di Domenico Stranieri
BOVALINO – Si è discusso de “Il rispetto del diritto, il rispetto dei diritti” all’Oratorio “ P.Donato” di Bosco S. Ippolito (Bovalino). Un incontro interessante che, pur registrando l’assenza giustificata di Rosanna Scopelliti (impegnata con la discussione della Legge di Stabilità) e quella “ingiustificata” (ma solo perché non ha comunicato la sua assenza) di Giuseppe Raffa, ha conseguito una notevole partecipazione di pubblico.
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Dopo i saluti di Francesco Perrone (Nuova Calabria) che ha spiegato le finalità di questa iniziativa e dei prossimi appuntamenti, Franco Crinò nel suo breve intervento ha sottolineato l’ambivalenza tra il necessità di una vera educazione al diritto ed il rapporto complicato di chi si ritiene etichettato a priori come un cittadino da punire, perché abitante di un “territorio sbagliato”.
Per Alessandra Polimeno i falsi valori della nostra società (l’immagine, il potere, il successo) non facilitano il compito educativo. Le fragilità dei nostri ragazzi nascono anche da queste cose. Il cambiamento deve avvenire nel nostro essere giorno per giorno cittadini credibili. Ed i ragazzi devono essere i protagonisti di questo cambiamento. Dobbiamo intercettare i loro bisogni, i loro interessi e le loro aspirazioni. Perché fa ancora riflettere la frase del giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia, che sottolinea che “non ci sarà chiesto se siamo stati credenti ma se siamo stati credibili”. Ed è proprio questo il dovere che abbiamo verso i giovani: ovvero quello della legalità sostanziale ed il gusto della coerenza.
Pasquale Ruberto (Presidente Fondazione Calabria Etica). Io sono impegnato in un progetto (con la Regione) che prima mancava : Educativa domiciliazione familiare. Ovvero educhiamo 130 minori all’interno della loro famiglia, riuscendo ad ottenere buoni risultati ed anche una riduzione della spesa pubblica. Noi partiamo dal basso, siamo contro l’antimafia gridata o di facciata. Un altro importante progetto della Regione Calabria è l’istituzione di un fondo per le “vittime della criminalità” (aziende, società o individui).
Pasquale Ambrosino (Progetto Exodus). Secondo Ambrosino c’è troppa speculazione nella nostra terra, ci sono troppi “anti” e pochi “pro”. Le persone sono stanche di parole dette da altri che stabiliscono come dobbiamo vivere. Bisogna dire alla gente che nessuno ci regalerà niente se noi non decidiamo di prendere in mano la nostra vita. Per questo a me piace parlare di “diritto all’educazione”. Bisogna educare a fare impresa, alla legalità, alla valorizzazione dell’ambiente, al turismo….
Suor Carolina Iavazzo (Resp. Centro “P.Puglisi” Bosco). Da 12 anni noi offriamo un percorso dilegalità ai nostri ragazzi, nel nome di Don Pino Puglisi. Ma in Calabria quello che fa male è vedere un popolo rassegnato. Siamo passivi ed indifferenti a tutto quello che ci capita intorno. Mi viene in mente una frase di Martin Luther King “non temo le parole dei violenti ma il silenzio degli onesti”. Bisogna combattere la “cultura mafiosa”, il pensare comune che “tutti lo fanno”. Combattiamo insieme ed indignamoci con forza. La Calabria è vostra, anzi nostra, dobbiamo riappropriarci di questa terra.
Pasquale Rosaci (Esercito Italiano): Ha parlato del contributo dell’Esercito alla lotta alla criminalità
Anna Maria Priolo: è intervenuta anche una studentessa in giurisprudenza (che ha già ben figurato in un convegno ad Africo sul tema “più donne più democrazia”). Dopo aver spiegato da un punto di vista tecnico il collegamento tra diritto, giustizia ed imperfezione umana, Anna Maria Priolo ha concluso con un appello ai politici: “non fate prendere brutte delusioni a noi studenti, certo non auspico il paradiso in Calabria, ma il divario tra essere e dover essere è veramente enorme”.
Nico D’Ascola (Componente Commissione Giustizia al Senato). Viviamo in un contesto nel quale sostanzialmente ci si pone “contro”, in maniera generica. Bisogna, oltre che parlare e criticare, rimboccarsi le maniche, capire che c’è un mondo al crepuscolo. Per questo dobbiamo pensare ad un futuro che non potrà gestire totalmente lo Stato, un futuro dove sarà la gente artefice del proprio destino. Il diritto per determinati suoi aspetti ha una sua origine naturale che si regge sull’idea che l’uomo ha dei rapporti giuridici che prescindono dal contingente di uno specifico ordinamento giuridico: un diritto giusto, condivisibile. L’eccezione sta nella necessità che il diritto sia comprensibile. All’interno di quest’ambito si devono ricavare dei margini di libertà del cittadino, una legge verso la quale il cittadino possa assumere quel fondamentale atteggiamento di scelta tra il vietato ed il consentito. Perché alla base della rimproverabilità di un comportamento inosservante vi è l’avere trasgredito malgrado la possibilità di adempiere alla legge. Se tu Stato poni delle norme incomprensibili non puoi pretendere l’osservanza delle disposizioni. Il rispetto del diritto, quindi, implica il rispetto da parte dello Stato di principi fondamentali che pongono le basi per l’osservanza. Il rispetto dei diritti, invece, prefigura il versante opposto. Una argomentazione accessoria è che si può parlare di rispetto dei diritti in un contesto dove al diritto deve essere connesso il dovere. Non ci sono soltanto i diritti,dunque, anche se la nostra è una società disordinata dove la crisi è, prima che economica, di valori.
Non ci sono privilegi funzionali a se stessi, dobbiamo dirlo seriamente. Non possiamo parlare ai giovani senza ricordare che loro hanno dei doveri.
Noi abbiamo una quantità enorme di diritti, ma quanti sono rispettati? I diritti dovrebbero essere ridotti ma quelli veramente necessari, senza eguali, vanno resi assolutamente effettivi.
Insomma, noi dovremmo pensare ad una società che colleghi i diritti ai doveri ma che nello stesso tempo sia in grado di selezionare i diritti e tutelarli davvero.