di Gianluca Albanese
SIDERNO – Il tempo per discuterne c’è ancora, visto che la Città Metropolitana di Reggio Calabria verrà, a seguito dell’emendamento “3.47” al Disegno di Legge numero 1542, istituita dopo le altre, ovvero non a partire dal I gennaio 2014, ma entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del mandato dell’attuale amministrazione provinciale (in pratica, nei primi mesi del 2015). Ma, come accade sempre in questi casi, chi si muove prima si muove meglio di tutti.
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Proprio così: se è vero, infatti, che bisognerà attendere più di un anno per vedere operativa la Città Metropolitana di Reggio Calabria, che prenderà il posto delle vecchie Province secondo lo spirito della sua formulazione originale (quella tanto reclamizzata, quasi un lustro fa, dalla “strana coppia” composta da Peppe Bova e Peppe Scopelliti), i sindaci dei Comuni della provincia – almeno i più lungimiranti – si stanno muovendo per capire in che modo potranno prendere parte agli organi di questo Ente territoriale di secondo livello, che oltre alle attribuzioni tipiche dell’attuale Provincia, potrà gestire direttamente sul proprio territorio i Fondi Strutturali Europei, il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione ed il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo rurale del ciclo di programmazione 2014-2020 dell’Ue.
Quando basta, dunque, per capire che, se ben sfruttata, l’occasione della “Città Metropolitana” può essere appetibile anche per la provincia, ma in che modo vi si può partecipare, senza fare mera “testimonianza”, come per quanto concerne le attribuzioni della “conferenza metropolitana”, che sarà composta da tutti i sindaci dei Comuni che ne fanno parte e che approverà solo il bilancio una volta l’anno?
L’unico paese della Locride che non ha problemi a far parte del futuro “consiglio provinciale” della Città Metropolitana è quello di Siderno, che ha una popolazione superiore ai 15.000 abitanti ed il cui sindaco siederà di diritto nel costituendo “Consiglio”. E gli altri? Sono tutti fuori. A meno che…
A meno che non ci si costituisca in “Unione dei Comuni”, altro organismo previsto dal disegno di legge 1542 (articolo 18) i cui presidenti fanno parte di diritto del futuro consiglio provinciale della “Città Metropolitana” se superano (come Unione dei Comuni) i diecimila abitanti.
Avete capito, dunque, perché i sindaci dei Comuni della Vallata del Torbido stanno accelerando il processo teso a pervenire all’Unione dei Comuni tra Marina di Gioiosa, Gioiosa Ionica, Mammola, Martone, San Giovanni di Gerace e Grotteria, superando vecchi particolarismi e campanilismi che sembravano sedimentati da parecchi decenni?
Per contare di più, per essere presenti, perché l’iter avanzato del disegno di legge 1542 lascia intravedere applicazioni pratiche dello strumento “Città Metropolitana” che nemmeno l’incontro che ha avuto luogo a fine estate nella sala consiliare di Gioiosa Ionica, organizzato dal circolo cittadino del Pd e che ha visto la partecipazione del consigliere regionale Nino De Gaetano, lasciava presagire.
Rileggiamo, infatti, la cronaca di quell’iniziativa.
Al fine di comprendere meglio il senso dell’Unione dei Comuni, riportiamo integralmente lo stralcio del disegno di legge che ne delinea la formulazione: «I nuovi organi delle Unioni di Comuni, come riformati dall’articolo 18 sono dunque: il presidente dell’unione, eletto dal consiglio dell’unione a maggioranza assoluta dei suoi membri tra i consiglieri che ricoprono la carica di sindaco (se dopo tre scrutini nessuno abbia ottenuto la maggioranza assoluta, si procede al ballottaggio tra due consiglieri più votati).
Il presidente rappresenta l’ente, convoca e presiede il comitato dei sindaci e il consiglio e sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti oltre ad esercitare le eventuali altre funzioni attribuite dallo statuto; il comitato dei sindaci dell’unione, formato da tutti i sindaci dei comuni dell’unione (è prevista la possibilità di prevedere per statuto l’istituzione di comitato esecutivo ristretto e l’articolazione in sottocomitati se il comitato supera i 30 componenti).
Il comitato dei sindaci coadiuva il presidente nell’esercizio delle sue funzioni; il consiglio dell’unione, composto da tutti i sindaci dei comuni dell’unione e da due consiglieri per ciascun comune, di cui uno in rappresentanza della minoranza, che esprimono un unico voto con effetto ponderato ai sensi dell’articolo 8, comma 2. È organo di indirizzo con il compito di approvare lo statuto e tutti gli altri atti e provvedimenti ad esso sottoposti dal presidente (quali i regolamenti, i piani, i programmi e i bilanci).
Come per le città metropolitane non è prevista la costituzione di un organo di governo (giunta), ma il presidente dell’unione può nominare un vicepresidente (scelto tra i membri del comitato) e nominare consiglieri delegati assegnando deleghe di funzioni ai componenti del comitato stesso».
E se, abituati come siamo a quel modo un po’ cencelliano e da “I Repubblica” tutto fatto di “pesi e contrappesi” ed equilibri da bilancino per non scontentare alcuno, dobbiamo comunque rilevare che il treno della costituenda Unione dei Comuni della Vallata del Torbido sta viaggiando speditamente e, come ha recentemente dichiarato il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica Domenico Vestito nel corso di una recente assemblea pubblica «Contiamo di realizzarla in tempi brevi». E c’è da crederci, specie se si pensa che chi oggi pronuncia queste parole ha conferito una delega ad hoc a un proprio assessore (Sisì Napoli) nella giunta nominata venti giorni fa.
E gli altri? Come si preparano ad affrontare l’appuntamento della Città Metropolitana (seppur con tempi meno stringenti rispetto alle previsioni del passato) i sindaci degli altri Comuni? Per il momento tutto tace. Tranne che per l’unica eccezione di questa fase silente del dibattito istituzionale di una simile importanza, ovvero quella del sindaco di Benestare Rosario Rocca, che alla nostra Adelina B. Scorda ha rilasciato pochi giorni fa un’intervista in cui esprime grandi perplessità sull’utilità dello strumento della Città Metropolitana, rilanciando con la proposta di pervenire a un’Unione dei Comuni di tutta la Locride, per far sì che il territorio possa contare di più.
La sua pietra nello stagno, al momento, non ha suscitato alcuna iniziativa da parte di AssoComuni, visto che in tempi recenti l’argomento “Città Metropolitana” non è stato trattato né in sede di assemblea (presieduta da Giorgio Imperitura, sindaco di Martone) né di comitato esecutivo (presieduto da Giuseppe Strangio, sindaco di Sant’Agata del Bianco).
Eppure, se AssoComuni non sarà la sede per affrontare tempestivamente e in maniera approfondita tematiche relative a riforme istituzionali epocali come quella che ha istituito le Città Metropolitane, il rischio concreto che possa diventare una vera e propria scatola vuota c’è.
Si attendo eventuali segnali in tal senso.