R. & P.
Il Comitato Precari Storici Calabresi esprime soddisfazione per la presa di posizione delle Organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil e Usb Calabria circa l’evoluzione della vicenda ex Lsu/Lpu in rapporto alle scadenze di legge, principalmente alla mancanza di provvedimenti sia da parte del Governo centrale, sia da parte del Governo regionale. Peraltro, la situazione venutasi a creare presso il Comune di Castrolibero è emblematica di un contesto più generale che rischia, già dalle prossime settimane, di innescare nuovi disagi e nuove proteste. E’ inconcepibile, infatti, dopo anni di impegno con risultati evidenti, che nel Piano del Fabbisogno del Comune del Cosentino sia stata contemplata la trasformazione del rapporto da tempo determinato a tempo indeterminato per cinque precari a fronte di venti unità nonostante lo stato di salute, giudicato positivo, delle casse municipali. Cosa succederà in futuro? Che fine faranno gli altri quindici ex Lsu/Lpu? Perderanno i diritti ottenuti dopo un lungo periodo di battaglie e di rivendicazioni? Il loro status giuridico di personale contrattualizzato risulterà compromesso? Eppure, il 20 dicembre scorso il sindaco Giovanni Greco si era detto “seriamente preoccupato” rispetto alla situazione del Comparto, riconoscendo ai lavoratori “competenze e professionalità” ma anche “mansioni indispensabili” nella gestione dei servizi sul territorio. Cosa è successo in questo lasso di tempo? Come mai, Sindaco e Giunta, hanno deciso di praticare (lo conferma un atto deliberativo) un percorso parziale nonostante le garanzie di Legge e di Bilancio, escludendo la riserva di posti per gli ex Lsu/Lpu anche per quanto riguarda le procedure concorsuali? Questo modus operandi preoccupa e impone una riflessione seria sul piano politico-sindacale e sul quello etico e morale perché anticipatore di una situazione che potrebbe accomunare, da qui a qualche mese, la maggioranza degli ex Lsu/Lpu impiegati nei Comuni calabresi e non soggetti a procedure di stabilizzazione. La mancanza di indicazioni derivante verosimilmente anche dalla “tenzone” tra Governo e Regione, l’immobilismo (apparente?) dell’Anci, l’imbarazzo delle Amministrazioni comunali alle prese con difficoltà economiche, frenano – difatti – il processo di assunzione dei lavoratori nei tempi e nei modi prospettati in sede istituzionale, rischiando di generare uno stato di tensione senza precedenti. Questa confusione, il via vai di voci legate ad un ipotetico “ritorno nel Bacino” – ed alla trasformazione di quest’ultimo in una sorta di “comparto allargato” – ci costringe a ritornare sull’argomento e a denunciare ancora una volta l’assenza di volontà politica, a più livelli, rispetto alla risoluzione definitiva della vertenza. Il Comitato auspica che il Consiglio dei Ministri previsto per il prossimo 18 luglio a Gioia Tauro possa dipanare finalmente la matassa.
Data: 11 aprile 2019.
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