di Gianluca Albanese (ph. Cusumano)
SIDERNO – Dunque, la Locride cambia verso, disegnando uno scenario completamente differente da quello di dodici mesi e mezzo fa. La Locride sceglie Matteo Renzi, col sindaco di Firenze primo ovunque, tranne le eccezioni di Marina di Gioiosa Ionica e Bivongi.
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Resta da capire quanto il successo del re della Leopolda sia dovuto al suo carisma personale, alla freschezza della sua immagine e alla novità della proposta politica. E’ una questione di percentuali, insomma, ma da buoni osservatori di provincia, riteniamo che le scelte fatte a livello locale non sono del tutto irrilevanti, prime tra tutte quelle dei candidati all’assemblea provinciale.
Già, la nostra analisi parte da qui. E allora, Marina di Gioiosa e Bivongi sono due oasi cuperliane in cui ha vinto una mozione che non presentava alcun candidato locrideo all’assemblea nazionale.
Insomma, una lista di persone percepite come “lontane” dal territorio non ha sfondato, anzi. Ha perso quasi ovunque, ribaltando rapporti di forza interni al partito che appena un mese fa erano completamente diversi.
E dunque, al netto del carisma personale del “Matteino” – così lo chiamano i suoi amici storici – se Renzi ha preso tre volte i voti di Cuperlo a Locri, il merito va ascritto a Pino Mammoliti e al suo capolavoro politico, certamente condiviso con tutto il movimento pro Renzi della Locride, ma l’indicazione del candidato del movimento in posizione eleggibile è opera sua.
Proprio così. Da oggi nell’assemblea nazionale del Pd siederà una ragazza di 30 anni. Una giovane di Locri come Teresa Celestino, cresciuta in LocRinasce e nell’associazionismo cattolico che ora è l’unica locridea, al momento, a far parte dell’assemblea nazionale.
Renzi ha conquistato piazze che appena un anno fa (o un mese fa, se si pensa alla sfida per la segreteria provinciale) erano orientate in maniera molto diversa: Siderno, Gioiosa, Roccella (qua, però, il risultato era abbastanza prevedibile…), Bovalino. Tradizionali roccaforti renziane come Ardore, Monasterace e Bianco, ma anche Caulonia.
Proprio così: l’antica Castelvetere merita un’analisi a parte. Il circolo cittadino del Pd, a maggioranza bersaniana prima (e cuperliana poi) è stata sconfitta dall’agguerrita componente renziana del trio Attilio Tucci/Elisabetta Cannizzaro/Bruno Grenci che in larga parte è, per usare un’espressione cara a Tucci «fuori dall’anagrafe del partito» ma che oggi ha 16 voti in più dell’altra fazione. Potrebbe significare qualcosa.
L’altro dato significativo è il flop di Maria Carmela Lanzetta, capolista del movimento pro Civati, calata dall’alto, da un Pippo Civati che l’ha menzionata nella diretta televisiva dall’X-Factor arena di SkyTg24.
O meglio, la Lanzetta non ha trascinato il candidato alla segreteria nazionale, risultato terzo ovunque, deludente pure in quella Monasterace di cui la farmacista è stata sindaco fino a qualche mese fa. 67 voti per Civati contro i 150 per Renzi danno il senso di una sconfitta sulla quale il consigliere regionale lombardo potrebbe avere qualche responsabilità. Ma tant’è. Ovviamente, qualora la mozione Civati si fosse assicurata il seggio che era nelle previsioni, la Lanzetta sarebbe comunque eletta, anche con un risultato oggettivamente deludente.
Resta un’ultima considerazione. Mentre scriviamo, Renzi sta tenendo il suo primo discorso da segretario del Pd. Ha ribadito un concetto molto chiaro, già espresso in campagna elettorale: «La prima corrente che scioglieremo è la renziana». Proprio così: come la prenderanno tutti quelli che in queste settimane sono salite sul carro del vincitore, anche nella Locride?