BIANCO – A fare fronte comune, nelle stanze della Regione, esponendo nuovamente le necessità dell’Afa-reul di Bianco, una delegazione di sindaci della Locride, fra i quali Pietro Crinò e Giuseppe Strangio e una rappresentanza del comitato genitori utenti Afa. Un incontro richiesto, al presidente del consiglio Regionale Giuseppe Scopelliti, con urgenza dal sindaco di Casignana «per far ripristinare immediatamente il servizio››. Una riunione che fino a ieri sera non prometteva grandi risultati, questo forse, almeno secondo indiscrezioni, a causa di dissidi fra gli inquilini del palazzo. Nel tardo pomeriggio di oggi però, è arrivata la notizia che seppur ufficiosa potrebbe cambiare le sorti del centro riabilitativo di Bianco. La richiesta avanzata nei giorni scorsi, di ripristinare il budget necessario a far ripartire l’afa, che dagli attuali 350 mila euro dovrebbe essere portato a 700 mila euro consentendo l’erogazione di tutte le prestazioni sarebbe stata accettata dal presidente regionale. Nulla ancora di ufficiale, ma secondo le dichiarazioni del sindaco di Casignana Pietro Crinò, non dovrebbero esserci inversioni di rotta. Se quanto affermato dovesse corrispondere a verità vera – in questi casi è sempre meglio essere attendere prima di gridare vittoria – l’attenzione si sposterebbe sul perché il centro Afa-reul abbia, nel frattempo bloccato l’erogazione delle prestazioni non essendo ancora esaurito il budget delle prestazioni e dovendo attendere una risposta dal consiglio regionale. Un’interrogativo che i sindaci della Locride e alcuni genitori utenti del centro Afa si sono posti in questi giorni, ‹‹una questione su cui discutere – ha chiarito Pietro Crinò – per questo a breve ci sarà un tavolo concertativo fra noi sindaci per confrontarci sulla questione. Il centro di Bianco – ha poi proseguito il primo cittadino di Casignana – è un centro di eccellenza della Locride, che ha in cura ben 100 bambini e altri cinquanta in lista d’attesa, senza considerare che è accreditato al servizio sanitario nazionale, per tute queste ragioni non possiamo permettere che venga chiuso››. Le indiscrezioni, che in realtà hanno più il sapore di una prossima sicurezza, fanno tirare un sospiro di sollievo agli utenti del centro che in questi mesi hanno vissuto il dramma dell’abbandono. Il tratto saliente di tutta la vicenda che nell’ultimo anno ha colpito il centro Afa, non riguarda tanto l’eccellenza della struttura che senza ombra di dubbio è un punto di merito, quanto la rilevanza del servizio fornito, un servizio totalmente gratuito per le famiglie altrimenti costrette a pagare cifre troppo esose per chi purtroppo vive di un solo stipendio. Prestazioni come quelle fornite dall’Afa di bianco arrivano a costare tra le 30 e le 50 euro a terapia. ‹‹Mio figlio – ci racconta una mamma – è affetto da disturbi vari dell’apprendimento e segue tre terapie, logopedia, cognitiva e motoria tre volte a settimana, portarlo a pagamento significherebbe per me spendere circa 200 euro a settimana, una cifra che non posso permettermi di pagare. Cosa dovrei fare se il centro chiude? Dire a mio figlio grande – che oggi ha otto anni e che è recuperabile totalmente – quando sarà grande che non l’ho potuto curare perché non avevo i soldi?›› Questa breve testimonianza racchiude il senso del perché di tanta agitazione, di tanto movimento, questa è una delle ragioni fondamentali che dovrebbero spingere le autorità che ora devo scendere in campo e giocare la loro partita, esprimendo a pieno la funzione per la quale sono stati messi ai vertici della politica. Il loro esclusivo compito è ora farsi carico delle esigenze dei propri elettori, di tutti quei cittadini che sono stati chiamati a rappresentare. Questo è il compito della politica, che ora è appellata a gran voce a svolgere il proprio compito, per queste famiglie, per questo territorio.
ADELINA B. SCORDA