Rubrica L’ago della bilancia
Con un principio analogo a quello di altre sentenze, la Corte d’Appello di Roma ha risolto una controversia civile. Sussiste la “molestia possessoria” nel porre in essere condotte che inibiscono il libero utilizzo della propria dimora. A Gaeta il contenzioso ha riguardato il permettere a gatti di proprietà di introdursi nell’appartamento e nel garage del vicino, così come dar da mangiare ai gatti randagi collocando ciotole di cibo all’interno del garage ” sì da attirare sul posto una gran quantità di gatti che, circolando poi liberamente, si introducevano all’interno della proprietà degli appellanti”. Se sulla prima condotta non ci sono state testimonianze, nella seconda sì: i testi hanno riferito di gatti “sporchi e malconci” che si adagiano sull’autovettura e raggiungono la terrazza e l’appartemento di proprietà. In questo caso, la Corte ritiene che si configuri “oggettivamente turbativa del libero godimento dell’appartamenteo e relative pertinenze degli appellanti. Questi ultimi, infatti sono costretti a tenere le finestre chiuse per evitare che gli animali si introducano all’interno, ovvero possono vedere sporcata la loro autovettura dai gatti che salgono sopra, con evidente limitazione nell’esercizio del loro possesso”. La Corte ravvisa anche animus turbandi, perchè i responsabili della condotta erano perfettamente a conoscenza del disagio che arrecavano. La massima – Deve essere inibita al singolo proprietario esclusivo dell’immobile condominiale la turbativa del possesso costituita dalla condotta consistente nel lasciare ciotole piene di cibo destinati ai gatti randagi del circondario che ha la conseguenza di far circolare i felini nell’intero fabbricato al quale hanno accesso dal garage di un altro condomino dovendosi ritenere che detta condotta, pur costituendo un’attività lecita perché non vietata dal regolamento condominiale, oltre che animata da apprezzabile intenzioni e da condivisibile amore per gli animali, si risolve comunque in una molestia possessoria ai danni del vicino costretto a chiudere le finestre di casa per evitare contatti con i felini. (Corte d’Appello di Roma, sezione Quarta, del 09-04-2013)
(da anmvioggi.it)