di Adelina B. Scorda
BENESTARE – “Cosa manca realmente all’Africa”, è l’acuta introspezione, di cause e responsabilità che hanno reso dipendente e povero uno tra i continenti più ricchi al mondo. Se ne è discusso questo pomeriggio a Benestare, la cittadina Locridea esempio, insieme a Riace e Caulonia, di accoglienza.
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Se da un lato l’argomento delicato e spigoloso trattato dall’autore, padre Giscard Kevin Dessinga, analizza le ragioni per le quali l’Africa occupa gli ultimi posti nelle classifiche mondiale, falcidiata, da guerre, povertà, analfabetismo ed emigrazione, dall’altro si nota come le similitudini che l’accomuna alla terra di Calabria siano davvero molte. ‹‹È una riflessione, quella che nelle pagine di padre Dessinga – spiega il sindaco Rocca – si legge, che mi porta inevitabilmente a realizzare mentalmente una similitudine fra la mia terra e l’Africa. I problemi del nostro territorio, di tutto il mezzogiorno, sono gli stessi, elevati all’ennesima potenza di quelli che causano all’Africa lo stallo in cui si trova. Ciò a cui questo libro inneggia è una rivoluzione culturale che parta dal popolo, per il popolo. Da qui l’importanza della scuola, perché solo le coscienze critiche rendono liberi i popoli, l’Africa come la Calabria››.
Un’opera che nasce dopo anni di studio critico del mondo, dopo l’aver visto e vissuto realtà diverse, nelle pagine che scorrono veloci, padre Dessinfa pone la questione dell’Africa, la sua Africa, in modo schietto e lucido, prendendo le distanze da quella ipocrita visione del continente nero dove fame e povertà sono rappresentate come una fatalità da combattere con l’appello ai buoni sentimenti. ‹‹Ho voluto parlare dell’Africa non per come è vista dall’alto e dall’esterno, ma per come la si vede guardandola dal basso e dall’interno. Com’è possibile –dice padre Dessinga – avere tutto e mancare di tutto? L’Africa è ricca dice – ma vittima di un sistematico saccheggio delle sue risorse, favorito sia da una classe politica che non fa gli interessi del suo popolo ma delle multinazionali che da un popolo debole e sfruttato››.
Per spiegare le cause dell’endemica situazione, l’autore presenta nel suo libro la teoria delle tre ‘C’, dove “c” sta per complicità, che tocca essenzialmente tre livelli. Complicità internazionale o sfruttamento delle risorse ad esempio, complicità nazionale o ingiustizia dei politici africani, complicità personale o ignoranza.
Una riflessione analitica e profonda che pone sotto accusa prima il “se stesso” e solo dopo il mondo industrializzato. ‹‹È facile prendersela con l’Occidente, ma è anche nostra responsabilità›› da queste riflessione giunge a comprendere che l’unica via di salvezza per l’Africa, e forse anche la nostra, passa per l’istruzione scolastica. Dove per istruzione non s’intende l’alfabetizzazione ma la trasmissione della cultura attraverso quel percorso scolastico che sia in grado di formare soprattutto menti e coscienza critiche. ‹‹Un percorso rintracciabile nella teoria delle tre P: p come parola di Dio per aprire il cuore all’amore, come prestazione intellettuale e culturale contro l’ignoranza, e infine come prontezza e condivisione.
‹‹Dessinga – spiega il relatore poeta benestarese Franco Blefari – ci chiede se abbiamo il coraggio di rispondere a questa domanda e attraverso il suo saggio ci invita a conoscere per amare, offrendoci un prezioso strumento ricco di spunti per ripensare alle tematiche più attuali, come l’immigrazione; per condividere il desiderio di felicità, che è un diritto di tutti gli uomini e per renderci più consapevoli, nei piccoli come nei grandi gesti, che la gioia non è tale se non è condivisa con il prossimo››.
Ad essere evidenziata, poi, da Don Rigo, introdotto dalla moderatrice, Rossella Garreffa, giornalista della Gazzetta del Sud, è però la crisi antropologia che ha investito l’uomo. ‹‹Scriviamo libri di denuncia, ma ci limitiamo, però, solo all’interpretazione, rimanendo in un campo teorico. Quello che dobbiamo fare e è tradurre in realtà quello che interpretiamo con la scrittura, passando alla trasformazione delle idee in azioni. Quello che serve – prosegue – è una letteratura, una politica, una pastorale della liberazione che passi attraverso la trasformazione dell’uomo, mettendo al centro l’uomo, non il cristiano il musulmano o l’ebreo, ma l’uomo››.
Si è discusso di Africa, e dei suoi immensi problemi, difficoltà che sono anche le nostre, che sentiamo pesare addosso. Il risveglio che attende l’Africa da secoli è lo stesso che attende il popolo calabrese, il popolo della Locride, che spogliandosi dal vittimismo che un po’ lo caratterizza, deve prendere coscienza delle proprie responsabilità, ma soprattutto della grandi possibilità che ha davanti agli occhi.