di Gianluca Albanese (foto e video di Enzo Lacopo)
BENESTARE – «Non ritiro le dimissioni perché non voglio subire l’umiliazione di rappresentare su questo territorio uno Stato che non c’è. La mia scelta è dolorosa ma necessaria. E non è una scelta personale, ma politica».
Benestare, ora di pranzo. All’anfiteatro antistante la scuola va in scena l’ultimo atto da sindaco di Rosario Rocca, 35 anni di cui l’ultimo lustro trascorso da sindaco, a cercare di ridare la speranza a una comunità cittadina che ha voglia di un futuro migliore. Una speranza che però si è scontrata non solo con gli atti di microcriminalità (ultimo, in ordine di tempo, il rogo dell’auto del sindaco) ma soprattutto col muro di gomma di quella che lo stesso Rocca ha definito «L’indifferenza e l’assenza delle istituzioni sovracomunali e della burocrazia reazionaria».
Nessun colpo di scena, dunque, al termine del consiglio comunale aperto di stamattina durato più di tre ore e, al termine del quale, Rocca non ha compiuto alcun passo indietro rispetto alla decisione assunta poche ore dopo l’ultimo atto intimidatorio subito. Quando parla non vola una mosca, e l’atmosfera è di mestizia e preoccupazione per il futuro democratico di questa terra. Un clima grigio come il cielo di inizio ottobre, che cozza con la festa patronale, i suoi botti e la banda che suona appena qualche tornante più in là. Nessun colpo di scena o trovata a sopresa, nemmeno da parte della “Iena” Giulio Golia, che insieme al suo operatore di ripresa segue pazientemente, e defilato, i lavori del Consiglio, realizzando le sue interviste solo dopo la fine dell’assemblea.
Il cielo plumbeo concede quel minimo di tregua che serve per far svolgere i lavori all’aperto. I consiglieri sono seduti al tavolo con la tovaglia azzurra. Di fronte molti colleghi sindaci e i consiglieri regionali Pietro Crinò e Candeloro Imbalzano. In gradinata molti esponenti locali dei principali partiti politici e, a pochi metri dal palco, il camper dell’associazione “Liberi di ricominciare”. Tanta gente comune, tanti cittadini. Nessun parlamentare, però. Nè della deputazione calabrese, che era stata invitata al Consiglio dal presidente dell’assemblea di AssoComuni Giorgio Imperitura, né tantomeno leader politici nazionali. Nemmeno di Sinistra Ecologia e Libertà, il partito di cui Rocca è tra i massimi esponenti a livello provinciale. Non c’è Nichi Vendola e nemmeno Gennaro Migliore. La stessa presidente della Camera Laura Boldrini viene citata da Rocca solo per le telefonate da questa fatta per cercare di convincerlo a stare al suo posto, ma non è presente nemmeno lei.
IL CONSIGLIO DI BENESTARE
In apertura dei lavori, il presidente Daniele Nastasi va subito dritto al punto. «La sofferenza – ha detto – è quella di non trovare delle soluzioni e questo tocca allo Stato. La protesta non è solo nei confronti di quattro balordi ma contro le carenze dello Stato. Esiste un vuoto e i cittadini di Benestare lo stanno subendo». Quindi, si sono registrati gli interventi di alcuni consiglieri comunali, di maggioranza e di opposizione, che con diverse sfumature, hanno comunque invitato il sindaco a rivedere la sua decisione e a rimanere al suo posto. Lo hanno fatto Portolesi e Garreffa e lo ha fatto Filippo Musolino, che ha aggiunto che «La scelta di Rosario sarà la mia scelta ma non tollero gli avvoltoi che hanno già decretato la fine della lista “Vivere Benestare” che invece è più viva che mai», mentre il leader dell’opposizione Vincenzo Rocca, sindaco in carica dieci anni e predecessore di Rosario Rocca, dopo aver ricordato che anche sotto la sua amministrazione si sono registrati alcuni atti intimidatori ha riconosciuto alla maggioranza consiliare il diritto di continuare ad amministrare in quanto legittimata dal consenso popolare».
IL VICESINDACO MANTEGNA
Premette che non vuole parlare da vicesindaco ma da uomo, da cittadino, da giovane che crede in un sogno. In apertura d’intervento, il giovane avvocato rivolge il primo pensiero a chi è rimasto vittima di una sciagura nemmeno troppo lontana. «Esprimo la mia personale solidarietà – ha detto – al sindaco diLampedusa, ai suoi abitanti e ai 155 superstiti della tragedia. Noi da quasi tre anni abbiamo una struttura di accoglienza e siamo già pronti ad accogliere nuovi migranti. La mia solidarietà va solo allo Stato perché ne ha bisogno. Rosario è forte, ha coraggio da vendere e non ha bisogno di particolari dimostrazioni di solidarietà». Una provocazione che Mantegna tiene a suffragare con una serie di ragioni: «Tagli e miopie dello Stato sono all’ordine del giorno. L’organico delle forze dell’ordine e’ insufficiente. Pensate a una pattuglia di carabinieri che da Natile vecchio deve venire a Benestare, così come spesso non c’è tempo e modo per garantire il normale svolgimento delle udienze al tribunale di Locri. Idem sui trasporti: hanno ulteriormente tagliato i treni a lunga percorrenza nonostante le nostre manifestazioni. Non è vero che i soldi non ci sono: per comprare gli F35 li trovano sempre. Così come per la Tav. Voglio ringraziare il comandante delle stazione dei Carabnieri di Careri: sono degli autentici servitori dello Stato ma con queste carenze dell’organico non ce la possono fare a condurre azioni investigative pronte e incisive». Da una provocazione all’altra. «Se lo Stato ci facesse una strada – ha detto Mantegna – noi saremmo disposti a farci espropriare i terreni gratis». E una breve carrellata sui risultati prodotti da questa amministrazione. «Noi – ha proseguito il vicesindaco – siamo dei volontari della politica ma nonostante tutto abbiamo adottato importanti atti deliberativi: costituzione di parte civile nei processi di mafia e trasferimento degli appalti alla Suap, abbiamo rotto i rapporti con le ditte prive dei certificati antimafia». Prima dell’appello finale al primo cittadino. «Abbiamo cercato – ha detto Mantegna – di costruire tanto, e ora chiedo a Rosario di ripensarci e a riprendere la nostra corsa, specie per i giovani di Benestare che hanno deciso di non scappare da questo paese. Non possiamo darla vinta all’antistato».
LA LETTERA DEGLI ALUNNI DELLA SCUOLA
Uno dei momenti più toccanti è stato quello in cui un’alunna delle scuole primarie, ha letto, con espressione, scioltezza e padronanza di linguaggio, una lettera che i bambini hanno scritto al loro sindaco per invitarlo a non dimettersi. «Ti chiediamo di non arrenderti – è scritto in uno dei passaggi fondamentali della lettera – perché c’è bisogno di persone oneste e di sani principi
GLI ALTRI RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI
Pietro Crinò, nel riconoscere la qualità personali e politiche di Rocca, definendolo «Persona onesta e per bene sempre in prima fila per gli interessi del territorio», ammette che «Quando un giovane amministratore decide di dimettersi siamo arrivati a un punto di non ritorno. Le sue dimissioni – ha detto – sono una sconfitta di tutta la Calabria e non solo di Benestare», citando, in chiusura d’intervento, papa Francesco: «Non dobbiamo darla vinta ha detto – alla globalizzazione dell’indifferenza».
Candeloro Imbalzano, dal canto suo, nel definire la sua presenza «non solo rituale» ha concluso dicendo che «Come consigliere regionale prometto maggiore attenzione per questo territorio in sinergia con gli amministratori».
Giorgio Imperitura, col sottofondo involontario della marcia di Radetsky eseguita dalla banda nelle strade vicine, ha parlato a nome dei sindaci della Locride. «Non so – ha detto, rivolgendosi a Rocca – se consigliarti di ritirare le dimissioni perché i sindaci non possono fare i masanielli che poi, spenti i riflettori, tornano alle loro difficoltà giornaliere. D’altronde, se ti dimetti è una sconfitta per la democrazia. Saremo sempre con te qualsiasi decisione prenderai».
Il sindaco di Bianco Scordino, più avanti, ha invocato uno Stato più forte e con maggiore capacità repressiva.
IL DIBATTITO
Dopo il vicedirettore del Corsecom Decio Tortora, che ha preannunciato la riunione di lunedì alle 19 all’hotel President in cui si discuterà in maniera operativa di molti spunti emersi nel corso del consiglio, si sono registrati tre interventi che hanno registrato il consenso maggiore, misurato negli scroscianti applausi del pubblico presente.
Per “Liberi di Ricominciare” ha parlato Rosario Sergi, già candidato sindaco di Platì. «Il sindaco – ha premesso – deve tenere duro per tutto il territorio ma non lo può fare da solo perché tutti i cittadini devono essere con lui nei fatti e non solo a parole. Resistere è un atto dovuto al territorio. Parlo a nome di Liberi di Ricominiciare. Non si combatte il malaffare solo con la repressione. I politici nostri sono deboli e sembrano più equilibristi che politici. Vengono a chiedere i voti a fari spenti, quando la loro presenza serve alla luce del sole. Si devono fare da parte i politici inadeguati – ha ribadito tra il clamore crescente degli applausi – e non gli amministratori onesti come Rosario Rocca».
Senza peli sulla lingua Maria Grazia Messineo, che ha guardato fisso negli occhi, durante il suo intervento, i rappresentanti istituzionali presenti; in particolare Giorgio Imperitura, al quale si è rivolta direttamente. «La solidarietà che proviene dal mondo politico – ha detto l’esponente del Centro Studi Lazzati – ha il sapore di retorica celebrativa e la gente della Locride si trova a subire una doppia umiliazione: quella della violenza e quella delle promesse disattese da parte della politica. Il sindaco non è il primo cittadino: e’ l’ultimo. È come il padre di famiglia che la sera deve rimboccare le coperte ai figlie e non va lasciato solo». Quindi, la replica diretta alle parole di Imperitura: «quando non si sa come consigliare – ha detto la Messineo – è un segnale di resa. Tutti i sindaci dovrebbero rimettere la fascia, specie quelli che dicono che è impossibile amministrare e puntualmente si ripresentano a ogni tornata elettorale utile».
Mimmo Nasone di Libera ha aggiunto che «Più che solidarietà ci vuole oggi un impegno di responsabilità. Fare un passo indietro per uno come Rocca farebbe fare un passo avanti al malaffare. Dobbiamo fare fare un passo indietro alla mafia perché tutti sappiamo dove abitano e che fanno i mafiosi».
Franco Blefari ha recitato una poesia scritta per l’occasione e dedicata al sindaco, mentre ulteriori inviti a rimanere in sella sono giunti a Rosario Rocca dal vicesindaco di Gioiosa Ionica Maurizio Zavaglia e dal consigliere comunale di Locri Pino Mammoliti, che nel suo intervento ha ricordato che «E’ il 111′ consiglio comunale aperto nella Locride dall’uccisione di Rocco Gatto ai giorni nostri. Io ho subito sei attentati e sono primatista in questo. Rocca deve dare risposte concrete alla bambina che ha letto la lettera. Non deve fare lo Schettino ma Ulisse che non si è fatto incantare dalle sirene siano esse vanità di certa antimafia». Quindi, Mammoliti ha concluso intravedendo segnali di speranza e prospettive per uscire dal difficile momento. «Le parole di papa Francesco, il ripristino del Mattarellum e la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti sono segnali importanti da non sottovalutare. Quindi – ha concluso – dobbiamo subito chiedere al prefetto a che punto è la cronomappa per uscire dalla disperazione da qui a sette mesi».
LE CONCLUSIONI DI ROCCA
Molte le analogie del suo intervento con quelle del suo vice Mantegna. Un discorso di pancia e di cuore, più che di cervello. Aperto da un pensiero per le vittime di Lampedusa.
«Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi – ha detto Rocca – e in questi giorni ho riflettuto molto pensando a tutti i miei compaesani: alle vecchiette che hanno subito furti, alle auto bruciate che sono state tante, e al clima pesante che c’è a Benestare.Quando si percepisce la distanza delle istituzioni superiori, il loro tragico assenteismo si getta la fascia sul tavolo».
Quindi, una lunga serie di accuse riguardanti contestate assenze e omissioni da parte di chi avrebbe dovuto, a suo dire, agevolare la vita amministrativa del paese, piuttosto che ostacolarla. Accuse che non risparmiano nessuno, e che vengono inframmezzate con l’elenco dei risultati della sua amministrazione.
«Quante volte – ha detto il sindaco dimissionario – abbiamo denunciato questo stato di cose in prefettura… I vertici provinciali delle forze dell’ordine hanno minimizzato il problema, lo hanno trascurato. Mi hanno detto che i furti fanno parte degli standard negativi del territorio. Da Roma mi chiamano per dirmi di non mollare. Non siamo degli eroi anche se la ‘ndrangheta l’abbiamo combattuta con i fatti. Abbiamo cercato di dare speranza alla gente. Ma poi l’isolamemto e l’abbandono hanno pervaso tutti i campi della vita pubblica. Non abbiamo degli strumenti per amministrare. Non ritiro le dimissioni perché non voglio subire l’umiliazione di rappresentare su questo territorio uno stato che non c’è. La mia scelta è dolorosa ma necessaria. Anche la Provincia – ha detto Rocca – è stata assente da questo territorio. Non posso litigare con la Provincia e i suoi tecnici per una buca in mezzo alla strada o una frana.
Ho sempre denunciato tutto e ora non ritiro le dimissioni non per scappare altrove.
Incontrerò il prefetto lunedì e gli riporterò quello che gli ho sempre detto, denunciando anche tutte le responsabilità. Non possiamo accettare che i sindaci siano solo gli esattori dello Stato. Troppi morti di mafia non hanno trovato giustizia. Non possiamo accettare di essere considerati come l’ultima ruota del carro».
Dicevamo dei risultati della sua amministrazione. Rocca li riepiloga per sommi capi. «Chiedo ai miei cittadini di capire la mia scelta. È un atto politico estremo di denuncia. Qui la democrazia è stata barbaramente sospesa dallo Stato. Con queste dimissioni non smetterò di esser partigiano. Chiedo alla maggioranza consiliare di stare vicina alla gente e studiare insieme un percorso per dare continuità a questa esperienza amministrativa, visto che Benestare dovrà avere il suo teatro, i suoi centri di aggregazione, il wi-fi, le fogne, i centri sportivi e tutto quello che avrà grazie a noi che abbiamo partecipato a tutti i bandi, compresi quelli comunitari».
E’ solo un breve intermezzo, perchè le accuse non sono finite. Anzi.
«Se arriva il commissario, come arriverà, bisognerà rimanere impegnati e combattere contro il malaffare ma anche – ha detto Rocca – la burocrazia reazionaria presente negli uffici sovracomunali in preda allo spreco e ai ritardi oltre che ai rimpalli di competenze e responsabilità. La burocrazia reazionaria rappresenta il cancro di questo paese. Non è solo la ‘ndrangheta il problema. Le risposte disattese ai miei cittadini dipendono solamente da queste lungaggini burocratiche. Da cittadini posso denunciare certe cose che da sindaco forse non posso denunciare perché ci troviamo quando indossiamo la fascia tricolore, a dover difendere l’indifendibile.
I bambini che mi hanno chiesto di non dimettermi ha aggiunto il sindaco – sono considerati dei numeri dal Miur. Chiudono le classi perché non raggiungono i numeri e non possiamo assecondare queste corbellerie. Ho spiegato alla Boldrini le mie ragioni, così come al numero esiguo di parlamentari che mi hanno espresso solidarietà. Hanno fatto alcune interrogazioni parlamentari e mi auguro che tutto questo porti a porre l’attenzione su questo territorio. Se lascio è perché voglio che i miei figli crescano orgogliosi di essere calabresi. Lascio perché altrimenti non succederebbe nulla e un’ennesima delusione sarebbe intollerabile per i miei cittadini. La politica – ha concluso Rocca – ha dimenticato una parola: la speranza»
NEL VIDEO DEL NOSTRO ENZO LACOPO, LA PARTECIPAZIONE DELLE IENE AI LAVORI DEL CONSIGLIO:
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QUESTO, INVECE, E’ IL VIDEO INTEGRALE DELLA SEDUTA, REALIZZATO DA ENZO LACOPO:
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