di Gianluca Albanese
GIOIOSA IONICA – Quando si tratta di creare degli strumenti tali da valorizzare le eccellenze cittadine, anche un Consiglio in cui la dialettica è anche capace di toccare vette di aspra polemica, sono tutti d’accordo. E così, il nuovo regolamento per il riconoscimento del marchio De.Co. alle eccellenze enogastronomiche cittadine, in primis il rinomato gelato noto come “pezzo duro” (ma anche quelle artigianali e riconducibili alle tradizioni culturali cittadine) è stato votato all’unanimità.
{loadposition articolointerno, rounded}
Proprio così. Il lavoro dell’amministrazione Fuda, sviluppato molto bene nella commissione consiliare per i regolamenti grazie anche al contributo del consigliere di opposizione Modafferi, ha portato alla stesura di un nuovo regolamento sul tema del marchio De.Co. che riprende e affina un’opera iniziata nel 2005 da una precedente amministrazione, andando ben oltre alla bozza standard adottata da altri Comuni che hanno chiesto e ottenuto il riconoscimento della De.Co. che intende valorizzare le eccellenze gastronomiche cittadine tra cui cinque dolci tipici, tra cui il celeberrimo “pezzo duro”, creandone le basi per il riconoscimento di marchi ancora più prestigiosi come il Dop e l’Igp.
Dopo la relazione del capogruppo di maggioranza Luca Ritorto e dell’assessore al ramo Lidia Ritorto, il sindaco Fuda ha espresso la volontà di imprimere un’accelerata sull’ottenimento del De.Co., tanto che domani una ricercatrice dell’Università Mediterranea sarà a Gioiosa per redigere un disciplinare al quale dovranno attenersi i produttori dei cinque dolci tipici locali più famosi e i cui contenuti saranno illustrati nella kermesse “Dolcemente Gioiosa”, in programma domenica pomeriggio a palazzo Ameduri.
«Dobbiamo andare oltre alle diffidenze espresse in passato da alcuni produttori – ha detto il primo cittadino – e faremo capire loro che non si vuole carpire i loro segreti di pasticceria, ma ottenere delle regole condivise e basilari per avere un riconoscimento tale da creare una filiera capace di far divenire Gioiosa meta di appassionati del genere e turisti. Del resto, a Mammola, l’hanno fatto molto bene con lo stoccafisso e ora, in alcuni ristoranti, a fine pasto servono un “pezzo duro mammolese” che, con tutto il rispetto, non ha le stesse caratteristiche del nostro, avendo solo due gusti invece di tre, e che rischia di generare confusione sull’autenticità territoriale di questo gelato».
Dal canto suo, Riccardo Modafferi ha sottolineato come «In quest’opera di valorizzazione, non dobbiamo coinvolgere solo i produttori ma anche tutte quelle personalità accreditate negli ambienti culturali tali da far comprendere l’importanza storico-culturale del prodotto, attraverso disciplinari più rigorosi e una efficace opera di promozione».
Il punto, come detto, è passato all’unanimità.
Approvati anche gli altri punti all’ordine del giorno, tra cui il regolamento degli obblighi di pubblicazione concernenti i componenti di indirizzo politico, e la modifica del regolamento dei controlli interni.
Approvate anche le adesioni all’associazione fra Enti locali denominata “Avviso pubblico” e alla Rete dei Comuni Solidali, rappresentata, tra il pubblico, da Giovanni Maiolo e Antonio Larosa.
E’ stata altresì nominata la commissione consiliare per la toponomastica e approvato lo schema di protocollo d’intesa per la costituzione del partenariato di progetto per la realizzazione dei contratti locali di sicurezza.
In apertura di seduta, c’è stato uno scontro piuttosto acceso tra la maggioranza e il consigliere di opposizione Rocco Giuseppe Mazzafarro, quando, discutendo della ratifica delle delibera di giunta numero 92 del 16 dicembre e la relativa variazione di bilancio, questi ha confermato le perplessità già espresse in sede di discussione del bilancio di previsione, aggiungendo che «Un bilancio del genere non offre certezze per il futuro, esponendo il Comune al rischio di dissesto» e che «Dopo il passaggio dalla Tarsu alla Tares, oggi il servizio di smaltimenti dei rifiuti arriva a costare ai cittadini il 73% in più».
Un’affermazione, quest’ultima, che ha fatto sobbalzare il sindaco e gli assessori, con Fuda che ha spiegato che «Si tratta di una tassa decisa dal Governo nazionale che prevede metodi di calcolo diversi da quelli della Tarsu: non si calcola più – ha detto Fuda – in base ai metri quadri dello stabile di riferimento, ma al numero degli abitanti e contiene anche una quota che va direttamente allo Stato, una sorta di piccola patrimoniale mascherata che può rappresentare per i nuclei più numerosi un aggravio di costi sui quali il Comune non può nulla».
Mazzaferro, a sua volta, ha controbattuto che «Bastava rimodulare le tabelle di calcolo per annullare gli effetti dell’aggravio di spesa per i cittadini derivanti dal passaggio dalla Tarsu alla Tares, ed è sufficiente andare sui siti istituzionali degli altri Comuni per vedere come altrove questa fase non abbia comportato aumenti dei costi».
Fuda, dal canto suo, ha accettato la sfida di una “simulazione pubblica” del calcolo con comparazione di simili esperienze in altri comuni con relativo contraddittorio.
Il punto è passato coi soli voti della maggioranza. Mazzaferro ha votato contro, mentre Riccardo Modafferi e Serena Palermo si sono astenuti.