R. & P.
Apprendiamo con sgomento la notizia della morte di Suruwa Jaiteh, a causa del rogo che si è sviluppato durante la notte scorsa nella tendopoli di San Ferdinando.
Suruwa, gambiano, era ospite dello Sprar di Gioiosa Ionica. Un ragazzo di soli diciotto anni, arrivato in Italia ancora minorenne. Aveva ottenuto la protezione umanitaria e, seppur con le fragilità di una esistenza travagliata, stava ricostruendo la sua vita attraverso un percorso concreto di integrazione all’interno della comunità gioiosana, tra scuola di italiano e campo di calcio. Tra pochi giorni avrebbe iniziato il percorso di tirocinio formativo per avviarsi con più serenità alla conclusione del suo progetto, prevista per i primi giorni di marzo.
Un tragico destino, probabilmente la volontà di trascorrere qualche ora in compagnia di amici che si trovavano a San Ferdinando, lo ha invece strappato a questo suo sogno. Quel sogno che, in modo semplice e diretto, professava ogni volta che gli operatori Sprar gli chiedevano cosa volesse fare nella vita: “voglio fare cose buone”. Per questo motivo proviamo ancor più dolore, pensando a quanto assurda possa essere la morte che ti coglie in una tendopoli come quella di San Ferdinando, un luogo dimenticato che nel caso di Suruwa e di molti altri si è trasformato in un inferno.
Una morte che ancora una volta ci lascia completamente inermi, che ci interroga drammaticamente sulla incapacità di affrontare seriamente, senza slogan e in modo sobrio, le questioni epocali imposte dai fenomeni migratori. Ma oggi è solo il tempo di piangere Suruwa.
Gioiosa Ionica (RC), 2 dicembre 2018
Associazione Re.Co.Sol.
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