di Adelina B. Scorda
LOCRI – Precisa e dettagliata la relazione tecnica dell’ingegnere Maurizio Avallone che a conti fatti sembrerebbe smontare quasi radicalmente l’impianto accusatorio contro i fratelli Pietro e Antonio Crinò, all’epoca dei fatti rispettivamente sindaco di Casignana e direttore tecnico della Zetaemme, società che gestiva la discarica di Casignana.
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L’indagine iniziò a seguito di una serie di segnalazioni pervenute ai vari organi di controllo da un gruppo di cittadini, l’attuale comitato “no discarica di Casignana”, il quale segnalò sia la presenza di percolato nel vallone Rambotta, sia un gestione deficitaria del sito e che portò nel novembre del 2011 al sequestro della discarica di Casignana e della società che la gestiva. Segnalazioni avvalorate dallo studio approfondito effettuato da Francesco Raso, specializzato in indagini ambientali, ‹‹facendo emergere un altissimo tasso d’inquinamento››.
Proprio su questi due punti cardine s’inserisce la relazione di Avallone che definisce la relazione di Francesco Raso “priva di fondamento scientifico. Raso – prosegue- non risulta avere alcuna competenza in materia, la relazione tecnica presentata risulta, infatti, priva degli elementi chimico-fisici cardine per il rilevamento di dati”. Ad essere inseriti nella relazione del tecnico della difesa anche le comunicazioni dell’Arpacal che a suo dire, o meglio, in base ai documenti fornitigli dalla difesa, avrebbe dichiarato l’impossibilità di fuoriuscita di percolato al di là del perimetro della discarica. Ad essere riportata da Avallone a sostegno del suo esame anche una dichiarazione della Cardile che il 21 settembre del 2011 avrebbe dichiarato che “dalle analisi dei sedimenti del torrente Rambotta non è stata evidenziata la presenza di inquinamento”.
Tuttavia il sito di Casignana, sempre secondo i sopralluoghi, autorizzati, effettuati dall’ingegnere Avallone, non risulterebbe geo-morfologicamente idoneo a contenere le volumetrie di rifiuti abbancati. Nata infatti per servire i comuni ricadenti nel suo territorio la discarica di Casignana è divenuto uno dei più grandi siti di abbancamento rifiuti tanto da dover subire modifiche e ampliamenti. Una sola nota positiva sulla struttura del sito è stata messa in luce dal tecnico della difesa, ossia la presenza di un banco di argilla spesso 30 metri che costituirebbe una barriera naturale e impermeabile.
Dall’esame integrale dei filmati prodotti nel corso delle indagini e che hanno condotto all’arresto degli imputati, Avallone avrebbe calcolato in totale ventisette minuti, suddivisi in date differenti, in cui si vedrebbe fuoriuscire da un tubo del liquido di colore scuro. “Non essendoci tuttavia un riscontro analitico – dichiara – non possiamo affermare che quel liquido sia percolato”.
La relazione dell’ingegnere avrebbe trovato la motivazione che giustificherebbe la presenza in discarica di materiali non compatibili, rifiuti dei quali si fa riferimento anche in merito ai filmati di marzo-aprile 2011 nei quali viene segnalata la presenta di uno scarrabile di colore verde pieno di pneumatici. In realtà si tratterebbe, sempre secondo Avallone, di pneumatici usati come materiale d’ingegneria, per chiarire, utilizzati come zavorratura, parte integrante del sistema di impermeabilizzazione.
Un errore nelle indagini, secondo le dichiarazioni del teste della difesa, sarebbe la base sui poggerebbero i capi d’accusa. Ma è proprio sulle incongruenze, su cui fa leva la linea difensiva degli avvocati dei fratelli Crinò, che il pubblico ministero Sara Ombra impianta il controesame del teste. Le dichiarazioni e il sopralluogo compiuto da Avallone si baserebbero infatti, sull’accertamento delle procedure di sicurezza per l’abbanco dei rifuiti e smaltimento del percolato e non su quanto realmente sarebbe avvenuto all’epoca dei fatti.
L’udienza si aggiornerà il 18 febbraio alle ore 15 per l’esame degli altri testi della difesa tra cui anche la Angela Bruna Cardile dell’Arpacal .