di Redazione
ROCCELLA IONICA – Dopo le proposte sul Roccella Jazz Festival, Vanessa Riitano, consigliera di minoranza, intervista in esclusiva lo scrittore Stefano Benni.
V: Lei è stato ospite tra i più ammirati da critica e pubblico al Festival Jazz di Roccella. La sua straordinaria performance è annoverata come una delle pagine più belle della storia di questa manifestazione. Quali furono le sue impressioni allora? Quali sono i suoi ricordi?
S: C’erano più di tremila spettatori, era un festival vivissimo
V: Ha saputo dei problemi legati alla gestione attuale del Festival e del fermento allarmato che si sta levando nel mondo del Jazz italiano?
S: Non ho seguito molto, per me il festival è morto già parecchi anni fa
V: È stata avanzata una concreta proposta per risollevare le sorti del RJF e riportarlo agli allori di un tempo. Ne è a conoscenza? Qual è la sua opinione in merito?
S: Ho i miei dubbi che tutto possa tornare come una volta. Comunque, sarebbe bello
V: La fortuna del RJF è sempre stata l’originalità della proposta e del format. Pensa che si possa rivedere il presente e ripensare il futuro facendo ricorso ad originali innesti e contaminazioni ed evitando dannose omologazioni?
S: Roccella è sempre stato luogo di esperimenti, ad esempio il mettere insieme attori, jazzisti, pittori. Dipenderà ovviamente, da chi lo dirigerà.
V: Per dare nuova linfa, tra esperti ed appassionati, si sta facendo strada l’idea di istituire a Roccella, nell’ambito e contigui al Festival Jazz, laboratori permanenti di studio, ricerca e sperimentazione, aperti alle avanguardie artistiche, di poesia, recitazione, danza, cinema, arti figurative ed architettura. Pensa si tratti di visioni utopiche o è possibile, nel concreto, cominciare ad intraprendere questa nuova, originale strada? Potrebbe essere una buona occasione per rivederla presto a Roccella.
S: Ripeto, ho i miei dubbi. Se si voleva salvare Roccella lo si poteva e doveva fare allora. Ci vorrebbe un rinnovamento totale e un forte interesse di tutte le istituzioni calabresi. Mi sembra un cambiamento molto difficile, ma se accadesse ne sarei felice.
V: Lei è stato protagonista, nel 2015, di una clamorosa protesta nei confronti del governo Renzi per i tagli alla Cultura. La nuova legge sullo spettacolo, appena approvata, prevede un corposo aumento per il Fondo Unico per lo Spettacolo. Qual è il suo giudizio in merito?
S: Niente di clamoroso, il mio era un semplice rifiuto all’ipocrisia di far festa quando non c’era nulla da festeggiare. Sono contento se verranno dati soldi alla cultura. Ma non nel solito modo, il novanta per cento a chi li ha già, agli enti lirici, ai teatri stabili, al cinema romanocentrico, a festival mondani. E il dieci per cento a chi ne ha davvero bisogno.
Se i soldi andranno a piccole, serie, originali realtà culturali, sarà un cambiamento che approverò con entusiasmo. Ma basta soldi agli amici degli amici.