DI SEGUITO LA NOTA STAMPA DI PINO MAMMOLITI: (ph. Enzo Lacopo)
La vicenda che ha visto protagonista il Ministro cancellieri per il suo interessamento alle condizioni cliniche della detenuta Giulia Ligresti, offre lo spunto per una riflessione più larga e meno selettiva della condizione di vivibilità all’interno delle carceri italiane.
La disputa politica ed i rischi di dimissioni da Ministro del Prefetto Cancellieri, non debbono in alcun modo prendere la scena rispetto al primario problema delle condizioni disumane in cui vivono decine di migliaia di cittadini -chiamarli detenuti riduce in qualche modo la dimensione umana purtroppo- e sarebbe il caso che Giudici, Avvocati, politici, direttori penitenziari, operatori vari, soprattutto in Calabria si impegnassero per allargare il dibattito e proporre soluzioni senza privilegiare nessuno. La oscena condizione carceraria, da non confondere con la oltrettanto oscena amministrazione della Giustizia, ha superato da almeno quindici anni il limite della sopportazione e della tollerabilità, l’Italia riceve continue sanzioni da parte della Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Non interessarsi della vivibilità e del rispetto della dignità delle carceri e della collettività carceraria, significa mettere la testa nella sabbia e assurdamente ritenere che se i detenuti vivono male, la colpa è loro perchè qualcosa hanno fatto, evitando di valutare che il 35% dei carcerati si trova recluso a seguito di custodia cautelare senza considerare che la stragrande maggioranza, all’esito del giudizio, potrebbe risultare innocente o beneficiare di misure non detentive.
Il Ministro della Giustizia dovrebbe incuriosirsi e chiedersi perchè migliaia di detenuti vengono deportati dalla loro regione ed allocati in istituti lontani centinaia di Km dal luogo dove nasce e si radica la loro vicenda processuale, con notevoli aggravi di costi ministeriali e continui disservizi organizzativi di ogni genere. Predisporre elenchi di medici legali da impegnare per effettuare le perizie sulle condizioni di salute dei detenuti per ogni distretto di Corte di Appello, servirebbe ad avere giudizi clinici equi ed eventualmente opinabili dai medici di parte, e non creare 10 pesi e 10 misure secondo il detenuto da visitare. La Ligresti ha perso 7 Kg in poco più di un mese, un mio assistito ne ha persi 26 in otto mesi, altri hanno depressioni ed ottengono i domiciliari, chi ha il cancro o patologie di pari gravità risulta compatibile con il sistema carcerario. In questo dovrebbe impegnarsi il Ministro e mettere a disposizione un numero da contattare per segnalare guasti e disservizi di ogni genere che attengono alla sfera detentiva.
Creare per ogni carcere una commissione -non retribuita- che si avvalga di esperti per segnalare le patologie restrittive, per fare filtro tra i diritti e doveri di tutti, nessuno escluso. Se questo farà, chi vive a contatto per diverse ragioni con il mondo carcerario, non chiederà le dimissioni alla Cancellieri, diversamente si continuerà, senza rassegnazione, a credere fermamente che anche tra i detenuti vi siano reclusi di serie A e di Terza categoria e, dimissioni o no, il problema rimarra invariato, con qualche suicidio in più nell’indifferenza generale.
Consapevole che a nulla servirà la presente per sensibilizzare apparati istituzionali, perchè questa popolazione la vogliono ridurre a sottospecie di: fiaccolatori, bulli, nani e ballerine senza dignità e senza speranza, invito i miei colleghi ad indire una giornata di astensione per dimostrare che l’avvocatura, tutta, non si piega innanzi al potere che garantisce pochi in danno di tutti.
Pino Mammoliti