RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA LETTERA APERTA DI MARIA GRAZIA MESSINEO AI CITTADINI DI SIDERNO
SIDERNO – A seguito di qualche considerazione apparsa sulla stampa locale nei giorni scorsi, che ha pubblicamente ricondotto la mia persona tra i “favorevoli al fallimento”, vorrei chiarire quella che è la mia modesta opinione circa il dissesto finanziario che ha interessato il nostro Comune, attraverso una riflessione pacata, scevra da qualsiasi intento polemico e che espongo da cittadina sidernese, innanzitutto, e sulla cui opportunità ho riflettuto a lungo, considerando il fatto che la questione, fin troppo delicata e complessa, non deve essere oggetto di strumentalizzazione da parte dei partiti o, ancora peggio, di vero e proprio sciacallaggio politico.
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Quale cittadino probo potrebbe mai compiacersi del “fallimento” del proprio paese?
Nessuno, né tanto meno io che voglio bene alla mia Siderno. E’ a Siderno che sono cresciuta, è qui che sono tornata dopo un periodo universitario a Roma, è sempre a Siderno che ho “preso” la mia prima tessera di partito, perché qui voglio dedicare quella che non è solo una passione, ma un diritto/dovere civico: l’ impegno politico. Così come tanti altri giovani sidernesi, vere e proprie risorse umane sulle quali Siderno deve puntare, che sono tornati dopo parentesi in altre città, finanche oltrefrontiera, perché anche la più ricca e fiorente città del nord non fa dimenticare il mare, gli affetti, le strade, le belle persone di questa cittadina.
Ho ascoltato la dettagliata relazione dei commissari Tarricone, Pitaro e Cacciola e del responsabile del settore economico-finanziario Canino, alla conferenza stampa aperta alla cittadinanza dello scorso 19 dicembre e, così come la maggior parte dei sidernesi, ho provato molta amarezza nell’apprendere quella che è stata un’altra triste sentenza, dopo lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa, che si è abbattuta sulla testa di ogni cittadino. Allo stesso tempo, rabbia e indignazione si sono aggiunte quando sono stati specificati, in quella che è stata una vera e propria analisi impietosa ma reale, tutti gli elementi che hanno portato alla dichiarazione di default: buco di bilancio che ammonta a circa 24 milioni di euro, quasi 4 milioni di debiti fuori bilancio, distrazione di fondi vincolati, forte disavanzo di amministrazione per la mancata riscossione di Ici/Tarsu e dei contributi derivanti dai permessi a costruire ecc…
Mi domando come sia possibile che dinnanzi a così tanto orrore alcuni cittadini, politici, ex-amministratori che oggi si discolpano dimenticando le cariche ricoperte negli anni, continuino a giocare “a nascondino” insabbiando la testa e rimpallando responsabilità a destra, a sinistra, finanche agli stessi commissari, gli unici, questi ultimi, che valutano le carte in maniera neutrale, non avendo consensi elettorali da carpire. Del resto, politici di destra e di sinistra, “abili maestri nel mentire”, ci hanno abituati così per anni, ubriacandoci di parole, ma soprattutto di mistificazioni.
Amministratori, che incuranti del principio del “buon padre di famiglia” hanno governato indisturbati, facendo del Comune di Siderno il proprio Bancomat, causando un danno erariale dai numeri tragici e sulle coscienze dei quali mi auguro graveranno come macigni tutte le responsabilità politiche, penali e personali, che hanno condotto alla bancarotta. Loro sì, che sono stati i veri “nemici della città” e intendo confidare nella magistratura contabile che, certamente, chiederà loro il conto.
Ricordo ancora quando il penultimo sindaco, in quota centro-destra, ad una seduta consiliare risalente al 2009, zittiva qualche consigliere di opposizione che chiedeva lumi sul bilancio, asserendo in maniera piccata che Siderno era un comune virtuoso con tutti i conti a posto, sapendo che non era proprio così.
Non posso esimermi, per onestà intellettuale, di stigmatizzare la politica assenteista. Nello specifico, mi riferisco al recidivo e tre volte sconfitto candidato sindaco del centro-sinistra, il cui ultimo mandato risale a fine anni 90 e che, durante la conferenza della triade commissariale sul quadro economico dell’Ente, avrebbe dovuto quanto meno presenziare e poi spiegare a tutti quanti perché la grave situazione debitoria ha radici così lunghe che ricorrono dal 1998, anno in cui lo stesso era primo cittadino.
Ci sarebbe tanto, troppo da dire. Ma i sidernesi non meritano ulteriori mortificazioni.
Per la “pars construens” occorre incoraggiare ogni singolo cittadino che in questo momento è afflitto da troppe domande sul destino della collettività.
Se finalmente le regole troveranno applicazione “erga omnes”; se verrà attuata una seria e corretta riscossione dei tributi che non vedrà più impuniti i cittadini inadempienti; se i partiti ricominceranno ad occuparsi di politica che è il loro compito precipuo, se inizieranno a darsi delle dritte, dando il buon esempio attraverso una corretta direzione già al loro interno, senza ridursi ad opinare sulle regole, ma accettandole e tutelandole, allora sarà possibile coinvolgere il paese in quella che dovrà essere la “remuntada” sidernese.
Abbiamo bisogno di recuperare fiducia e speranza in noi stessi, prima di tutto, ma non disseminando versioni distorte della realtà dei fatti, non col pressapochismo di chi tenta di sminuire il problema, guardando al paese vicino o lontano. Possiamo risorgere se cambieremo il nostro modo di guardare. Lo dico ai cittadini, ai partiti, a certi opinionisti locali che continuano “a guardare al dito anziché alla luna” e, in alcuni casi, mettendo in moto la “macchina del fango”, dispensatrice di menzogne tese ad alimentare il terrorismo mediatico, confondendo la pubblica opinione, negando verità lapalissiane. La verità, piaccia o non piaccia, è l’unico metro da seguire.
Abbiamo più che mai bisogno di persone che antepongano il bene comune all’arricchimento personale, disposte addirittura a sacrificare il “proprio” per l’interesse collettivo, persone che non vadano a bussare alla casa dei boss mafiosi per farsi sponsorizzare in campagna elettorale, che non vendano la propria persona e l’istituzione che rappresentano. Che non vendano Siderno, insomma.
Non riduciamo, dunque, la questione ad una bassa e strumentale contrapposizione tra “favorevoli e contrari”. C’è da prendere atto che 24 milioni di euro sono una cifra esorbitante, che il dissesto era inevitabile e che discutere ancora di ipotetici tentativi di “pre-dissesto” poco giova al paese che non può più perdere tempo. Abbiamo dalla nostra intelligenza e buon senso, dedichiamo piuttosto una seria riflessione sulla classe dirigente cittadina che dal 1998 al 2011 ha avuto le mani in pasta e non dimentichiamo i loro nomi. Smuoviamoci da quel torpore che ci vede sospesi tra vittimismo e “messianesimo”. Non abbiamo nulla in meno degli altri, anzi abbiamo una storia di ricchezza e bellezza che fa di Siderno l’ “unica inimitabile” nonostante le criticità attuali. Riappropriamoci dell’orgoglio sidernese e di quello spirito solidaristico che sono sicura ci unirà nel sacrificio di recuperare tutto quello che una classe politica fallimentare e senza scrupoli, per troppi anni, ci ha tolto.