CENTRO TEATRALE MERIDIONALE
Diretto da Domenico Pantano
Domenica 12 agosto 2018 ore 21.30
AL TEATRO AL CASTELLO – ROCCELLA JONICA
tel. 0964 412405 – 342 6629557
la compagnia: CENTRO TEATRALE MERIDIONALE
presenta:
MOSTELLARIA
di T. M. Plauto
LA COMMEDIA DEL FANTASMA
con
MONICA GUAZZINI – GIOVANNI CARTA
NICOLÓ GIACALONE
ROBERTO BALDASSARRI – LUDOVICA DI DONATO ALESSANDRO BURZOTTA
ed altri 5 attori
Traduzione adattamento e regia
Nicasio Anzelmo
Costumi Movimenti Coreografici
ANGELA GALLARO BARBARA CACCIATO
NOTE DI REGIA
Caratterizzate da un’estrema complessità degli intrecci, spesso privi di un rigoroso e coerente sviluppo narrativo e risolti infine per l’intervento eccezionale di personaggi o di eventi esterni, le commedie plautine per essere comprese devono venire inquadrate dentro la cultura teatrale della Roma repubblicana: Plauto scrive per una società in trasformazione nella quale l’emergente classe borghese, arricchitasi grazie alle iniziative commerciali stimolate dalle nuove conquiste, è in progressiva espansione. Scrive per il divertimento grasso delle classi popolari, cui è gradito il riso sboccato, destato da artifici comici di ogni sorta. Scrive per l’’otium’ degli aristocratici, intriso di estetizzanti vagheggiamenti ellenistici. L’estetica dell’apparenza sostanzia il sogno orientale degli aristocratici romani.
Con questa commedia Plauto raggiunge uno dei livelli più alti della sua comicità. Composta nel 188 a.c. è un’opera ricca di personaggi, dominata dal clima di crescente “suspance” creato dal servo Tranione. La grandezza di Plauto non sa soltanto ricercata nella capacità di delineare indimenticabili caratteri grotteschi o nel tratto moraleggiante, che talvolta emerge da alcune sue opere minori, ma anche e soprattutto nella lucidità disinvolta con cui ha fatto sfilare sulla scena un’umanità priva di attributi di gloria e di onore, per la quale vige solo la legge dell’inganno finalizzato al proprio piacere o al proprio interesse immediato: ”homo homini lupus”.
TRAMA
Il giovane Filochete, aiutato dal suo servo Tranione, dilapida in gozzoviglie e divertimenti il patrimonio del padre Teopropide, lontano per affari ormai da tre anni.
Filolachete ha inoltre contratto un oneroso debito con uno strozzino allo scopo di affrancare e avere tutta per se la bella cortigiana Filemazio. A casa del giovane si presenta, con una dama, il suo compagno di bagordi Callidamante, perennemente ubriaco: gli amici stanno per godere insieme dell’ennesimo banchetto quando dal porto giunge trafelato Tranione, annunciando l’imprevisto ritorno ad Atene di Teopropide. Ma il servo già meditando una via d’uscita per il padroncino: chiude in casa i convitati, serrando l’uscio dall’esterno, quindi attende l’arrivo del vecchio: E quando torna Teopropide, si presenta alla propria dimora e bussa più volte per farsi aprire, compare Tranione, il quale lo scongiura di allontanarsi: l’abitazione – così sostiene il servo, è ormai disabitata e maledetta a causa di un antico delitto scoperto soltanto di recente in seguito all’apparizione del fantasma dell’ucciso in sogno a Filolachete. Si ode poi una voce dall’interno e Tranione afferma che è quella del Fantasma: il vecchio, terrorizzato, si dà alla fuga. Di lì a poco però ritorna e per caso incontra l’usuraio, che reclama il denaro prestato a Filochete. Per trarsi d’impaccio, Tranione deve allora inventare un’altra frottola: il suo padroncino, non potendo più vivere nella casa maledetta, è stato costretto ad acquistarne un’altra, chiedendo i soldi per la caparra allo strozzino. Il vecchio gli crede e liquida il creditore con una promessa di pagamento, ma insiste per vedere la nuova dimora. L’ardito bugiardo gli fa invece visitare quella di Simone, un vicino dal quale riesce a farsi accogliere grazie all’ennesima menzogna: gli dice infatti che Teopropide, volendo ammogliare il figlio e cambiare la disposizione di alcune stanze nella propria abitazione, ha scelto come modello la sua. Al termine di quella visita, tuttavia, Teopropide scopre la verità: infatti incontra due servi che cercano il loro padrone, Callidamante, proprio in casa di Filolachete, una casa, quindi, tutt’altro che disabitata. A poco a poco, così, il vecchio si rende conto di tutti gli imbrogli di Tranione. E soltanto un saggio intervento di Callidamante, eccezionalmente sobrio, fa si che egli perdoni il figlio pentito e, seppure ancora a denti stretti, anche il servo intrigante.