DI SEGUITO LA NOTA DI DANIELA DE BLASIO, CONSIGLIERA PARI OPPORTUNITA’ DI REGGIO CALABRIA
La solitudine dell’uomo perbene.
La riflessione nasce dall’iniziativa organizzata dal Presidente del Tribunale Gerardis per celebrare la Giornata Europea della Giustizia Civile: un incontro fortemente voluto nella nostra provincia, troppo spesso identificata come territorio di ‘ndrangheta.
È innegabile la scomoda presenza di questo fenomeno nella nostra società e per questo risulta necessario evidenziare l’importanza che la giustizia civile, quale avamposto di legalità, ricopre nel tutelare i cittadini. Il quadro è emerso anche dalle parole del Procuratore della Repubblica, Cafiero De Raho, che ha espresso tutta la sua preoccupazione per il rischio che il cittadino finisca con l’assuefarsi alla presenza di un “sistema alternativo” allo Stato in grado di risolvere i problemi quotidiani.
Ciò può accadere in modo particolare in un grave periodo di crisi, economica e dello stato sociale, qual è quello che stiamo attraversando, in cui la ‘ndrangheta si pone come più efficiente nell’offerta di servizi necessari e più efficace nel realizzarli. In questi casi, infatti, la ‘ndrangheta è in grado di venire incontro illegalmente ai bisogni più disparati, dal reclutamento di manodopera in nero senza alcuna tutela previdenziale, alla dissuasione coattiva della concorrenza, al finanziamento attraverso i proventi dei traffici criminali, all’agevolazione della penetrazione commerciale nei diversi settori o ambiti territoriali con gli annessi “servizi di garanzia”.
A questo pericolo possono andare incontro soprattutto i più deboli, in particolare i giovani, dimenticando che accettare tali compromessi conduce ad essere tutti schiavi, mai più liberi di fronte a se stessi e agli altri.
Si entra in un vorticoso tunnel che porta soltanto al trionfo del malaffare e alla “dannazione” di chi, avendo paura o bisogno in un determinato periodo della propria vita, cerca una via alternativa che gli “ruberà” l’anima, sconvolgendone per sempre il futuro e portandolo a divenire da usurpato a usurpatore, a nuovamente usurpato quando la criminalità presenta il “conto”. Occorre, dunque, essere onesti e corretti! Reagire a questo circolo vizioso è difficile per molti, perché ci si sente deboli e meno intelligenti degli altri.
Le parole pronunciate durante l’incontro dal Comandante Provinciale dei Carabinieri, colonnello Falferi, sul sacrificio e la solitudine degli onesti, ci devono far riflettere. Solo rompendo questi schemi, facendo sentire insieme la propria voce, dimostrando le proprie ragioni si può sperare in un riscatto.
Occorre abituarsi a cercare la giustizia con la consapevolezza che non è mai il male a essere realmente premiato, come può apparire, ma è il nostro comportamento, arretrato e smarrito, pauroso e assente, menefreghista e indolente che crea il collante che tiene ferma la macchina del malaffare e che consente di ritrovare nei “posti di comando” ‘ndranghetisti, mafiosi, cammorristi o che dir si voglia. Dipende da noi: il nostro futuro, è scritto nelle nostre azioni!
La solitudine delle persone perbene è un cancro che si può curare solo con la fede nella giustizia che, come diceva Piero Calamandrei, “come tutte le divinità, si manifesta soltanto a chi ci crede”.