di Gianluca Albanese
SIDERNO – Spiegare il ’68 alla generazione dei millennials costantemente concentrati sui social network nei loro smartphone è impresa ardua. Ma i docenti dell’Istituto tecnico “Marconi” di Siderno, coordinati dalla dirigente scolastica Clelia Bruzzì e dal suo vice Bruno Pelle, ci sono riusciti efficacemente, attraverso una mostra inaugurata nei giorni scorsi nell’aula magna dell’istituto in cui si è rivissuto un periodo molto importante di sconvolgimenti, proteste e rivoluzioni culturali che avrebbero condizionato pesantemente i decenni a venire.
Già, nella mostra esposta c’era di tutto: gli articoli dei giornali dell’epoca, le foto, le canzoni e uno spazio dedicato ai miti dell’epoca, da Che Guevara e Marcuse, passando per Jim Morrison e Baudelaire.
Tra i docenti che hanno spiegato il ’68 c’era anche chi visse quell’epoca, come Amedeo Macrì e, come ha spiegato in premessa la dirigente Bruzzì «Molti dei diritti civili di cui godiamo noi contemporanei, sono frutto di quelle lotte studentesche e operaie, che nacquero nelle università delle principali città europee e americane, e presto contagiarono l’intera società mondiale, che prese finalmente coscienza dei diritti della popolazione di colore, dei pacifisti che protestavano contro la guerra in Vietnam e anche dei cosiddetti “capelloni” che manifestavano l’anelito di una società più giusta e aperta anche attraverso il “look”.
E così, tra la proiezione di un filmato dell’epoca con le prime protesta in America e la diffusione audio della “Canzone del maggio” di Fabrizio De Andrè, la mattinata è passata via piacevolmente, offrendo un saggio di come la scuola italiana, se retta da docenti attenti e illuminati, possa offrire agli studenti uno spaccato di storia contemporanea che è assolutamente giusto conoscere e imparare.