R. & P.
Si è conclusa l’Assemblea Diocesana di Locri-Gerace che ha messo al centro della riflessione il tema “Giovani, fede e discernimento vocazionale”. Grande partecipazione da parte dei rappresentanti di tutte le parrocchie che con i sacerdoti, i religiosi e le religiose hanno risposto alla chiamata del vescovo, monsignor Francesco Oliva, per prepararsi nel modo migliore al nuovo anno pastorale. Sono stati due giorni di intenso lavoro, con i delegati che hanno operaro nei gruppi organizzati dall’Ufficio di Pastorale Giovanile diretto da don Marius Okemba.
Un lavoro prezioso nel corso del quale si è cercato di rispondere ai quesiti e alle sollecitazioni poste dal relatore, don Armando Matteo, docente di Teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. I suoi interventi sono stati molto apprezzati dai presenti, sia per la ricchezza dei contenuti, sia per il modo brillante con cui questi sono stati proposti.
Il punto principale ha riguardato il difficile rapporto dei giovani con la fede e come fare per ricostituirvi essi un nuovo rapporto e far tornare Gesù e il Vangelo davvero significativi per la vita e le scelte dei giovani.
Per don Armando Matteo “il rapporto tra le nuove generazioni e la fede rappresenta, dal punto di vista della comunità ecclesiale, una questione decisiva. Senza i giovani, la Chiesa, almeno qui, scompare” ha detto il teologo, evidenziando la situazione “davvero molto precaria delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, ma anche la qualità media della vita delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti che orbitano nell’area del cattolicesimo”.
Don Matteo ha richiamato l’attenzione su quello che per lui rimane “il nodo veramente cruciale della trasmissione della fede: l’immaginario di adulto, che si è imposto ad ogni livello”. Il sacerdote catanzarese ha descritto il profilo vincente dell’adulto di oggi: “quello di chi pensa ossessivamente al proprio benessere fisico, al guadagno più alto, al restare per sempre giovane, al rinvio permanente di ogni responsabilità generativa ed educativa, a esercitare una libertà che escluda ogni forma di ‘per sempre’, a giochicchiare con i messaggini e i post di Facebook, a rincorrere infine le ultime mode e gli ultimi ritrovati dell’apparato tecnologico”. In sostanza il profilo oggi vincente è quello di “un adulto che con ciò che l’adultità di per sé evocherebbe, non vuole avere più nulla a che fare”. Un adulto che vuole restare sempre giovane: “Ed è per questo che egli non è più neppure in grado di sostenere l’azione del discernimento dei propri figli in relazione al processo di maturazione di questi ultimi”. Quale potrebbe essere allora la mossa vincente di una Chiesa che intenda sul serio fare la sua parte perché i giovani possano riscoprire quanto la fede in Gesù sia esattamente la fonte di ogni discernimento? La mossa vincente per don Armando Matteo “è quella di porsi all’altezza della sfida culturale che oggi rappresenta l’emergere del profilo postcristiano dell’adultità. Significa annunciare che diventare adulto non è il peggiore dei mali possibili. Che esiste vita umana oltre la giovinezza. Di più: che la qualità veramente umana della vita è proprio oltre la giovinezza, la quale resta sempre un’età di scelte di vita e solo istericamente può diventare l’unica scelta di vita. Che, insomma, la qualità veramente umana della vita è quella adulta”. Vivere realmente da adulti, può servire ad aiutare nelle proprie scelte chi è veramente giovane.
A conclusione dei lavori, monsignor Francesco Oliva ha ringraziato tutti per la proficua partecipazione ed ha annunciato la prossima pubblicazione della sua Lettera pastorale per il biennio 2018-2020 che sarà intitolata “Non passare oltre senza fermarti”.
Locri 2 ottobre 2018
L’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali