LOCRI – La corsa contro il tempo per cercare di trovare, entro il termine di 15 giorni fissato dalla Corte dei Conti al Comune di Locri, dei correttivi tali da evitare la dichiarazione di dissesto, è iniziata da qualche giorno. Precisamente dopo l’incontro della scorsa settimana nella sezione regionale di controllo della magistratura contabile col commissario prefettizio del Comune di Locri Crea e il suo vice Putortì. La Corte dei Conti, infatti, nella deliberazione 295/2012 dello scorso 15 novembre, ha parlato chiaro: o l’Ente interviene in maniera drastica e immediata con delle azioni straordinarie per apportare i correttivi che servono a segnare una chiara inversione di tendenza nella gestione dei conti, oppure sarà dissesto che verrà, se le condizioni dei conti non sono più suscettibili di miglioramento, dichiarato da un commissario ad acta di nomina prefettizia o, in alternativa, dichiarato “d’ufficio”, dalla stessa Corte dei Conti.
LE CONTESTAZIONI FATTE A MAGGIO DALLA CORTE DEI CONTI SUL CONSUNTIVO 2010
La deliberazione della magistratura contabile, del resto, parla chiaro e, in premessa, ricorda la precedente deliberazione sul Comune di Locri, la 48 del 24 maggio 2012, che fu oggetto di discussione anche in consiglio comunale e con la quale già da allora s’invitava l’Ente ad assumere i necessari correttivi che, secondo i giudici contabili «non risultano sufficienti a superare tutte le criticità riscontrate» dalla sezione regionale di Controllo della Corte dei Conti. I principali problemi, come già evidenziato da un anno a questa parte, riguardano tutto ciò che è stato riscontrato in fase di approvazione del bilancio consuntivo 2010, l’ultimo, per intenderci, approvato dal consiglio comunale prima delle dimissioni in massa di inizio mese che ne hanno comportato la decadenza. In particolare, veniva accertato «che gli equilibri finanziari di bilancio risultano fortemente influenzati da entrate di carattere non ripetitivo», tipo quelle che finanziano le spese correnti ripetitive per un importo di 481.878 euro, con gli equilibri dichiarati che venivano raggiunti anche attraverso il ricorso ai proventi derivanti dal contributo per il rilascio di permessi di costruire, da sanzioni per violazioni del codice della strada e dal recupero dell’evasione tributaria utilizzati, appunto, per il finanziamento di spese correnti. Insomma, in sede di approvazione del consuntivo 2010 il Comune di Locri ha detto che avrebbe coperto le spese ordinarie con entrate straordinarie, mentre la Corte dei Conti ha rilevato che, ad esempio, su 200.000 euro accertati per il contributo per il permesso di costruire, l’Ente ha riscosso solo 55.617,40 euro (pari al 27,8%) o, ancora, per le sanzioni amministrative pecuniarie per violazione al Codice della Strada, a fronte di 60.000 euro accertate, il Comune di Locri ha riscosso solo 19.477,73 euro, pari al 32,46%. Quelli appena citati, sono solo due esempi della differenza tra la situazione “formale” dei conti comunali, rappresentata in bilancio, e quella reale. Ma c’è spazio anche per la mancata costituzione di un apposito “fondo svalutazione crediti” a garanzie di eventuali minori entrate o insussistenze di residui attivi (una sorta di “salvadanaio” dal quale attingere se non si riesce a incassare dei crediti che, evidentemente, nel Comune di Locri non c’è).
LA RELAZIONE CERVELLINI HA RINCARATO LA DOSE
Poi, a tutto ciò si è aggiunta la relazione Cervellini, che ha precisato che il risultato della gestione di competenza è stato solo apparentemente positivo dal 2007 al 2011, con valori di bilancio che «risultano pesantemente influenzati da entrate accertate non veritiere e/o inattendibili», determinando, dunque, nel quinquennio preso in esame dall’ispettore Cervellini «la non veridicità degli avanzi di amministrazione riportati nei bilancio di previsione». A proposito, poi, della situazione di cassa, Cervellini eccepì un andamento della gestione di parte corrente non tranquillizzante (per usare un eufemismo) e uno stato di squilibrio che riguarda anche la parte capitale. Come si ricorderà, poi, l’amministrazione comunale procedette a una revisione delle previsioni di entrata, riprogrammando, contestualmente, di evitare il finanziamento di spese correnti con entrate straordinarie, ripromettendosi altresì di migliorare l’organizzazione degli uffici per garantire un indice di riscossione delle entrate più elevato.
LA MANCATA APPROVAZIONE IN EQUILIBRIO DEL BILANCIO DI PREVISIONE 2012
Tanta buona volontà, insomma, ma che per la Corte dei Conti evidenzia «l’incapacità e/o l’impossibilità di adottare nell’immediato comportamenti risolutivi». Lo dimostra il fatto che non è stato possibile approvare in equilibrio il bilancio di previsione 2012, causa scatenante delle dimissioni del sindaco e della maggioranza che l’ha sostenuto. Troppi, infatti, i residui attivi e passivi presenti e che costituiscono indici deficitari di tipo strururale, unitamente all’esistenza di procedimenti di esecuzione forzata superiori allo 0,5% delle spese correnti e ai troppi debiti fuori bilancio per i piani di rientro con Sorical, il Commissario regionale per l’emergenza rifiuti e col Comune di SIderno per la gestione del depuratore consortile. Dicevamo dei residui attivi, ovvero dei crediti vantati dall’Ente e che nella maggioranza dei casi non si riesce ad incassare. Il 61,2% del loro volume risale al periodo precedente al 2006, così come i residui passivi (debiti che non si riesce a onorare) nella misura del 66,18%. Una situazione, quella dei residui, resa ancora più difficile dalla legge sulla spending review del Governo Monti, che ha imposto l’istituzione di un fondo svalutazione crediti commisurato alla massa dei residui attivi vecchi più di cinque anni. Da ciò è partita l’esigenza di “ripulire” dal bilancio i crediti inesigibili, come l’Ici odinaria delle gestioni che vanno dal 2004 al 2010, la Tarsu dal 2008 al 2010, i proventi dell’acquedotto comunale dal 1996 al 2010, il rimborso dei crediti IVA dal 2008 al 2010, introiti e rimborsi vari degli anni 2009-2010, e 1/6 dei mutui contratti con la Cassa Depositi Prestiti. L’attività di ripulitura dei residui attivi non più esigibili ha comportato l’eliminazione di crediti per ben 14.086.727,84, provocando alterazioni contabili che la Corte dei Conti definisce «certamente rilevanti ai fini degli equilibri di parte corrente, dei risultati di amministrazione, del rispetto del patto di stabilità interno e della spesa per il personale», ma anche «serie difficoltà» nel mantenere servizi essenziali come l’erogazione dell’acqua potabile. Secondo la Corte dei Conti «L’ente si trova in disavanzo strutturale di amministrazione da almeno tre esercizi».
«DISAVANZO STRUTTURALE DA ALMENO TRE ANNI»
Anche la situazione di cassa al 31 dicembre 2010 evidenziava la mancata coincidenza delle risultanze del bilancio con quelle del conto del tesoriere che avrebbe altresì pagato direttamente a seguito di azioni esecutive su disposizione dell’autorità giudiziaria. Ebbene, con la deliberazione 11/2012 il Comune ha ammesso che «il disallineamento di cassa contestato è il frutto di una sottovalutazione del problema non solo a parte dell’Ente, bensì anche da parte dello stesso tesoriere» in un contesto di «chiara sofferenza di cassa in cui versa l’Ente che non gli consente di poter soddisfare crediti liquidi ed esigibili di terzi».Lo stesso patto di stabilità interno, secondo la relazione Cervellini, non è stato rispettato dal 2008 al 2010, mentre altri fattori di criticità venivano individuati nella mancanza dei tempestività nei pagamenti, il mancato controllo dello stato economico-finanziario sulle quote negli organismi partecipati e il mancato rispetto del tetto di spesa per il personale, e la tardiva costituzione del fondo per le risorse decentrate inerenti la contrattazione integrativa col personale per l’anno 2010.
LE CRITICITA’ CHE POSSONO CONDURRE IL COMUNE SULLA VIA DEL DISSESTO
Dunque, le criticità esistenti e tali da condurre sulla via del dissesto, sono:
– Il grave e strutturale squilibrio di parte corrente, di parte capitale, nonchè della gestione di cassa;
– l’alta probabilità di trovarsi in stato di deficitarietà strutturale;
– la gestione dei residui particolarmente critica;
– l’inattendibilità e la non veridicità dei risultati di amministrazione degli anni pregressi;
– La grave crisi di liquidità che può portare a non riuscire a pagare (e quindi a garantire l’erogazione) i servizi indispensabili;
– l’eccessivo volume dei debiti fuori bilancio (8.382.508,64 euro al 24 aprile) privi di copertura finanziaria
IL BIVIO
L’espressione non è nostra, ma della stessa Corte dei Conti che ha scritto che il Comune di Locri «Si trova in un bivio tra dichiarare il dissesto finanziario, al fine di azzerare la situazione patologica sopra rappresentata, ovvero tentare un piano di salvataggio capace di ripristinare gli equilibri di bilancio, con interventi strutturali di riduzione della spesa corrente, incisiva lotta all’evasione dei tributi locali, vendita del patrimonio comunale disponibile, rinegoziazione dei termini di pagamento dei debiti scaduti, etc. Ove – prosegue la Corte dei Conti – si seguisse quest’ultima strada, però, il piano dovrà essere credibile e concretamente realizzabile in un arco temporale di breve termine, al fine di non peggiorare ulteriormente le finanze comunali».
La deliberazione è stata trasmessa al Prefetto e alla conferenza permanente sugli enti locali, oltre che alla Corte dei Conti, da parte della sezione regionale di controllo della magistratura contabile.
I LAVORI IN CORSO
Nulla di ufficiale si sa e poco trapela riguardo a tutti i tentativi che il commissario Crea e il sub commissario Putortì stanno facendo per cercare di raddrizzare una situazione che, al momento, appare quasi disperata. Secondo alcune indiscrezioni raccolte, pare che già da domani potrebbe prestare una propria consulenza il commercialista Francesco Consiglio, attuale consulente per attività di supporto all’area economico finanziaria del Comune di Siderno. Pare, inoltre, che ci sia la chiara volontà di sfruttare appieno il personale interno all’Ente, facendogli svolgere tutte le attività che nel corso degli anni precedenti sono state esternalizzate (affidate a esterni), ma sono solo voci. La drammatica realtà, infatti, la conosceremo soltanto a fine mese.
GIANLUCA ALBANESE