di Antonella Scabellone (ph. Enzo Lacopo)
SIDERNO- “Un viaggio compiuto sui binari di verità e giustizia”.Con queste parole il procuratore della repubblica presso il Tribunale di Locri, Salvatore Cosentino, ha concluso il suo intervento introduttivo al libro della criminologa Roberta Bruzzone sull’omicidio di Sarah Scazzi, ieri mattina nell’aula magna del liceo artistico Pitagora di Siderno.
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Cosentino, relatore d’eccezione della criminologa più amata dagli italiani, assidua frequentatrice dei salotti di Bruno Vespa e di Salvo Sottile, ha espresso parole di apprezzamento per la Bruzzone, pur non nascondendo di avere avuto delle iniziali perplessità verso “un personaggio che non fa nulla per rendersi simpatico. Pensavo inizialmente che si trattasse del solito libro per farsi pubblicità, per speculare sulle disgrazie altrui-ha detto con schiettezza il procuratore- e, invece, dopo averlo letto con molta attenzione, devo dire che si tratta di un vero e proprio manuale, che ricostruisce in maniera minuziosa, e nella massima obiettività e precisione, minuto per minuto, la storia di un delitto, e del suo processo,con un sentimento di grande fiducia verso il lavoro della magistratura. Una sorta di autopsia psicologica della vittima, che svela particolari inediti e fa emerge in modo chiaro anche il movente di un terribile omicidio consumato tra le mura domestiche”.
Un movente, quello dell’omicidio di Sarah Scazzi, che non presta il fianco ad alcun dubbio secondo Roberta Bruzzone, che ha seguito il processo per quel delitto prima come consulente di parte dello zio di Sarah, Michele Misseri, e poi come teste dell’accusa. “Non faccio nulla per rendermi simpatica perché verità e giustizia non sono simpatiche-ha risposto a Cosentino con il quale si è da subito creato feeling”. La Bruzzone ha dichiarato di essere fermamente convinta, sulla base degli elementi di prova emersi nel processo, tra cui alcuni passi del diario della vittima, tutti racchiusi nel suo libro, della colpevolezza di Sabrina Misseri e di Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia di Sarah Scazzi entrambe condannate in primo grado all’ergastolo, spiegando che la causa scatenante di quel delitto è da ricondurre all’invidia, alla gelosia di Sabrina verso Sarah, in particolare al “gran rifiuto” che Ivano Russo, conteso tra le due, avrebbe manifestato alla Misseri, determinando l’input di una sorta di “delitto d’onore”, ma questa volta con vittime e carnefici tutte donne. Una comparsa maschile, invero, c’è sulla scena del crimine, ma si tratta di una figura “sbiadita”, quella di Michele Misseri, che si sarebbe comunque salvato per il fatto di avere una coscienza; quella coscienza che lo ha portato a confessare la verità, e a far ritrovare il corpo di Sarah per dare una degna sepoltura a quella ragazzina che non era stata neanche battezzata. Le confessioni poi ritrattate da Misseri, i depistaggi, i falsi indizi, di cui ha parlato anche Filomena Cavallo, coautrice del libro, completano il quadro della situazione in cui “zio Michele” sarebbe solo una vittima delle donne della sua famiglia, tanto da stare meglio in carcere, dove rinasce, che a casa propria.
Una storia, quella di Sarah Scazzi, che è diventato un caso mediatico senza precedenti, superando a livello di audience anche il caso Cogne. “Il nostro obiettivo-ha aggiunto la Bruzzone-è stato quello di togliere un velo su una serie di situazioni nascoste anche a livello mediatico, di raccontare la storia vera di questa ragazzina, che viveva in un contesto sociale disagiato e omertoso dove il sentimento dell’invidia ha alimentato un delitto che ancora oggi le colpevoli non vogliono confessare “ma che, se lo avessero fatto, avrebbe comportato pene diverse per loro e migliori prospettive di vita”. Una frecciata diretta, quella della Bruzzone, al collegio difensivo di Sabrina Misseri che vede a capo l’avvocato Coppi con il quale la crimonologa non nasconde di avere pessimi rapporti tanto che lo stesso le avrebbe dedicato, in negativo, buona parte della sua aringa conclusiva del processo di primo grado.
Un equivoco sul caso Scazzi sarebbe stato anche quello dell’immagine distorta che i midia avrebbero diffuso di Sarah, che era poco più che una bambina “ma tutt’altro che una lolita come si è voluto far credere-ha aggiunto Cosentino-, al contrario una ragazza semplice e sofferente, che pur di andare via dal contesto familiare disagiato sognava di fare la cameriera sulle navi da crociera”. Interessante poi i retroscena del processo, il walzer dei periti e dei legali rinomati che si sono succeduti a difesa degli imputati, molti dei quali si sarebbero proposti, certi del ritorno economico derivante dalla “mediaticità” dei propri clienti “tanto c’è chi paga” avrebbe detto a tal proposito Cosima Serrano, intercettata, al marito Michele Misseri preoccupato delle spese legali che avrebbero dovuto affrontare per il processo.
L’incontro, moderato dalla giornalista Raffaella Rinaldis, si è aperto con i saluti del presidente della Commissione straordinaria del Comune di Siderno, Francesco Tarricone; a seguire gli interventi del presidente della Pro Loco, Agostino Santacroce, che ha organizzato l’evento; dell’Avvocato Caterina Origlia, responsabile dello sportello legale antiviolenza del Comune che ha spiegato l’importante servizio reso dal suo staff a favore di donne in difficoltà e fasce deboli; di Maria Autelitano, preside dell’istituto comprensivo Panetta-Oliveti, che ha ospitato l’incontro; dell’avvocato Gabriella Romeo, che ha portato i saluti del consiglio dell’ordine degli avvocati di Locri molto sensibile alle problematiche del femminicidio.
Gli studenti della classe II A “Chimica”-dell’ ITI di Roccella Jonica- Sede associata “Umberto Zanotti Bianco” di Marina di Gioiosa Jonica, hanno infine prodotto tre cartelloni e proiettato un video sul tema della violenza contro le donne e minori, sul quale si è particolarmente soffermato il procuratore Cosentino che, nel ripudiare il concetto di femminicidio, ritenendolo piuttosto dispregiativo, ha evidenziato i pro e i contro della recente legge approvata a riguardo dal Parlamento lo scorso mese di ottobre “che inasprisce le pene ma non garantisce alle vittime che denunciano una rete di protezione e di assistenza adeguata, anche se, c’è da dire, che passi da gigante si sono fatti dal 1996 ad oggi quando il reato di violenza sessuale era considerato solo un delitto contro l’onore”.
Sull’ argomento del femminicidio è intervenuto anche un altro relatore d’eccezione, il procuratore capo del Tribunale di Locri Luigi D’Alessio, che in passato ha condotto le indagini sul noto caso di Elisa Claps. Il procuratore ha parlato dei delicati rapporti tra diritto di informazione e segretezza delle indagini e, riguardo alla legge sul femminicidio, ha evidenziato come si stia lavorando in Procura per realizzare un protocollo di intesa con comuni,associazioni e forze dell’ordine, al fine di realizzare una rete di collaborazione con strutture adeguate di accoglienza per donne in difficoltà e una corsia preferenziale ai processi di violenza e maltrattamenti. “Perché troppo spesso-ha concluso D’Alessio-il legislatore si fa bello creando le leggi ma non si preoccupa di come metterle in pratica”.