LOCRI – Comizio pro Renzi in vista delle primarie sì, ma quando sul palco di piazza dei Martiri sale Pino Mammoliti è lecito aspettarsi ben altro, e questa sera l’avvocato locrese non ha deluso le aspettative dei curiosi. La folla è meno numerosa rispetto ad alcune precedenti uscite, ed è composta in larga parte da ex amministratori e persone, a vario titolo, coinvolte nella politica cittadina. Accanto a lui altri due sostenitori del sindaco di Firenze alle primarie: Pepè Macrì di Ardore e Bruno Grenci di Caulonia, ma la scena è tutta per l’uomo dei manifesti contro l’allora amministrazione Macrì e, tra un’invettiva e l’altra, tra una lettura della deliberazione della Corte dei Conti dello scorso 15 novembre (con la quale la magistratura contabile ha dato due settimane di tempo ai commissari del Comune per cercare di raddrizzare la situazione dei conti dell’Ente altrimenti sarà dissesto), Mammoliti non disdegna qualche riferimento di respiro nazionale e, ricorrendo alla ben nota dialettica e a metafore sempre efficaci, chiude il suo intervento proponendo, di fatto, un nuovo Umanesimo per cercare di dimostrare anche ai più scettici che «i politici non sono tutti uguali, non sono tutti ladri» e per arringare il pubblico dicendo che «Il messaggio che dobbiamo mandare domani è quello di un modello di società fondato sulla centralità dell’uomo, sul consenso che crea il potere e non sul potere che crea consenso». Proprio così. Mammoliti lascia intendere che il supporto a Renzi non rappresenta la semplice scelta di un candidato premier in grado di condurre in maniera competitiva il centrosinistra alle prossime elezioni politiche, ma è un modo nuovo per proporre un nuovo metodo di gestione della cosa pubblica, andando ben al di là del concetto, trito e ritrito, di “rottamazione”, di ricambio della classe generazionale, pur citando gli esempi di vari leader internazionali (Blair, Obama o il suo sosia Hollande) che governano o hanno governato in una fascia anagrafica tra i quaranta e i cinquant’anni, molto più bassa della media dei politici di casa nostra. Ne ha per tutti Mammoliti. Non attacca in maniera pregiudiziale Pierluigi Bersani ma i suoi sostenitori, specie quelli calabresi, definendoli «Apparati di partito che in questi decenni hanno gestito male la cosa pubblica, cedendo spesso al nepotismo». Non manca un riferimento alle scelte dei candidati operate dal partito approfittando di un sistema elettorale come il “Porcellum” che non permette ai cittadini di scegliere, col voto di preferenza, i propri candidati. «Basta – ha detto Pino Mammoliti – con le fiaccolate per scegliere una classe dirigente di nominati, sulla scorta di quelli che io definisco “gargarismi di legalità”. Basta con questa concezione “ovinica” di un popolo asservito a una classe dirigente che fa il bello e il cattivo tempo, compreso un Pd regionale commissariato sine die che è come la nave Concordia condotta da Schettino. Basta demandare alla magistratura o alla Chiesa dei compiti che sono propri della politica. Basta politici furbi e lontani da quel modello deamicisiano dell’Italia unita da poco». Le bordate sono secche e mirate. A Liliana Frascà: «Basta a dirigenti regionali della Cgil che, pur rivestendo quel ruolo sono stati consulenti della giunta regionale di centrodestra guidata da Giuseppe Chiaravalloti», all’avversaria di sempre Maria Grazia Laganà: «No a chi nomina i propri figli segretari del circolo cittadino del Pd» e in generale «basta allargare la forbice tra chi è garantito dall’attuale sistema e chi no». Due parole sugli altri candidati premier del centrosinistra:«Bersani è sceso in Calabria ma non conosce il Sud, non conosce la Locride; Vendola ha detto qualcosa di più sul meridione perchè ha parlato da governatore di una Regione del Sud, mentre Tabacci secondo me vuole sfruttare l’onda lunga delle primarie di domani per potersi candidare alla guida del centrosinistra alla Regione Lombardia». Fin qui il quadro nazionale e regionale. Il finale è tutto sulla situazione cittadina, al termine della prima delle due settimane di tempo concesse dalla Corte dei Conti ai commissari cittadini per cercare di evitare il dissesto. E qui – manco a dirlo – Mammoliti torna ad essere “l’uomo dei manifesti” contro i nemici storici Francesco Macrì e Giovanni Calabrese. Sono loro, secondo lui, i principali responsabili della grave situazione finanziaria dell’Ente e legge alcuni passaggi della recente relazione della magistratura contabile.
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Alla fine, applausi di rito da parte dei cittadini, prima di tuffarsi nel sabato sera fresco e umido di fine novembre. Domani ci saranno le primarie che daranno indicazioni utili non solo in ordine alle preferenze verso i singoli candidati premier, ma anche sulla reale rappresentatività delle classi dirigenti locali dei partiti di centrosinistra.
GIANLUCA ALBANESE