R. & P.
La vicenda del centro diurno Rose Blu di Piale di Villa San Giovanni dovrebbe fare riflettere molti. In questi giorni il sindaco della città di Villa San Giovanni e la sia giunta, infatti, si stanno prodigando verso la Regione Calabria chiedendo di poter accreditare la struttura. Una situazione paradossale se non ci trovassimo in Calabria, dal momento che la legge nazionale 328/2000 e regionale 23/2003 affidano questo compito proprio al sindaco del comune capofila, come nel caso di Villa San Giovanni.
Ma superiamo questi tecnicismi, che parlando di diritti di persone con fragilità, proprio tecnicismi non sono, e ritorniamo al perché dovremmo riflettere tutti su questa vicenda. Per chi non conoscesse la storia, il centro diurno Rose Blu è un centro che lavora nel’area dello stretto e ospita diversi ragazzi (giovani e più adulti) con disabilità. Grazie al lavoro dei loro educatori professionali e di altri esperti, al centro si insegna a quei ragazzi come vivere in maniera autonoma, come realizzare oggetti di ceramica o come recitare un’opera teatrale. In pratica al centro Rose Blu si fanno tante cose, quelle che si fanno nei tanti centri accreditati in Calabria e nei tanti centri che come Rose Blu attendono accreditamento.
Ed è questo il tema della riflessione. Per due anni e mezzo lo abbiamo ripetuto, con autorevoli esponenti del Terzo Settore calabrese, in ogni angolo della Calabria. La mancanza di regole e bandi pubblici e trasparenti per gli accreditamenti negli anni passati, ha generato profonde diseguaglianze tra i territori, con ambiti dotati per 80/90 posti tra diurni e residenziali e ambito con 0 posti accreditati. Non solo, è opportuno sottolineare che pende tutt’ora in essere una delibera di giunta regionale, la 210 del giugno 2015, con la quale si bloccavano gli accreditamenti regionali in vista del passaggio di deleghe dalla regione ai comuni. Bene, quella stessa delibera che ha costituito un faro per chi ha lavorato per attivare la cosiddetta riforma del welfare in Calabria, oggi diventa una colpa per la regione che non ha né riattivato il percorso per la riforma e la giusta applicazione delle leggi su citate,né pensato di revocare la dgr 210 e consentire ai tanti centri come Rose Blu di essere accreditati e poter dare la giusta assistenza alle persone con fragilità di tutti i territori calabresi.
Ogni persona che fa politica, vive le comunità e che ha ancora “contatti” e relazioni sane con le persone, conosce realtà come Rose Blu. Due voglio qui ricordare, il centro per minori “Don Pino Puglisi” di Suor Carolina Iavazzo che da Bosco Sant’Ippolito, nelle periferie della locride lavora con i minori delle aree a rischio criminalità, e il centro diurno dell’Associazione Comma 3 di Simona Coluccio che opera con i disabili in un bene confiscato a Gioiosa Ionica. E ce ne sono altre, tutte accomunate dalla voglia di fare del bene per le proprie comunità, tutte accomunate dall’indifferenza irresponsabile di chi ba portato a questa situazione e di chi tutt’ora consente che nella stessa regione possano esserci minori, anziani e disabili di serie a e minori, anziani e disabili di serie zeta.
Federica Roccisano