SIDERNO – “L’Italia che vogliamo”. È stato questo il tema dell’incontro organizzato dal circolo cittadino del Partito Democratico che ha avuto luogo questo pomeriggio nei locali dell’Ymca. E se la finalità dell’assise era quella di individuare spunti programmatici in vista delle prossime elezioni politiche, il lungo e partecipato dibattito ha messo in luce ancora una volta le diverse sensibilità esistenti nel partito di Bersani, differenze, queste, acuite dalla competizione interna per le primarie che hanno dato la stura a una serie di “botta e risposta” tra sostenitori del segretario nazionale e del suo principale competitor Matteo Renzi.
Ma al di là dell’imminenza delle consultazioni del centrosinistra, un’analisi meno superficiale dei primi interventi ha messo in luce le diversità di vedute già dai primi interventi, col segretario cittadino Mariateresa Fragomeni che ha esposto alcune priorità programmatiche spiccatamente di sinistra, controbilanciate dalle parole del consigliere regionale Demetrio Battaglia, di estrazione centrista, che invece ha parlato quasi da liberaldemocratico e in linea con alcuni indirizzi del Governo Monti. Proprio così. Dopo l’introduzione del vicesegretario cittadino Marcello Cordì, che ha condotto i lavori, ha parlato la Fragomeni, che dopo aver ringraziato i giovani militanti del circolo sidernese ha messo tra le sue priorità «il ritorno all’equità, programmando un’azione politica per le future generazioni secondo una ricetta che non può e non deve essere quella iperliberista». Ma non solo. La leader cittadina ha aggiunto che «Ci vuole una tassa patrimoniale e, in quest’ottica, occorre arginare l’emorragia di capitali verso l’estero stipulando accordi coi Paesi che ospitano degli istituti bancari, al fine di evitare possibili scappatoie di chi vorrà eludere l’imposizione fiscale sui patrimoni». Quindi, scagliandosi contro grillini, dipietristi e ipergarantisti ha concluso dicendo che «Vogliamo un Paese in cui i comici facciano i comici, i giudici i giudici e i delinquenti stiano in carcere». Parole molto diverse, come dicevamo, quelle di Demetrio Battaglia. «Ci vuole – ha detto – un riformismo vero per un patto generazionale che coinvolga tutti, anche i sindacati. Basta anticipare soldi che non ci sono per destinarli anche ai baby pensionati. Su alcuni punti bisogna essere chiari e risolvere il problema degli esodati; in quella questione c’è il tradimento delle generazioni perchè alcuni esodati hanno approfittato dell’occasione per trasmettere di padre in figlio dei posti di lavoro. Oggi difendiamo tutti gli esodati ma anche in questa questione ci sarebbe da fare scelte coraggiose. Nei prossimi cinque anni ci aspetta una sfida per la sopravvivenza del Paese, oltre che dell’equità fiscale. Ci sono ancora troppe tasse. Bisogna recuperare l’evasione e si deve stare attenti quando si parla di patrimoniale perchè questa, in forme velate c’è già. Se non colpiamo le grandi società che hanno sedi fuori Italia, i tagli colpiranno il ceto medio che invece è una spina dorsale da salvaguardare». Ma non finisce qui. Il consigliere reggino ha aggiunto che «La spesa pubblica del futuro dovrà essere solo per investimenti e non assistenzialismo. In Calabria c’è una qualità di vita delle imprese che è la più bassa d’Italia e condiziona la qualità della vita delle persone. Mai più leggi come quelle che istituirono gli Lsu-Lpu. La società vuole capire in maniera concreta quale sarà lo sviluppo economico. E quindi, prepariamo per la Calabria 4-5 proposte di legge da approvare dopo pochi giorni dall’insediamento dei governi regionale e nazionale. È necessaria una riforma complessiva del welfare e di tutte le istituzioni pensando anche ad accorciare la filiera chiedendosi se le Regioni servono ancora o no e all’interno di questo introdurre elementi di sviluppo e meritocrazia con uno Stato meno invasivo, tramite un Pd che prende dalla società e realizza nelle istituzioni le idee dei sostenitori e non rischiare alleanze pericolose in termini di durata». Insomma, Battaglia parla di Stato più leggero, meritocrazia, autosufficienza del Pd (o comunque cautela nello stringere alleanze) e un welfare fortemente riformato.
E se la giovane Giuseppina Massara ha invocato un deciso ritorno «Al senso civico e alla responsabilità di governanti e governati», ci ha pensato il locrese Pino Mammoliti a mettere un po’ di pepe con una forte critica al partito e introducendo il clima delle imminenti primarie.
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Tra i numerosi interventi, è stato particolarmente apprezzato quello della cardiologa Emmida Multari che ha invocato una sanità «Capace di garantire – ha detto – servizi efficienti, indipendentemente dall’allocazione dei presidi ospedalieri» ma anche «Tagli ai costi della politica anche a livello regionale» e, soprattutto un «Controllo preventivo sui candidati perchè non possiamo aspettare che sia la magistratura a fare pulizia e bisogna interrogarsi seriamente sui rapporti tra chi fa politica e la ‘ndrangheta». Al tavolo dei relatori, il consigliere regionale Nino De Gaetano e il commissario regionale Alfredo D’Attorre ascoltano in silenzio, non disdegnando un’occhiatina ai rispettivi I-pad, mentre Mimmo Panetta riporta a sinistra il baricentro della discussione, non prima di aver premesso che «E’ inutile parlare di premio di maggioranza e accapigliarsi su questo. Il Pd – ha proseguito – deve conquistarsi la maggioranza facendo, una volta che sarà al governo, le cose che diciamo in campagna elettorale, compiendo scelte coraggiose e tali da scongiurare il rischio di una deriva populista e grillina dell’elettorato». Quindi, Panetta ha aggiunto che «Io non mi riconosco nel Governo Monti, che non è il mio Governo. Negli Stati Uniti Obama vuole far pagare ai ricchi la crisi e qua pagano solo lavoratori, pensionati e disoccupati. L’imperativo del Pd sarà azzerare le disuguaglianze che il Governo Monti ha aumentato e in questo senso non vanno riproposti i ministri dell’attuale esecutivo, come la Fornero».
Prima delle conclusioni, l’ex consigliere comunale reggino e attuale dirigente Seby Romeo ha provato a raggiungere un momento di sintesi, seppur partendo da una posizione di sostegno a Bersani, invitando la folta platea a scrollarsi di dosso l’immagine di un partito spaccato e litigioso al proprio interno, valorizzando, piuttosto, la partecipazione, il confronto dialettico e il pluralismo come elementi virtuosi e non mali endemici del Pd.
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GIANLUCA ALBANESE
P.S.: LA CURIOSITA’. IN SECONDA FILA C’ERA LO SCOPELLITIANO EUGENIO TRIVERI
Che ci faceva in seconda fila tra il pubblico Eugenio Triveri (nella foto col maglione celeste), candidato della lista Scopelliti Presidente alle passate elezioni provinciali? La presenza del commercialista bovalinese non è passata inosservata, e non solo per la sua garbata simpatia o per la prestanza fisica, nel bel mezzo di un dibattito in cui il governatore della Calabria è stato occasionalmente citato e non certo in maniera lusinghiera. E quindi – direbbe Di Pietro – che c’azzeccava Triveri? La risposta non sarebbe da ricercare in un clamoroso salto della quaglia del professionista di Bovalino, ma in un atto di cortesia e stima personale e professionale nei confronti del segretario cittadino del Pd Mariateresa Fragomeni. Già, perchè Eugenio Triveri è candidato alla presidenza dell’Ordine dei Commercialisti di Locri, nelle elezioni del prossimo 15 novembre che lo vedranno opposto alla compagine del tesoriere uscente Ettore Lacopo. La lista capeggiata da Triveri si chiama “Al di là di ogni interesse personale – Al servizio dei colleghi”, che annovera, tra i dieci candidati consiglieri, proprio il segretario del circolo sidernese dei democrat Mariateresa Fragomeni. Insomma, sarebbe stata una visita di cortesia. Se poi dovessero mai diventare – politicamente parlando – rose, eventualmente fioriranno a tempo debito. (gi. alb.)
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