di Antonella Scabellone
SIDERNO- Un calabrese innamorato della sua terra. Un “intellettuale terrone” che racconta del sud senza pregiudizi, invitando i giovani a rimanere “perché qui, nonostante le brutture, il degrado, i disservizi e una certa dose di inciviltà, resistono cose e valori difficili da trovare altrove. Come il senso della famiglia, lo spirito d’ accoglienza e quello di appartenenza” . Questo, in sintesi, il messaggio, che Mimmo Gangemi ha lanciato agli alunni dell’Ipsia di Siderno lunedì 23 ottobre, al termine dell’incontro-dibattito programmato nell’ambito del progetto “Libriamoci-Giornate di Letture nelle Scuole”.
L’ingegnere, originario di Santa Caterina D’Aspromonte, considerato uno dei migliori narratori contemporanei nazionali, diventato famoso con “Il Giudice Meschino” (finalista al premio Bancarella e ispiratore della omonima mini-serie tv con protagonista Luca Zingaretti), ha presentato agli studenti il suo noto romanzo “La Signora di Ellis Island” (Ed.Einaudi-2011), una storia di emigrazione tra l’Italia e l’America che abbraccia tre generazioni.
Accolto e introdotto dal dirigente scolastico Gaetano Pedullà e dalla professoressa Margherita Milanesio, che hanno fatto gli onori di casa insieme al sindaco Pietro Fuda e all’assessore comunale alla cultura Ercole Macri, Gangemi ha rapito, con il realismo e la prorompenza della sua vena narrativa, il giovane pubblico di studenti a cui ha spiegato, attraverso alcuni episodi, il senso del suo libro, che racconta la storia romanzata della sua famiglia dagli inizi del 900 agli anni 70. Perché un ingegnere scrive romanzi? “Per staccare dal quotidiano-ha chiarito rispondendo alla prima, scontata domanda.- Per me scrivere è una esperienza emotiva bellissima, uno sfogo, un modo di esprimermi”.
“La Signora di Ellis Island” è una saga familiare ricostruita partendo dai racconti ascoltati intorno al braciere, che inizia con il viaggio di nonno Giuseppe, contadino d’Aspromonte che nel 1902 lascia ventenne la sua terra per raggiungere la lontana America. Vecchie foto trovate per caso infondo ad un cassetto diranno che è stato un minatore, dopo essere sbarcato, come milioni d’emigranti, sull’isolotto di Ellis Island, a un passo da Manhattan. Li Giuseppe era stato respinto alla visita di controllo. Ma nella attesa d’essere rimesso sulla nave e rispedito in Italia, gli era comparsa una donna vestita di celeste, con un bambino in braccio, che ha cambiato il suo destino aprendogli le porte del Nuovo Continente. “Da qui il titolo del libro che, a dispetto della sua mole (circa 600 pagine, tante da poterne fare due romanzi), si legge tutto d’un fiato” ha sottolineato la relatrice, la professoressa Margherita Milanesio.
Un libro che- come ha aggiunto il dirigente Pedullà- approfondisce il tema dell’ emigrazione come pochi in epoca contemporanea, facendo rivivere luoghi e periodi storici diversi attraverso un realismo impressionante.
Durante il dibattito che è seguito Gangemi è tornato sulla sua idea del sud, e della Calabria in particolare, “vittima di pregiudizi difficili da smantellare, dove la minaccia non è solo la criminalità, ma la crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni”.
Il romanzo, al contrario, vuole rivalutare l’immagine di una terra sempre più maltrattata, attraverso un racconto che questa volta non narra di ‘ndrangheta ma di valori, ideali, riscatto.
“Nel mio libro ho parlato di personaggi positivi- ha concluso Gangemi-che appartengono a una generazione, quella di mio nonno, non scolarizzata, ma eccezionale, capace, con il suo coraggio, di cambiare il proprio destino e quello delle generazioni successive, pur essendo composta per lo più da modesti braccianti”. E poi, rivolto ai giovani: “Spero che voi siate quelle nuove generazioni che decidono di rimanere al sud per costruire un mondo migliore. Anche io ho deciso di rimanere qui, perché appartengo a questa terra, ne riconosco le tante positvità e cerco di lottare ogni giorno contro le cose negative che purtroppo esistono”.
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