di Gianluca Albanese
BENESTARE – Chissà quanti pensieri attraverseranno in queste ore la mente del sindaco Rosario Rocca. Rabbia, sconcerto, delusione e quant’altro. Noi di Lente Locale vogliamo esprimergli tutta la sincera vicinanza in un momento difficilissimo come questo e spiegare ai nostri lettori che l’attentato ai suoi danni forse è ancora più grave di quelli ai quali siamo, ormai tristemente, abituati da queste parti.
L’intimidazione al sindaco di Benestare, infatti, non colpisce solo un sindaco, un’amministrazione o una comunità cittadina. E’ un attacco all’altra Locride possibile, a quella generazione di giovani amministratori che, dopo aver maturato esperienze di vita in altri posti d’Italia ha deciso di tornare qui e impegnarsi per la propria gente, convinta, con quell’entusiasmo tipico dell’età verde e un pizzico di sana incoscienza che sta alla base di ogni sogno ribelle, che impegnarsi per cambiare in meglio le cose non è tempo perso.
Correva l’anno 2009 quando Rosario Rocca, di ritorno da Torino, decise di candidarsi a sindaco a capo di una lista composta quasi esclusivamente da giovani. Si candidò contro suo cugino Rosario Macrì. Rosario contro Rosario, cugino contro cugino. Una sfida come tante in una comunità cittadina composta da poche centinaia di abitanti nel cuore della Locride. Rocca il sinistrorso contro Macrì il moderato. Vinse il primo, in un paese che, pur essendo a ridosso di centri balzati alle cronache come paesi ad alta densità mafiosa, diede l’idea per i primi anni di amministrazione, di essere un’isola felice. Benestare la rossa, Benestare la città amministrata da giovani, Benestare come risposta della “sponda Sud” della Locride alla ventata di novità che arrivava, dalla zona Nord, dalla Riace di Mimmo Lucano e dalla Monasterace di Maria Lanzetta. Rocca, il sindaco 31enne era la novità più fresca. Rocca l’antesignano di quella classe dirigente fatta di 30-40enni che rinnovano la politica, un lustro prima dei vari Fuda, Calabrese e (con tutta probabilità) Vestito.
Benestare che non fu più una sorta di paese cuscinetto tra l’Aspromonte e i centri costieri ma un comune amministrato con delle precise peculiarità: la costituzione di parte civile dell’Ente nei processi di ‘ndrangheta, i primi progetti di accoglienza sostenibili, i programmi di sfruttamento della risorsa costituita dal gesso, la lotta alla dispersione scolastica e i danni della riforma Gelmini.
Poi, però, arrivarono le difficoltà, di fronte alle quali il giovane sindaco reagì sempre con stoica fermezza: l’attentato alla sorella Antonella a al parroco don Rigo. Due macchine bruciate nello spazio di poche settimane. Ma c’è qualcosa di più grave che va al di là dei dispetti di quattro vigliacchi, ed è il muro di gomma che tante, troppe volte, Rosario Rocca ha incontrato sulla sua strada. In un paese fuori dalle mappe della criminalità organizzata cominciano, nei mesi scorsi, a proliferare troppi episodi di microcriminalità. Rocca chiede più aiuto alle istituzioni. Vorrebbe un sistema di videosorveglianza, un presidio maggiore da parte delle forze dell’ordine, più controllo del territorio. Tutte richieste rimaste, in larga parte inevase. E allora se conosciamo bene il sindaco Rocca potrebbe essere proprio questo muro di gomma l’ostacolo insormontabile alla vigilia delle nuove elezioni comunali. E tutti, dobbiamo fare qualcosa affinchè questo non induca il primo cittadino di Benestare a considerare irrevocabili le sue dimissioni presentate in giornata. Sarebbe una sconfitta di tutti. Della sua amministrazione per ora nelle mani del vicesindaco Mantegna di sei anni più giovane di lui, del partito di Sel del quale Rocca è stato anche candidato alle ultime politiche dopo un’iniziale vicinanza al Pd, ma soprattutto dell’altra Locride possibile. Quella in cui Rosario Rocca, in cuor suo, crede e che oggi non lo può abbandonare.
E allora anche noi ci uniamo all’appello alle massime istituzioni: non lasciate Rosario da solo. Il suo abbandono sarebbe una sconfitta per tutti, e non è un caso che in queste ore stiano giungendo attestati di solidarietà nei suoi confronti che per numero, contenuti e provenienza partitica non hanno precedenti, almeno da queste parti. Rocca non è patrimonio di un solo partito o di un solo comune, ma di tutta la Locride, della Calabria e dell’Italia intera. E’ il sindaco dalla faccia pulita che tutti rispettano per la sua limpidezza che va al di là delle idee e dell’appartenenza partitica. E’ la speranza di una Locride migliore, più giusta e più equa, che non può essere bruciata nottetempo insieme a un’auto ridotta a un ammasso di lamiere e di cenere.