di Adelina B. Scorda
BIANCO – L’ordigno rudimentale ritrovato questa sera a Bianco sulla statale 106, è stato appena esaminato dagli artificieri che, inviati sul posto dal dipartimento reggino, ne hanno verificato la natura e la pericolosità.
Si tratta, spiegano fonti ufficiali, di un panetto di esplosivo da mina, comunemente utilizzato nelle cave, privo però di innesco. Per intenderci, ci spiegano i carabinieri della compagnia di Bianco, perché potesse esplodere sarebbe stato necessario che qualcuno montasse l’innesco per poi attivarlo. Nonostante siano scattate le indagini sull’accaduto le modalità che connotano quest’ennesimo evento di cronaca lasciano molteplici possibilità d’interpretazione. Si escluderebbe, infatti, per il momento, la pista dell’intimidazione o quella ‘ndranghetista, anche se la vicenda risulterebbe alquanto strana. Considerando i fatti, un ordigno esplosivo, ma senza innesco, ritrovato sul ciglio della strada in prossimità del fruttivendolo vittima di un agguato, poche settimane fa, potrebbe dare un’impronta chiara alla vicenda. Tuttavia, la pista intimidatoria potrebbe sgonfiarsi se si considera che l’ordigno altro non è che un tipo di esplosivo utilizzato nelle cave, quindi non è da escludere che potesse essere in possesso di qualcuno che considerandone l’illegalità della detenzione e volendosene sbarazzare l’abbia gettato per strada. Un ampio ventaglio si apre sulle indagine attualmente coordinate dalla Compagnia di Bianco che comunque non esclude a priori nessuna pista. Un gesto, che al momento non sembrerebbe avere senso ma che, tuttavia, avrebbe creato allarme e non pochi disagi alla circolazione snellita solo dopo qualche ora.
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