di Gianluca Albanese
MARINA DI GIOIOSA IONICA – Avvertenza per i futuri consiglieri e assessori comunali della Locride: non fatevi vedere ai tornei di calcetto estivi, specie se sono intitolati alla memoria di un giovane dal cognome ingombrante prematuramente scomparso. Rischierete di essere citati nella relazione del Ministro dell’Interno al Presidente della Repubblica che prelude allo scioglimento del consiglio comunale della vostra cittadina.
Sfogliando le pagine della relazione prefettizia allegata a quella del numero uno del Viminale, contenente le motivazioni dello scioglimento, infatti, cogliamo alcune curiosità. Tra queste, la partecipazione dell’ex assessore ai Lavori Pubblici e al Decoro Urbano della fu amministrazione Vestito, Francesco Lupis, segretario dell’Inter club “Giacinto Facchetti”, notato sugli spalti in occasione del memorial “Vincenzo Aquino”, qualche tempo fa.
Allo stesso, di professione ingegnere civile, viene contestato il fatto di aver svolto il suo mestiere durante il mandato amministrativo.
Ovviamente, non sono solo queste le motivazioni che hanno determinato lo scioglimento del civico consesso – il secondo consecutivo – della ridente cittadina ionica a vocazione turistica, nella quale – e questo lo sapevamo già – insistono due contrapposte consorterie criminali (gli Aquino, appunto, ma anche i Mazzaferro) di un certo spessore, nell’ambito del cosiddetto “mandamento ionico” della ‘ndrangheta.
Insomma, la presenza massiccia, opprimente e pervasiva delle due cosche di ‘ndrangheta sul territorio cittadino, secondo le motivazioni espresse dal Ministero dell’Interno e dalle sue articolazioni territoriali, avrebbe impedito il regolare svolgimento dell’attività amministrativa, tanto da rendere necessario il provvedimento.
Ma andiamo per ordine.
L’analisi della situazione cittadina prende le mosse dalle elezioni del 2013. Nulla di penalmente rilevante, ovviamente, emerge a proposito della compagine amministrativa, ma nel mirino degli organi preposti, sono i firmatari delle due liste in lizza nell’appuntamento elettorale di quattro anni fa, tanto che emerge la contiguità alle cosche locali di alcuni dei firmatari delle due liste: “Libertà è Partecipazione”, capeggiata dall’ex sindaco Domenico Vestito e “Progetto Paese” che invece sostenne la candidatura a primo cittadino di Maria Teresa Badolisani. La presenza degli stessi soggetti contigui alla ’ndrangheta sarebbe stata notata durante i comizi pre elettorali in piazza Zaleuco e nei pressi dei seggi durante le fasi di voto.
Inoltre, dalla relazione emerge che ambedue le compagini, avrebbero preso in affitto, nel periodo della campagna elettorale del 2013, per ospitare le proprie sedi, due locali di proprietà di soggetti, risultati parenti o affini di soggetti legati alle due cosche di ‘ndrangheta.
Si badi bene, però, che i legami e le frequentazioni con soggetti in odore di ‘ndrangheta sono emersi anche a carico di alcuni dipendenti comunali, alcuni dei quali gravati da precedenti di polizia. Idem per l’ex consigliere di maggioranza Domenico Zavaglia, che non ha mai ricoperto incarichi di giunta, e che si dimise nel mese di novembre del 2015, dopo aver disertato più di una seduta del consiglio comunale.
CAPITOLO APPALTI
Se la relazione evidenzia come l’ex amministrazione abbia sottoposto alla Stazione Unica Appaltante Provinciale le assegnazioni dei lavori pubblici, e abbia fatto ricorso al MEPA per le forniture di importo minore, e che avrebbe adottato rigidi criteri di rotazione nell’assegnazione degli incarichi ai professionisti inseriti nella short list comunale, si mette in risalto un subappalto da parte della ditta aggiudicatrice dei lavori di consolidamento del lungomare cittadino a un’impresa risultata poi gravata da intedittiva antimafia della Prefettura di Reggio Calabria. Alla stessa, l’amministrazione comunale non avrebbe chiesto la sussistenza dei requisiti previsti.
Idem per due stabilimenti balneari, alle quali le revoche delle licenze sarebbero state notificate con forte ritardo, tanto da permettere alle imprese che li conducono di lavorare regolarmente durante la stagione estiva.
ABUSIVISMO EDILIZIO
Due i casi più eclatanti contestati nella relazione: un capannone controllato solo tre anni dopo la trasmissione della Scia al Comune e la soprelevazione dell’hotel Miramare, che risulta essere ancora intatta, nonostante la deliberazione del consiglio comunale che ne sanciva la mancanza di utilità pubblica e la conseguente demolizione.
«Al termine del procedimento amministrativo – è scritto nella relazione – conclusosi con ordinanza di demolizione dell’immobile abusivo, alla stessa non viene dato seguito, né da parte del proprietario dell’immobile, né da parte del Comune».
BENI CONFISCATI ALLA ‘NDRANGHETA
Nel mirino del Ministero dell’Interno due immobili rurali, nei quali il vecchio proprietario continuava a curare il terreno e a coltivare ortaggi.
E se la situazione finanziaria dell’Ente è risultata comune a quella di molte amministrazioni, con scarsa capacità di riscossione delle entrate, e aggravamento della situazione dei residui attivi e passivi, viene contestato il fatto che le scelte politiche dell’ex amministrazione, se da un lato sarebbero state finalizzate ad alleggerire la pressione fiscale sui cittadini, dall’altro avrebbero determinato una progressiva riduzione della copertura dei costi del servizio idrico.
OCCUPAZIONE DEL SUOLO COMUNALE
E’ la situazione più grave tra quelle accertate dalla commissione d’accesso agli atti amministrativi, che parla di una «mancanza assoluta di gestione e controllo del settore» con conseguente mancata riscossione dei canoni dovuti della Tosap.
Fin qui i contenuti della relazione, che l’ex amministrazione comunale ha pubblicato integralmente sulla propria pagina facebook.
Non è escluso, a questo punto, un ricorso alla Giustizia amministrativa da parte dei componenti gli ex organi di governo cittadino, così come preannunciato nella conferenza stampa tenuta all’indomani dello scioglimento del civico consesso.