DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DELLA MILITANTE SIDERNESE DEL PD MARIA GRAZIA MESSINEO
Negli ultimi tempi, più volte, ho riflettuto sull’andazzo indecente e parademocratico che contraddistingue il PD. A livello calabrese, continuiamo a patire i misfatti di un commissariamento targato D’Attorre che, invece di indirizzare il partito verso una soluzione, ha contribuito a peggiorare le cose e la situazione oggi appare più compromessa che mai.
Il congresso regionale è fissato da anni a “sine die”! Anche agli occhi dei più sprovveduti è ormai chiaro che commissariare il partito democratico calabrese è servito solo ed esclusivamente al commissario Alfredo D’Attorre, che con un bel “arrivederci e grazie”, (e in questo mi ricorda tanto l’ex superprefetto di Reggio Calabria, il campano Luigi De Sena, oggi “nominato”, visto il listino bloccato, senatore in quota PD per la Calabria) ha ottenuto anche lui uno scranno in Parlamento. Ma potremmo fare riferimento anche a Rosi Bindi. “Calata” da Roma col placet della maggior parte dei segretari di circolo della provincia di Reggio Calabria. Il circolo di Siderno, ad esempio, che a Rosi Bindi ha garantito una elezione plebiscitaria, in barba ai nomi degli altri candidati locali quali Cannizzaro e Commisso, attende ancora ingenuamente un incontro con la deputata toscana, dopo il due di picche dello scorso 2 agosto alla festa democratica! Ma noi siamo oramai proclivi a porgere l’altra guancia, senza ritegno, senza dignità, senza rispetto per noi stessi.
Parliamo del congresso provinciale. Da iscritta al PD, come la maggior parte dei tesserati, apprendo esclusivamente dalla stampa i nomi dei quattro candidati che concorrono alla segreteria provinciale.
Addirittura, qualche impudente segretario locale senza indire alcuna assemblea degli iscritti annuncia che sono stati i circoli della Locride ad invitare uno dei quattro candidati reggini a presentarsi a segretario di Federazione. Mi domando quale circolo della Locride abbia mai indetto un’ assemblea degli iscritti per discutere e non “ratificare” proposte che oramai, per consuetudine, valuta opportunamente l’apparato reggino, renziano o ex bersaniano che sia.
Non intendo imbastire una discussione sulle persone né tantomeno sulle correnti. Il modus operandi mi delude e ritengo, in via di principio, inaccettabile convocare i tesserati a giochi già conclusi.
Cari segretari di circolo della Locride, sappiate che un tempo la carismatica figura di segretario di federazione provinciale scaturiva dalla base, dai territori. Era la sintesi di ampie e plurime discussioni, veniva sottoposta a più confronti. La sua elezione era un momento di democrazia, di politica vera, un momento di “sinistra”. Dove è andata a finire la sinistra?
Penso ai funzionari del Pci di un tempo, la cui storia sembra lontana anni luce. Erano uomini diffusi in tutto il territorio, che attribuivano alla propria tessera di partito un valore inestimabile. Non c’era paese sperduto, isolato o arroccato che non avesse una sezione del partito comunista, non c’era un funzionario di partito che non stava nei cantieri, nelle fabbriche, in mezzo al popolo.
I dirigenti attuali che si spacciano “di sinistra” sono espressione di lobby, non di una collettività. Si riuniscono tra di loro, al bar o nei propri uffici, per pianificare strategie ad personam. Il circuito è chiuso, circostanziato. E’ un PD ormai lottizzato, intriso di berlusconismo puro.
Guardando alla provincia, penso all’egemonia di Reggio e alla condizione di marginalità perenne che oramai contraddistingue una Locride asservita e puntualmente colonizzata da vicini e lontani, reggini e romani. A quando uno slancio d’orgoglio, cara Locride? Quando metteremo da parte personalismi e lotte intestine, quando porremo fine a questa condizione di assoggettamento e ci ritroveremo intorno ad un tavolo compatti e fermi su un unico obiettivo: la rappresentatività del nostro territorio?
Maria Grazia Messineo