CAULONIA – «Trasformiamo le cucine dei palazzi gentilizi restaurati grazie ai fondi dell’Unione Europea, in parchi culinari o biblioteche della cultura gastronomica, organizzando contestualmente eventi a pagamento in cui il ruolo di protagonista lo rivestono le nostre anziane cuoche, fedeli custodi della tradizione gastronomica calabrese».
Pinuccio Alia, ristoratore di Castrovillari, ha arricchito la presentazione del suo libro “Tracce di cucina in Calabria”, che ah avuto luogo giovedì pomeriggio alla Casa della Cultura e delle Tradizioni Popolari del delizioso centro storico locrideo, con una vera e propria piattaforma programmatica per valorizzare la cucina calabrese e tutto l’indotto che attorno a essa ruota.
Introdotto dall’animatrice del movimento letterario “MAG La ladra di libri”, Maria Antonella Gozzi (organizzatrice dell’evento, col supporto della casa editrice “Città del Sole” e il patrocinio del Comune di Caulonia), Alia ha stabilito subito il giusto feeling col pubblico, che ha ascoltato con grande attenzione il suo intervento e le risposte alle domande della moderatrice, apprezzando la sua schiettezza e il suo carattere, forte come i sapori dei cibi della nostra tradizione culinaria.
Una sfida, quella di Alia che il sindaco Caterina Belcastro ha detto di voler cogliere, ricordando, altresì come domenica 26 s’inaugurerà nell’antica Castelvetere il progetto di “Albergo diffuso”.
Tra i relatori, seduti a un tavolo in cui hanno fatto bella mostra di sé due ceste di agrumi tipici di Caulonia a marchio De.Co., che hanno impreziosito l’allestimento e profumato la sala, anche il vice presidente dell’Associazione Italiana dei Sommelier Pierfrancesco Multari, che ha sottolineato la crescita della qualità dei vitigni e dei vini calabresi, soffermandosi in particolare sul vino che è stato degustato a fine serata, ovvero il “Kaulòs” prodotto dall’azienda agricola “Oppedisano” di Caulonia, definito «Un concentrato di zuccheri ma anche di acidi che racchiude due tra i principali vitigni della nostra regione: 60% di nerello, tipico della provincia di Reggio, e 40% di Magliocco, di estrazione cosentina».
E se la degustazione è stata assai apprezzata dai presenti, altrettanto gradimento hanno avuto gli interventi del pubblico, tra cui quello del vice sindaco Domenico Campisi, e dell’editrice Antonella Cuzzocrea. Il giornalista enogastronomici e sportivo Emilio Lupis ha offerto la propria testimonianza di studente partecipante a un master tenuto qualche anno fa alla rivista Gambero Rosso «Nel quale purtroppo non venne fuori una grande considerazione del patrimonio enogastronomico calabrese e della nostra cucina considerata troppo “arcaica”. Credo piuttosto – ha proseguito Lupis – che la Calabria debba emanciparsi da questi pregiudizi, puntando proprio sulla tradizione culinaria».
Tra i tanti temi trattati, anche l’esigenza, evidenziata da Alia, (che da anni cura una rubrica sul “Quotidiano del Sud”) di creare un disciplinare capace di uniformare il modo e i criteri di produzione della soppressata.