti i costi per un acquisto immobiliare, ma mia nonna s’impuntò e gli ricordò che servivano per fare studiare Saverio che da giovanissimo aveva fatto il muratore e che, in età non più adolescenziale, decise di assecondare la sua sete di conoscenza. La storia gli diede ragione, e non posso dimenticare l’ultima volta che lo vidi, nella sala delle cerimonie laiche del cimitero di Scandicci, quando, guardandolo, ebbi modo di dirgli tutto, seppur mentalmente».
Un intervento intriso di pathos, dunque, quello di Palma Comandè, inframmezzato dall’apprezzato reading a cura di Luisa Coluccio del gruppo di lettura di Roccella Ionica, che prelude alla scoperta di un libro che oltre a raccontare la storia di una famiglia locridea come tante, può essere occasione per le nuove generazioni, affinché possano conoscere Saverio Strati e le sue opere.