di Gianluca Albanese
CAULONIA – L’istituzione di una commissione consiliare ad hoc incaricata di vagliare eventuali soluzioni alternative per risolvere la questione inerente l’ubicazione della nuova caserma dei carabinieri a Caulonia Marina e un documento (votato solo dalla maggioranza) in cui, in sostanza, si dice che se non si troveranno queste soluzioni alternative, lo stabile dovrà essere ubicato nella zona dove attualmente risiede il parco cittadino.
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Due ore di discussione in Consiglio questa sera hanno sortito queste due sintesi, che se da un lato hanno impedito di raggiungere una determinazione unitaria dell’assemblea cittadina, dall’altro procrastinano di un paio di settimane la decisione sul tema, affrontato in via preliminare nel corso di una riunione che ha avuto luogo ieri sera.
Già, le sintesi. Perché le posizioni espresse in apertura dei lavori erano così distanti, tra maggioranza e opposizione, da sembrare inconciliabili.
Il sindaco Riccio, infatti, ha premesso dicendo che «Non ci sono altre alternative per ospitare un presidio di legalità e sicurezza come la caserma dei carabinieri. E dopo una lunga discussione all’interno della maggioranza abbiamo trovato la quadra e ora siamo d’accordo su questa soluzione», indicando come unica via possibile l’individuazione di un’area dove realizzare la nuova caserma «quella attalmente ricadente nel verde pubblico nei pressi di via Corrado Alvaro laddove una volta si voleva ubicare il distretto sanitario che occupa circa mille metri quadri», in un contesto in cui «L’orientamento del Ministero dell’Interno – ha spiegato Riccio – è quello di chiudere le caserme ospitate da locali non idonei, per realizzare ex novo dei locali che rispondono ai criteri di legge e io non mi posso permettere il lusso di rischiare la chiusura della caserma nel mio paese».
Alla discussione hanno assistito i due marescialli del paese. Giovani, belli e composti, anche quando la dialettica tra le opposte fazioni consiliari è stata talmente aspra da sfiorare il grottesco, con alcuni consiglieri che hanno perso l’aplomb, lanciandosi accuse pesanti e ricorrendo a un linguaggio dialettale e fin troppo informale per l’istituzione che incarnano. Ma tant’è.
Tornando alla discussione sul tema, dai banchi dell’opposizione, Attilio Tucci ha immediatamente osservato che «Quella proposta fatta dal sindaco è in realtà un’operazione di ingegneria finanziaria perché non è il ministero degli Interni che costruirà la caserma ma una ditta privata che poi la fittera’ al ministero. Siamo d’accordo sull’esigenza di fare la caserma a Caulonia Marina ma la nostra coscienza di amministratori c’induce a non rinunciare a parte del territorio comunale in un’operazione che depaupera la proprietà comunale a favore di un privato. Non siamo di fronte ad un atto d’imperio da parte dello Stato. Noi cittadini non saremo mai proprietari di questo stabile e prima di mettere davanti alla Corte dei Conti la diminuzione del patrimonio comunale per favorire un’operazione di questo tipo dobbiamo avere la certezza e la sicurezza di essere nella norma perché bisogna anzitutto applicare una variante al piano di costruzione. Passare da una zona di verde pubblico – ha proseguito – a una in cui si vuole edificare non è uno scherzo. Sappiamo pure che il piano regolatore prevede altre zone in cui si possono edificare le caserme per una spessa massima di 60.000 euro. Perché non si percorre questa via o si fa in altre aree come quella relativa al deposito del consorzio di bonifica che si può espandere nella parte posteriore mediante un esproprio? Oppure si può demolire un pezzo del mercato coperto. E poi l’idea che la discussione sulla caserma consiliare sia più importante dell’acqua all’arsenico o della raccolta differenziata mi lascia molto perplesso. Quindi, se un pezzo di verde pubblico viene utilizzato per un’operazione economico-finanziaria io non sono d’accordo. La difesa del verde pubblico è priorità come lo è stato nel passato di questo consiglio comunale. Non è – ha concluso – demagogia ecologica ma rispetto degli strumenti urbanistici dei comuni. Se la maggioranza insiste su questa via noi voteremo contro».
Domenico Campisi ha chiesto e ottenuto dal presidente Lia la sospensione della seduta per qualche minuto al fine di ascoltare qualche intervento da parte del pubblico. Ne ha approfittato il fratello Piero, consigliere provinciale, che ha offerto, nella veste di ex amministratore comunale, una via alternativa alla soluzione del problema. «Nelle immediate vicinanze della zona individuata quand’ero sindaco io per fare la caserma (sulla quale poi l’amministrazione Ammendolia realizzò l’asilo) si può realizzare il nuovo stabile – ha detto – tra la posta e il deposito del consorzio di bonifica. È l’epicentro della vita sociale di Caulonia e la Regione lo cederebbe a un prezzo simbolico. Con qualche giorno di riflessione possiamo salvaguardare un polmone verde che molti c’invidiano. Se la Regione Calabria nel giro di una settimana darà il nulla osta non ci sarebbero grossi problemi a iniziare».
Una proposta, per la verità, che non è stata cassata. E se, sempre dai banchi dell’opposizione, il capogruppo Mercuri, dopo la riapertura dei lavori ha proposto il ricorso al referendum popolare per decidere su una questione così importante, il presidente Lia ha rimarcato l’esigenza, da parte sua, di giungere a una votazione unanime su un tema così importante. Domenico Campisi ha rimarcato, dal canto suo, la necessità di salvaguardare il polmone verde del paese per ovvie ragioni di salute, decoro urbano e prevenzione del dissesto idrogeologico e contro la cementificazione selvaggia, mentre il consigliere di maggioranza Dimasi, tornato in aula dopo i problemi di salute che lo hanno riguardato negli ultimi mesi, seppur con qualche perplessità riguardo l’area indicata da Piero Campisi nel suo intervento extra seduta, ha aperto il varco per una possibile via d’uscita dallo stallo della discussione. «Possiamo anche – ha detto Lino Dimasi – rinviare la decisione anche se non bisogna perdere troppo tempo e rischiare di lasciare una sola caserma in tutto il territorio cittadino».
E’ a questo punto che Tucci ha rilanciato, dando la stura a un innalzamento del livello dello scontro in aula.
«Non possiamo – ha detto Tucci – fare passare l’idea che la caserma non si fa perché non la vuole l’opposizione. Il punto è che stiamo affrontando il problema con due visioni contrapposte. Quello che c’è da fare è armonizzare tutto col piano regolatore e col piano finanziario perché non è ammissibile che la ditta che vuole realizzare i lavori non intenda pagare le tasse per i prossimi anni. Siamo lontanissimi dalle posizioni della maggioranza», in antitesi con le vedute del sindaco Riccio che ha ribadito che «le nuove normative impongono la chiusura delle caserme non idonee e la costruzione di nuove e se c’è il ministero di mezzo io sono tranquillo. Dobbiamo affrettarci perché rischiamo di perdere la caserma e ne va della sicurezza dei nostri figli. Se l’alternativa alla nostra soluzione e’ perdere la caserma io non ho dubbi. Se poi – ha concluso Riccio – domani viene chi può donare il suo terreno sono pronto a fare cento passi indietro».
L’istituzione della commissione ad hoc e il documento votato dalla maggioranza (per la verità emendato rispetto alla stesura originaria che prevedeva la concessione in via prioritaria del terreno sul parco cittadino in assenza di soluzioni alternative) sono state le due sintesi che – almeno è questa l’impressione di chi ha assistito ai lavori consiliari – nel tentativo di consiliare le posizioni di tutti, non hanno accontentato nessuno.
In apertura di seduta era stato osservato un minuto di raccoglimento per le vittime del maltempo in Sardegna e Attilio Tucci aveva informato l’aula dell’arrivo alla Suap dell’appalto relativo ai lavori del campo sportivo “Dicone”, invitando la maggioranza, da questo momento in poi a rendere edotto tutto il Consiglio sulla fase successiva dell’iter, coinvolgendo passo passo la commissione consiliare all’uopo costituita.