di Gianluca Albanese
LOCRI – La targhetta gialla posta sotto il tavolo dei relatori è leggermente arruginita. Contiene l’indicazione della stazione di partenza e di quella di arrivo di un treno, sembra quasi un pezzo d’antiquariato. La ruggine, però, non c’entra. Il problema, infatti, è la progressiva spoliazione delle risorse alla linea ferroviaria ionica.
Ecco perché il movimento politico LocRinasce ne ha voluto discutere stamattina nella sede della Caritas diocesana, nel corso di un convegno denominato, in maniera emblematica “Per non perdere il treno”. Il messaggio che è emerso è che non tutto è perduto, ma se i cittadini non protestano e non supportano il lavoro delle associazioni che si battono per l’implementazione del trasporto ferroviario, ci sarà poco da fare.
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Dopo il benvenuto della giovane Alessandra Fragomeni che, fresca di nomina nel comitato direttivo, ha moderato i lavori, ha preso la parola Sergio Grasso dell’associazione “Ferrovie in Calabria”, che ha ripercorso le tappe principali della storia della ferrovia ionica, vittima delle scelte della politica regionale che continuano a privilegiare il trasporto su gomma a scapito di quello su rotaia, rimarcando, comunque, alcuni tra i tanti aspetti positivi della permanenza del trasporto ferroviario «che in tempi di crisi fa risparmiare parecchio denaro ai pendolari ed è stato, storicamente, una barriera – ha sottolineato Grasso – contro l’abusivismo edilizio mentre in caso di calamità naturali è la via di comunicazione più facile da realizzare e rimettere in sesto, anche per fare avere prima gli aiuti».
Antonio Guerrieri del Ciufer (coordinamento dei pendolari) ha parlato delle incongruenze vissute quotidianamente nella sua esperienza da viaggiatore per lavoro, non prima di avere ricordato tutte le responsabilità politiche che, a vario titolo, i vari assessori regionali ai Trasporti hanno avuto nel corso degli ultimi 15 anni.
«Prima che noi del Ciufer denunciassimo questa assurdità – ha detto Guerrieri – c’erano dei treni che viaggiavano vuoti perché non figuravano in alcuna tabella di orario e non venivano nemmeno annunciati».
Ma non solo. Guerrieri non punta l’indice solo sull’amministratore delegato delle ferrovie Moretti, ma soprattutto sulla Regione Calabria «che adotta – ha detto – una strategia molto discutibile che sembra fatta apposta per disincentivare i potenziali utenti, con orari scoordinati tra loro e in alcuni casi inconcepibili, lasciando che i viaggiatori perdano le coincidenze o comunque il vantaggio di scegliere il treno per i loro spostamenti dirottandoli verso gli autobus».
Secondo l’attivista del Ciufer, inoltre, «Prima di pensare ai treni a lunga percorrenza bisogna assicurare un trasporto efficiente nella regione e collegamenti ottimali tra i vari capoluoghi, invertendo quella tendenza che vuole le nostre locomotive utilizzate come treni soccorso per l’alta velocità e treni merci al Nord Italia».
Il presidente dell’associazione “Ferrovie in Calabria è un giovane. Si tratta di Roberto Galati, che ha esposto la proposta del sodalizio, tesa a ottenere un nuovo sistema di trasporto sostenibile e a costo zero, tale da trasformare le attuali inefficienze in risorse, con alcuni accorgimenti base. In primis, l’ottimizzazione delle coincidenze che si traduce in un’armonizzazione degli orari tale da incentivare il passaggio da un treno all’altro per gli spostamenti, e l’adeguamento delle locomotive diesel agli standard dei moderni treni per i pendolari, che prevede l’apertura centralizzata delle porte da parte del macchinista.
Aiutandosi con alcune diapositive, Galati ha evidenziato come «Nel corso degli ultimi 15 anni sia drasticamente diminuita l’offerta di treni e posti a sedere, ma anche di treni merci, sebbene qualche segnale di timida ripresa sia arrivato nel 2013 con la reintroduzione del treno per Taranto. Tutto, comunque, ha un senso – ha detto Guerrieri – se è parte di un sistema organico di orari e coincidenze»
Il docente dell’università “Mediterranea” di Reggio (nonché referente calabrese del movimento politico “Alba”) ha parlato molto chiaro, disegnando un quadro di scarsa accessibilità territoriale nella nostra regione, di una Calabria ionica fuori dalle grandi reti dei trasporti (nazione ed europea) e dell’assenza di un vero piano regionale dei trasporti. «In quelle linee guida presentate dalla Regione con grande enfasi lo scorso anno – ha detto Gattuso – ci sono solo delle sciocchezze come il Ponte sullo Stretto e l’alta velocità, e nessun strumento concreto di programmazione del trasporto ferroviario. Non solo: la Regione ha appena tagliato 28 milioni su 53 destinati per il Trasporto Pubblico Locale, perché loro e Trenitalia tagliano laddove la gente non ha capacità di reazione. Ecco perché – ha aggiunto il professore universitario – occorre che i cittadini siano al fianco di chi si batte per mantenere e migliorare la linea ferroviaria ionica».
Uno dei modelli da seguire, secondo Gattuso «E’ quello dei movimenti “No Tav” in val di Susa: dipinti come fossero dei terroristi, in realtà sono cittadini che esprimono concetti assai condivisibili e non vogliono che ci sia un dispendio eccessivo e inutile di risorse per un’opera inutile. Loro reagiscono – ha concluso Gattuso – e noi non possiamo tollerare che la Regione, per bocca dell’assessore ai Trasporti Fedele, dipinga come una conquista la creazione di una nuovi linea di trasporto su autobus interregionale «che evidentemente pescherà nel bacino d’utenza di chi non può più prendere i treni per andare nel centronord».
Proprio così: in Calabria le autolinee proliferano e viaggiano in un sistema stradale spesso carente e deficitario, mentre la ferrovia rimane senza convogli.
«La storia ci racconta come finì la corsa, la macchina deviata lungo una linea morta»: il verso de “La Locomotiva” di Guccini appare oggi ancora attuale dopo 41 anni dall’uscita del brano.
Ancora più attuale il libro di Francesco Lupis Crisafi scritto 109 anni fa in cui, agli albori della linea ferrata ionica, disegnava scenari di sviluppo e progresso per la nostra zona.
Ebbene, se è vero che allora «sembrava il treno anch’esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti» noi cittadini della Locride non possiamo permetterci di perdere anche quello che resta della ferrovia. L’appello lanciato dai relatori dell’incontro odierno, del resto, è stato chiaro.
Sta a noi coglierlo.