di Lorenzo Fascì*
Sono fermo alla Stazione di Firenze sul Treno che dovrebbe portarmi _ dopo 12 ore di viaggio – a Reggio Calabria. Già perché – è noto – per percorrere un chilometro da Roma verso nord è sufficiente metà del tempo necessario per percorrere la stessa distanza da Roma a Reggio Calabria.
È noto anche che i treni che portano i viaggiatori meridionali sono di fine Ottocento. È noto, ma ormai nessuno protesta, che i cittadini meridionali non trovano da anni istituzioni capaci di rappresentanza adeguata.
Da un po’ di tempo la situazione -ove possibile – è peggiorata. I treni accumulano ritardi incredibili.
Il treno su cui viaggio è partito con 45 minuti di ritardo. Quello prima con 100 minuti.
Il treno (che porta viaggiatori al Sud) ha dovuto dare precedenza al treno delle Ferrovie private, ai regionali (cosa mai vista) è solo dopo la Centrale Operativa ha dato il via al povero treno del sud!
È nessuna delle istituzioni calabresi vede o sente le lamentele dei viaggiatori calabresi.
È normale tutto ciò? è consentito in uno stato che si definisce moderno avere dei treni vecchi di un secolo?
È consentito ad una Regione che ospita le OMECA che costruiscono treni per mezzo mondo accettare supinamente carcasse anziché vagoni moderni come quelli costruiti dai calabresi nelle OMECA?
E soprattutto è consentito ad uno stato democratico fondato sulla costituzione più avanzata in termini di eguaglianza e democrazia consentire quello che è successo oggi è che probabilmente succede tutti i giorni nella ignavia dei gruppi dirigenti del sud che pure siedono in gran numero in Parlamento ed addirittura nel Governo?
Ecco cosa è la “Questione Meridionale”!
No. Noi non ci stiamo e chiediamo pubblicamente alle deputazioni calabresi in Parlamento, al Ministro degli Interni (al quale qualcuno farebbe bene a ricordare che ha radici calabresi e reggine) Marco Minniti, e soprattutto al Presidente della Giunta regionale ed al Presidente della Città metropolitana di alzare la voce e prendere posizione a tutela dei giusti diritti dei reggini e dei calabresi prevaricati anche nei servizi che dovrebbero essere erogati in misura uguale in tutto il territorio nazionale e non lo sono. Ci domandiamo: a che servono queste istituzioni se non tutelano i cittadini che li hanno eletti come rappresentanti ed addirittura non garantiscono nemmeno i principi costituzionali basilari come quello dell’uguaglianza è violano il principio cogente che obbliga i rappresentanti dello Stato a rimuovere ogni ostacolo in tal senso (art. 3, c. 2 Costituzione)?
Il PCI è rinato per dare voce e forza a chi è prevaricati ed a pretendere dalle istituzioni il rispetto dei valori fondamentali dello Stato ed in questo senso ogni volta che riscontriamo una disuguaglianza alziamo la voce e protestiamo con forza e tenacia.
*(Segretario Regionale PCI Calabria)