di Gianluca Albanese
MARTONE – L’insegna un po’ logora e arrugginita sembra fare pendant con la cassetta delle lettere nelle medesime condizioni e quell’avviso applicato alla bell’e meglio accanto alla saracinesca chiusa dallo scorso 4 giugno.
Martone, numero 100 di piazza Vittorio Emanuele. Le immagini a corredo del pezzo non rendono affatto l’idea della bellezza di uno dei più suggestivi, puliti e ordinati borghi antichi della Vallata del Torbido e dell’intera Locride. Una passeggiata sul “corso” di Martone, specie nelle sere d’estate illuminate dalle stelle, trova sempre il suo sbocco naturale nella piazza del paese, coi suoi sampietrini, la chiesa, il bar e quei vicoli ricchi di profumi, sapori e storia. Tra il tavolo apparecchiato all’aperto della tradizionale osteria Frascà e una fontana d’acqua di Crini, c’è l’ufficio postale che lo scorso I giugno è stato teatro di un tentativo di rapina. Un deja vu, da queste parti: primo giorno del mese, casse rimpinguate dai soldi liquidi per pagare le pensioni di chi, nonostante l’età e gli acciacchi è in fila dalle prime luci dell’alba in attesa che si alzi la saracinesca, e nel bel mezzo della mattinata l’irruzione dei malviventi avidi di tutto quel contante.
Chi ne fa le spese? Manco a dirlo: la popolazione locale sempre più esigua, nonostante il borgo delizioso e la vita che da queste parti viaggi a ritmi più a misura d’uomo. E soprattutto una popolazione dall’età media sempre più alta: i giovani vanno via, specie dopo aver fatto famiglia, attirati dai paesi sulla costa e da vie di comunicazione meno impervie, specie nei mesi invernali.
Ma chi non ha la possibilità di muoversi coi propri mezzi per andare nei paesi a fruire dei servizi postali, che fa?
Domanda che giriamo ai vertici di Poste Italiane, che ha chiuso l’ufficio per lavori interni – presumibilmente di messa in sicurezza – affinché possa riaprire la sede di Martone in tempi brevi, anche in considerazione dell’arrivo di molti emigrati che scelgono, come ogni anno, di trascorrere qui le proprie ferie, specie in coincidenza con la tradizione della ‘ntinna.