addentellati con la ‘ndrangheta e la camorra, fatta di equilibri precari in seno alla struttura sovraordinata della “Commissione” della Sacra Corona Unita, tra delinquenti comuni, un poliziotto ambizioso e corrotto e una procuratrice giovane e rampante.
Proprio così, Palmisano, dopo aver condotto inchieste sulla criminalità che sfrutta gli immigrati nel saggio “Ghetto Italia. I braccianti stranieri tra caporalato e sfruttamento” del 2015 (con cui ha vinto il premio intitolato a Rosario Livatino nel 2016) e in “Mafia caporale”
del 2017, ambedue editi da Fandango, e aver subito anche l’inevitabile (quanto deprecabile) carico di intimidazioni e minacce, si cimenta in un romanzo in cui, come nella realtà, i buoni non stanno tutti da una parte e i cattivi tutti dall’altra.
No, qua le cointeressenze tra mondi diversi ci sono tutte, tra boss tragediatori pronti a tutto per consumare le proprie vendette e consolidare il proprio potere e un poliziotto doppiogiochista che s’illude di avere in pugno il bandito Carlo Mazzacani, protagonista del
romanzo.
Cranio raso e baffoni, una passione per le femmine e il vino bianco ghiacciato, Mazzacani ha indubbiamente il “phyisique” du role” e un passato criminale di tutto rispetto, ma sempre da “indipendente”, affiancato solo da quello che rimane della sua vecchia banda, ovvero il fido e gigantesco Luigi Mascione, ex pugile sempre pronto a menare le mani.
Mazzacani, come riporta l’aletta del volume, non è un eroe, non è un giusto, e per questo riuscirà a portare il lettore dove nessun commissario lo ha mai portato prima.
Proprio così: il lettore viene condotto in una storia che si articola indistintamente tra ville lussuose e vecchi tuguri, coi protagonisti che non usano l’A14 a tre corsie per i loro spostamenti, preferendo strade interne e polverose, quartieri della Taranto vecchia con i suoi effluvi letali delle vecchie fabbriche, e botteghe in cui si serve solo la birra Raffo.
E il romanzo diviene raffigurazione di un Paese reale, in cui i provvedimenti legislativi presi da parlamentari prezzolati vengono ammantati da conquiste di diritti e libertà civili, nascondendo finalità ben più “terra-terra” configurabili nei soliti business che ovviamente fanno gola ai sacristi, sfruttando, come sempre gli ultimi della terra, in primis gli immigrati,
e in cui le cooperative sociali dal nome suggestivo divengono grandi lavatrici di affari loschi.
Una storia, quella di Mazzacani, che lascia intravedere più di un sequel, visto che il libro si
conclude con un incontro del bandito con l’anonima sequestri sarda che apre scenari che verrano, con tutta probabilità, trattati nei prossimi romanzi.
“Tutto torna” verrà presentato nello spazio culturale “MAG. La ladra di libri” il prossimo sabato 10 novembre alle 18, nell’ambito del tour calabrese di Leonardo Palmisano
che toccherà, tra le altre, anche le date di Catanzaro Lido e Reggio Calabria.
Gianluca Albanese e la giornalista Adelina Scorda dialogheranno con l’autore.
Un’occasione da non perdere per tutti gli appassionati del genere, che non si accontentano delle solite storie dal finale scontato.