di Domenica Bumbaca
LOCRI- È forte l’appello del signor Bruzzese, padre di Maria Pia, la bimba a cui, al momento della nascita nel 1999, è stata causata una asfissia perinatale con emorragia celebrale con conseguente cerebropatia con ritardo cognitivo epilessia di tipo tetraplegico.
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Un caso dichiarato di malasanità e burocrazia carente, perché da quando il Tribunale civile di Locri ha emesso la sentenza, riconoscendo colpevoli e dichiarando la responsabilità professionale del medico ginecologo e dell’ostetrica di turno e condannandoli in via solidale, oltre la condanna all’Asp 5 (ex Asl), oggi aspetta ancora il risarcimento.
Un parto tragico avvenuto nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale civile di Locri Asl 9, oggi Asp 5 di Reggio Calabria, nell’inverno del 1999 che ha cambiato la vita di una famiglia. oggi è il padre che scrive al presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti e alla dottoressa Squillacioti direttore generale dell’Asp 5 di Reggio Calabria.
“Sono un padre di una bambina disabile, Maria pia, nata il 26 novembre 1999 all’ospedale di Locri. La sua disabilità è stata procurata da negligenza medica – con queste prole esordisce nella sua lettera il genitore-. Una negligenza accertata dal Tribunale ordinario di Locri, che con sentenza in data 01/10/2011 ha dichiarato colpevoli Asp e medici responsabili, condannandoli al risarcimento del danno. Fino a qui la giustizia ha fatto il proprio dovere, poi però abbiamo trovato solo porte sbattute in faccia. A cosa mi riferisco? Ad oggi sono passati circa 2 anni dall’emanazione della sentenza, che ricordo è immediatamente esecutiva, ma ancora la sentenza non è stata adempiuta, quindi non c’è stato alcun risarcimento del danno per Maria Pia e ai suoi famigliari come stabilito dal giudice ordinario. Io sono malato di leucemia, non lavoro e mia moglie deve occuparsi di Maria Pia, la quale ha bisogno di assistenza e cure continue che richiedono tanti soldi. Noi chiediamo ciò che è nostro e ci spetta di diritto. Nessuno ci restituirà mia figlia sana, ma almeno consentiteci di farle vivere la vita nel modo migliore possibile. Vogliamo che la sentenza venga rispettata, crediamo fortemente nelle istituzioni, chiediamo il vostro aiuto, auspicando di non rimanere, ancora, una volta isolati”.