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E’ il 22 agosto, siamo nel pieno dell’estate e, nonostante i cartelloni degli eventi della Locride siano abbastanza ricchi di contenuti, proponendo eventi ormai affermati negli anni, a Sant’Ilario dello Jonio è stata organizzata una rappresentazione teatrale dallo spiccato valore sociale, con il rischio concreto che coincidesse con i notevoli eventi blasonati della costa dei gelsomini.
Si tratta di una forma di teatro particolare sia per gli attori che salgono sul palcoscenico, sia per le tematiche di notevole spessore culturale e sociale che vengono trattate.
La compagnia teatrale è composta da detenuti ed ex detenuti della Casa di Reclusione di Rebibbia di Roma e l’oggetto della rappresentazione teatrale è la morte di Paolo Borsellino. Che sia, poi un detenuto ergastolano ad interpretare il ruolo di Paolo Borsellino basta per far incuriosire abbastanza il pubblico e portarlo a Marina di Sant’Ilario dello Jonio invece che altrove.
Il pubblico c’era ed era anche abbastanza numeroso, un pubblico selezionato ed interessato a conoscere da vicino le conseguenze del teatro penitenziario ed a ricordare il coraggioso magistrato. C’erano i componenti della Pro loco del paese, che ha patrocinato l’evento, rappresentanti di associazioni della Locride, studenti universitari interessati all’esperienza dei detenuti – attori e i cittadini di Sant’Ilario, che hanno dimostrato anche una certa sensibilità verso l’associazione promotrice, Politeia – dentro la Città, oltre che interesse per l’inedito spettacolo teatrale.
In prima fila sedevano il sindaco, Pasquale Brizzi, che ha patrocinato l’evento con il Comune e il comandante della Stazione dei Carabinieri di Sant’Ilario dello Jonio, Maresciallo Alberto Tripodo. La presenza di quest’ultimo, figura rappresentativa dello Stato, ha suscitato l’interesse proprio del detenuto ergastolano, Cosimo Rega, il leader della compagnia, famoso per aver interpretato Cassio nel “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani, il quale ha voluto ringraziare personalmente Tripodo per aver assistito allo spettacolo, cosa che, ha detto Rega, le forze dell’ordine non sono soliti fare.
Un attestato di stima che il giovane comandante ha senza dubbio apprezzato, soprattutto perché non era così scontato che proprio un ergastolano esprimesse l’importanza della presenza delle forze dell’ordine durante le esibizioni della compagnia.
L’educatore Antonio Turco, fondatore della compagnia, ha concepito lo spettacolo, alla cui stesura ha partecipato Cosimo Rega insieme ad altri detenuti ed ex detenuti, mettendo in parallelo due eroi che hanno deciso di andare incontro alla morte, pur di mantenere ben saldi i propri ideali.
Né Paolo Borsellino, né Orlando hanno scelto la strada più facile che li avrebbe, di certo, condotti alla salvezza.
Dalla scena dedicata al paladino di Roncisvalle, che entra sul palcoscenico intonando una canzone di Fossati e dialoga con la compagna sulla necessità di non suonare il corno di olifante per guadagnare un posto scolpito nell’eternità, alle scene successive in cui si sono alternati il figlio e la moglie di Borsellino e Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, il pathos è diventato più intenso.
Se, infatti, Orlando si è dimostrato un eroe dalla vena comica, che con il suo atteggiamento ha strappato più di un sorriso del pubblico; l’abbraccio tra Manfredi e sua madre, l’apparizione in sogno di Giovanni, che ha tentato di persuadere il suo fraterno amico a chiedere il trasferimento da Palermo e le lacrime cariche di rabbia e nostalgia di Manfredi hanno, senza dubbio, fatto riflettere tutti sulla grande figura del giudice Borsellino e sulla forza immensa della moglie e dei figli nel voler conoscere la verità sulle stragi.
La recitazione è stata intervallata dalla bellissima voce della cantante Barbara Santoni, che ha cantato delle canzoni degli U2, di Bob Marley, di Ivano Fossati, che a volte hanno intensificato la commozione, altre hanno alleggerito la performance.
Alla grande emozione portata sul palcoscenico dagli attori della compagnia si è aggiunta quella innescata dalla lettura che ha fatto Cosimo Rega a conclusione della rappresentazione: un commento di un detenuto del carcere di Locri, scritto in memoria di
Paolo Borsellino, consegnato ad Antonio Turco, il quale, su iniziativa di Rega e con l’autorizzazione della direzione della Casa Circondariale di Locri, ha deciso di concludere lo spettacolo serale.
La serata si è conclusa con l’intervento dell’Assessore del Comune di Sant’Ilario dello Jonio, Antonio Carneri, che ha voluto approfondire alcuni passaggi della rappresentazione e con le riflessioni del presidente dell’Associazione “Politeia – Dentro la Città, promotrice della manifestazione, l’avvocato Elena Gratteri, che ha presentato il progetto “Un palcoscenico oltre le sbarre”, caratterizzato dall’esibizione della compagnia “Teatro Stabile Assai” sia esternamente che dentro gli istituti penitenziari, quest’anno le Case Circondariali di Locri e Reggio Calabria.
Per gli spettacoli all’interno delle due Case Circondariali è stato concesso il patrocinio del Consiglio Regionale della Calabria, della Città Metropolitana di Reggio Calabria, del Comune di Reggio Calabria, del Garante dei detenuti del Comune di Reggio Calabria, l’avvocato Agostino Siviglia e delle associazione RE. SET e La Svolta.
Il presidente ha inoltre illustrato il progetto “Il Planetario”, dedicato a teatro ed arte, che l’associazione svolge in carcere da febbraio 2017, grazie all’autorizzazione dalla direttrice dalla Casa Circondariale di Locri la dottoressa Patrizia Delfino.
Questo progetto insieme a tanti altri, concepiti dall’avvocato Elena Gratteri insieme alla vice presidente di “Politeia – Dentro la Città”, l’avvocato Maria Teresa Badolisani, rappresentano il fine che l’associazione si pone di realizzare: avviare un processo di giustizia riparativa.