di Gianluca Albanese
LOCRI – «In questi lunghi tredici anni Locri non ti ha capita. Nè la gente, né le istituzioni e nemmeno la chiesa. Oggi ti deve delle scuse». Quando don Giuseppe Maria Zurzolo pronuncia queste parole, nel corso dell’omelia durante la messa per il tredicesimo anniversario della morte di Massimiliano Carbone, si rivolge direttamente a mamma Liliana, seduta in prima fila accanto al marito e al figlio Davide.
Quelle del parroco della cappella dell’ospedale di Locri sono parole forti, di resipiscenza ma anche di esortazione alla comunità «Per troppo tempo vittima – ha detto il sacerdote – della cultura del mormorio e che ha lasciato Liliana da sola, a condividere il dolore per la tragica scomparsa di un figlio buono e generoso insieme ai familiari e agli amici. Non serve molto per mostrare vicinanza: bastano dieci minuti del proprio tempo per dialogare con Liliana, offrirle una spalla su cui piangere e una mano per proseguire il suo cammino verso la verità che non può e non deve affrontare da sola».
Il luogo scelto per la celebrazione di stamani – data che coincide col compleanno di Liliana Esposito Carbone – non è casuale. Ogni anno la messa per l’anniversario si celebra qui perché qui, come ha ricordato don Giuseppe «Massimiliano ricevette la prima comunione e qui aiutò concretamente il prossimo da donatore di sangue e da ragazzo generoso e capace di slanci di altruismo di cui nemmeno sua madre era al corrente, perché compiuti nella massima riservatezza e delicatezza».
Presenti il padre del piccolo Gianluca Canonico, ucciso a soli dieci anni, la moglie il figlio dell’ex vicepresidente del consiglio regionale Franco Fortugno e la figlia del fotografo bovalinese Lollò Cartisano, don Zurzolo ha inteso ricordare il valore della memoria delle vittime di mafia, elogiando «L’impegno di don Luigi Ciotti e di Libera, che hanno portato casi come quello dell’omicidio di Massimiliano Carbone alla ribalta nazionale, mettendo in rete il dolore di molte vittime di mafia».
Nel prendere la parola dopo aver recitato una preghiera ricca di significati, Liliana Esposito Carbone ha inteso ringraziare tutti i presenti, ricordando, oltre ai già citati Gianluca Canonico, Franco Fortugno e Lollò Cartisano, «Quell’esemplare padre di famiglia che fu Fortunato Correale», il meccanico ucciso dalla ‘ndrangheta di Locri.
Liliana ha ricordato il dolore condiviso col marito e gli altri figli Irene e Davide, spiegando che «Il nome di Massimiliano fu scelto in onore di San Massimiliano Kolbe, martire della carità, la cui frase riportata nel manifesto celebrativo dell’anniversario di quest’anno, ovvero “Alcuni non cercano la verità perché hanno paura di trovarla” rappresenta l’essenza del contenuto del dialogo con mio figlio».
Tra i numerosi presenti alla funzione religiosa, celebrata nella moderna e accogliente cappella del nosocomio, anche Pino Mammoliti, avvocato e sostenitore della prima ora della causa di Liliana Esposito Carbone.