di Gianluca Albanese
SIDERNO – Il primo obiettivo dell’incontro dal tema “Nord-Sud, cittadinanze diseguali” del movimento “E’ tempo di reagire” può considerarsi raggiunto. Un folto pubblico, infatti, ha preso parte all’incontro che ha avuto luogo questo pomeriggio nella sala della biblioteca comunale di Siderno intitolata all’insigne meridionalista Nicola Zitara. Una scelta assolutamente simbolica, quella del luogo, per parlare delle ultime proposte delle regioni più ricche del Paese come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, che chiedono maggiore autonomia che si traduce, come ha brillantemente esposto il docente di Politica Economica all’Università di Catanzaro Vittorio Daniele «In una minore redistribuzione del gettito fiscale di quelle regioni verso i territori più svantaggiati del Sud Italia».
L’incontro è stato promosso da una rete di soggetti politici e associativi capitanati da Federica Roccisano (cui sono toccate le conclusioni), giovane personalità politica capace di aggregare su temi d’indiscusso interesse generale sensibilità politiche differenti, ed è stato moderato dalla giornalista Maria Teresa D’Agostino.
Ha aperto la lunga serie di relazioni il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato, a evidenziare il sostegno del principale sindacato italiano in termini di rappresentatività e capacità di mobilitazione, visto che da più parti è emersa la necessità di reagire con una partecipazione capace di coinvolgere larghi strati della popolazione meridionale contro queste scelte che avrebbero indubbie ricadute negative per la nostra capacità di fruire di servizi pubblici essenziali.
Puntuale e completa l’esposizione del professor Daniele, che ha spiegato come «L’intento delle regioni più ricche è quello di ridurre al massimo i meccanismi redistribuivi delle risorse pubbliche verso le aree più svantaggiate del Paese, che invece è un principio sancito dalla stessa Costituzione e che viene adottato in tutti quei Paesi in cui esistono squilibri regionali. Loro vorrebbero – ha proseguito Daniele – legare la fruizione dei diritti e delle prestazioni pubbliche alla capacità contributiva e al reddito ed è terribile che un’intesa del genere tra Stato e regioni proponenti non possa essere modificata dal Parlamento, che invece può solo accettare o respingere la proposta. La colpa non è solo della Lega ha spiegato il docente – visto che sono anni che anche i governi di centrosinistra hanno perseguito politiche di stampo federalista, partendo dall’assunto che il Sud viene definito terra di sprechi e inefficienze. In realtà – ha concluso il suo primo intervento – l’interdipendenza che esiste tra le regioni, attualmente permette al Sud di spendere i propri capitali al Nord comprando i suoi prodotti, offrendo forza lavoro e investendo i soldi nelle banche nazionali».
Il direttore della Svimez Luca Bianchi ha invitato i presenti «A non confondere – ha detto – le proposte di autonomia differenziata da parte delle regioni più ricche con la crescita delle autonomie in Italia, riguardando quasi esclusivamente solo il tema dei soldi e non quello della libertà e dell’autonomia dei cittadini. Quella in atto – ha spiegato – è una rottura di fatto dell’unità nazionale, che nulla ha a che vedere col federalismo».
Il giornalista Mimmo Nunnari ha detto che «E’ giunto il tempo di scendere in campo e impolverarsi, senza più delegare ad alcuno, visto che si vorrebbe far passare il principio in virtù del quale le regioni dovrebbero vedersela da sole, quando le disuguaglianze esistono fino dagli albori del regionalismo italiano».
Lo scrittore Gioacchino Criaco ha puntato l’indice contro l’emigrazione storica della popolazione italiana: «Basti pensare – ha detto – che esistono nel mondo 26 milioni di oriundi italiani ed è un’enormità. Va detto – ha aggiunto l’autore de “La maligredi” – che la storia del Sud è fatta di tanti tradimenti, perché storicamente c’è sempre stata una parte avvantaggiata di meridionali già garantita delle altre, che ha gestito grandi risorse senza pensare al prossimo. Troppo spesso noi meridionali ci siamo traditi da soli e i nostri conterranei trasferiti al Nord sono i primi ad appoggiare l’attuale disegno delle regioni più ricche». Non è mancata una tutt’altro che velata critica al ceto intellettuale meridionale «Che – ha detto Criaco – non si è mai sporcato le mani per reagire allo status quo insieme al popolo quando invece sono proprio gli intellettuali ad essere obbligati a dire la verità in modo anche spietato».
Ne è seguito un secondo giro di interventi da parte dei relatori, con Sposato che ha invitato i calabresi a selezionare meglio la propria classe dirigente, smentito, di fatto, da Daniele, che invece ha ribadito che «Lo sviluppo economico crea ovunque delle disuguaglianze e i sovranismi hanno tutti una base economica. Inutile prendersela con le classi dirigenti – ha aggiunto – visto che sono espressione del voto dei cittadini. Due sono le strade da scegliere: “exit” ovvero “emigrazione” o “Voice”, e cioè protesta».
Bianchi, dal canto suo, ha provocatoriamente proposto l’abolizione delle regioni e un ripristino delle province, nel quadro di una maggiore autonomia degli enti locali «Magari avviando un percorso di nuove rimesse da parte dei conterranei emigrati, non in termini di soldi, ma di competenze acquisite lontano dal sud», con Nunnari che ha ribadito che «E’ tempo di reagire ma anche di riconciliarsi con noi stessi», seguito a ruota da Criaco che ha invocato una «Comunità più forte e coesa» ricordando altresì che «Da noi, le idee di cambiamento non sono mai arrivate dai magistrati, ma dai filosofi».
Dopo alcuni interventi del pubblico, tra cui quelli del responsabile del terzo settore Francesco Mollace, dell’ex vice sindaco di Siderno Anna Romeo, dell’ex sindaco Pietro Fuda e dell’attuale primo cittadino di Roccella Giuseppe Certomà, Federica Roccisano ha tratto le conclusioni.
E se la serata ha colto l’obiettivo di sensibilizzare le coscienze sui rischi dell’autonomia differenziata a favore delle regioni più ricche, resta da capire quale sarà il prossimo passo, ovvero testare la capacità di mobilitazione e reazione delle popolazioni meridionali contro quella che appare come l’ennesima spoliazione dei risorse per il Mezzogiorno.