R. & P.
Quando nacque a Locri, nei lontani anni ’70, il presidio ospedaliero ubicato sulla collinetta di contrada Verga, l’idea progettuale era quella di una struttura sanitaria d’avanguardia, dotata di tutte quelle premesse utili e dei presupposti necessari per poter divenire, nel tempo, il baluardo sanitario dell’intera Locride. E così è stato.
Primari ed equipe ad alto livello percorrevano laboriosamente i corridoi di quella moderna struttura, divenuta, negli anni, orgoglio per la Città e per l’intera Calabria.
Col trascorrere del tempo, tuttavia, iniziarono a fare capolino delle preoccupanti crepe all’interno della compagine dirigenziale, dalle quali si intravedevano inquietanti ipotesi riconducibili a corruzione, malamministrazione e assistenzialismo. Congetture e supposizioni che – ben presto – rivelarono il volto angusto e sconcertante di quella vecchia classe politica e dirigenziale, che vantava la capacità indiscussa di saper impunemente trasformare tutto quello che di buono e di autentico in fortuna familiare, patronage e clientelismo.
Beffando e mortificando, in un crescendo di intollerabile illegalità e arroganza, quello che doveva essere (ed era) un servizio pubblico efficiente, volto a tutelare il diritto – sacrosanto e costituzionalmente protetto – alla salute dei Cittadini.
La rovina dell’Ospedale di Locri è iniziata proprio così, con quelle relazioni ambigue, distorte e contigue tra clientelismo sanitario e politica corrotta.
Oggi, però, sta accadendo qualcosa di altrettanto grave, che travalica i limiti della coscienza popolare e della convenienza politica, per approdare sulla spiaggia spregevole della corresponsabilità multilivello.
Una combinazione micidiale di responsabilità umane e politiche, a più livelli.
Da quella locale, gravissima, che rasenta la negligenza di un governo regionale assente, disinteressato e sornione, guidato da un condottiero complice di un sistema di malasanità diffuso in tutto il territorio.
Fino a quando il Presidente Mario Oliverio, continuerà – in ambito sanitario – a farsi beffa dei calabresi, optando per scelte inadeguate e volutamente inconcludenti, avallato dal mutuo dissenso di una squadra tecnica inefficiente sul piano dei risultati – il consulente Zito, il commissario Scura, il capo della programmazione sanitaria Urbani, la dirigente della ragioneria generale dello Stato, Adduce – sarà impresa ardua ipotizzare un cambiamento positivo e risolutorio della questione della sanità in Calabria.
Il nostro Governatore prenda atto della propria onerosa responsabilità nel porre – prima – ai vertici del dipartimento regionale della Tutela della salute, il proprio braccio destro, l’amico prediletto Giacomino Brancati, e nell’ esortarlo – poi, goliardicamente – alle dimissioni, doverose a causa della grave inadempienza per non aver nè presentato nè, tanto meno, raggiunto l’equilibrio di bilancio! Dimenticando, più semplicemente, che la rimozione di Brancati dalla direzione generale dell’Asp di Reggio Calabria, era un atto dovuto, un suo dovere istituzionale!
Dalla grave incombenza regionale, all’altra – ancor più grave – della corresponsabilità a carattere nazionale, di un governo centrale che nulla di concreto ha posto in essere, in passato – da Renzi a Gentiloni – nè sta facendo allo stato attuale – dal governo a trazione grillina, con un Salvini sganciato dalle reali problematiche della nostra Regione e una destra in posizione di stallo – per cambiare le regole abusive di un gioco a perdere, che costringe ogni anno migliaia di persone a spostarsi verso strutture sanitarie più attrezzate e svuota in maniera drammatica le casse della Regione Calabria.
Una situazione al collasso, nella quale rimangono accese le poche, flebili voci, di coloro che vogliono ancora credere che ci sia un barlume di speranza. Isolata la voce del deputato Cannizzaro, che ringrazio personalmente, per l’Interpellanza, con carattere di urgenza, presentata presso la Camera dei Deputati, e di altri pochi che, come la nostra Amministrazione, vogliono lottare per riportare, in Calabria, quei servizi essenziali e quella dignità che questa Terra merita.
La via da percorrere è tortuosa e, in parte, difficile da decifrare ma certamente non potrà essere indicata o gestita da quelle stesse persone che tali danni li hanno cagionati, amministratori che si pongono come artefici di una situazione di malasanità, ormai dilagante in Calabria.
Mi riferisco alle tante persone che politicamente hanno avuto in mano gli strumenti per poter deviare la rotta, dal segretario provinciale del PD, Sebastiano Romeo, all’ex Assessore regionale al Lavoro (nominata e non democraticamente eletta), Federica Roccisano, al neo Assessore regionale (nominata e non democraticamente eletta), Mariateresa Fragomeni.
La morte apparente nella quale versa il presidio ospedaliero di Locri, è una sorta di coma indotto, l’esatta fotografia dell’inoperosità politica, sul piano regionale e nazionale.
E’ giunto il momento di agire con atti e fatti, di fornire soluzioni tangibili, di prendere gli opportuni provvedimenti, per risvegliare la sanità calabrese dall’incubo del commissariamento, che ha portato il nostro territorio – nel settore dei servizi pubblici essenziali – sempre più lontano dai livelli nazionali dei servizi fruibili nelle altre Regioni d’Italia.
Raffaele Sainato,
Vice sindaco della Città di Locri
La democrazia è ancora vigente? Se (a parole) lo è, per quale motivo non si può, attraverso un referendum, votare per le dimissioni del “governatore” e del “dg”? Per quale motivo, io cittadino, che pago le tasse, e attraverso queste anche i ricchi stipendi di questi personaggi, devo continuare a subire disagi, vessazioni, impoverimenti e relativo aumento del debito della già tanto povera Calabria? È possibile continuare ancora a subire passivamente? Cari Sindaco e Vice, mi associo anima e core alla vostra battaglia e mi auguro che i cittadini della locride e della Calabria continuino a combattere per ottenere la tanto attesa giustizia e la restituzione della nostra dignità che i suddetti personaggi ci hanno rubato, calpestandola sotto i loro piedi. Sogno il giorno in cui tutti i cittadini indignati chiudono l’accesso al “dg” e il suo definitivo esilio non solo dalla Calabria insieme al “governatore”.