(Foto servizio e video di Enzo Lacopo)
GIOIOSA IONICA – <<Vogliamo capire il motivo per il quale nostro figlio Marco non può frequentare la scuola superiore>>. A porsi tale quesito sono i signori Lucia e Renato Barbiero, soci della nostra associazione e genitori di Marco, ragazzo diciottenne con sindrome di down. La vicenda appare paradossale: Marco esce dalla scuola secondaria di I grado e, nonostante la richiesta avanzata dai genitori, non viene iscritto alla secondaria c/o il (Liceo Scientifico di Gioiosa Jonica).
Pare che il motivo sia da individuare nel fatto che abbia già compiuto i 18 anni. Ma la legge 104/92, recante disposizioni in materia di assistenza, integrazione sociale e tutela dei diritti delle persone handicappate, all’art. 12 comma 1 non recita testualmente che <<E’ garantito il diritto all’educazione e all’istruzione della persona handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie?>>. Né, lo diciamo fin da subito per sgomberare ogni equivoco, ci convince l’ipotesi che egli possa frequentare i corsi serali per adulti. Con tutto il rispetto per questa forma di studio, ci appare una scelta discriminatoria e penalizzante. Ricordiamo anche che sull’argomento si è espressa più volte la Corte Costituzionale. Tra l’altro, la sentenza n° 215/87 ha sancito il diritto pieno ed incondizionato, NEPPURE DA LIMITI DI ETA’, degli alunni con disabilità a frequentare regolarmente la scuola superiore mantenendo tutti i diritti. Per noi genitori di bambini con handicap non si finisce mai di dover soffrire. I principi di integrazione scolastica previsti dalla Legge 104, sono solo belle parole scritte sulla carta. Lucia e Renato non intendono puntare il dito (attraverso la nostra associazione costituita due anni fa da genitori indignati), contro singole persone. Non è di questo che si tratta, avendo ricevuto attenzione e solidarietà dalla dirigente Fiaschè prima e dal nuovo dirigente Fazzolari ora, così come dalle loro collaboratrici di plesso. Allo stesso tempo, non si tratta di capire se alla scuola media vi siano responsabilità, se non altro di natura etico-morale, per aver trattenuto Marco fin oltre il diciottesimo anno di età. No, si tratta invece di prendere atto che la scuola, intesa come istituzione, fa acqua da tutte le parti quando si tratta di inserimento, inclusione ed integrazione dei ragazzi con handicap. Hai voglia ad organizzare iniziative e convegni, la realtà è ben diversa da quanto si vuole rappresentare a parole. Come genitori siamo stanchi di girare a vuoto come trottole. Chiediamo di avere una interlocuzione con qualcuno che sia in grado di spiegarci come stanno le cose e che sia, soprattutto, disponibile ad ascoltarci. Non è possibile che la nostra esistenza sia una mortificazione continua. Chiediamo con forza che Marco Barbiero possa frequentare il primo anno di Liceo. Finché ciò non avverrà avvieremo eclatanti azioni di protesta, che ci porteranno ad incatenarci ad oltranza al cancello della scuola.
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